2024-08-13
Anche l’Ocse lo conferma: i redditi stanno salendo (e l’Italia fa meglio del G7)
Nel primo trimestre aumento del 3,4%, molto più di Germania (+1,4%) e Francia (+0,6%). La Meloni: «Premiate le nostre politiche su contratti, pensioni e cuneo».In un quadro generale europeo di crisi e con gli Stati Uniti che hanno rallentato la loro corsa, il nostro Paese sembra avere le spalle larghe non solo per resistere allo scenario di estrema incertezza internazionale ma anche, in controtendenza rispetto ai partner della Ue, per reagire. Dopo i dati positivi sull’aumento dei posti di lavoro e sul Pil, ieri sono arrivati quelli sull’andamento dei redditi. Ancora un volta, coloro che avevano pronosticato sfaceli nell’economia, dall’arrivo al governo del centrodestra, sono stati smentiti. A metterli spalle al muro, non è uno dei tanti centri studi in odore di partigianeria politica, ma l’Ocse. L’organizzazione internazionale con sede a Parigi ha rilevato che nel primo trimestre di quest’anno, l’Italia ha registrato l’aumento maggiore del reddito familiare reale pro capite (+3,4%) rispetto al resto delle economie del G7. Nell’area Ocse l’incremento è stato dello 0,9% anche se in miglioramento rispetto al +0,3%. Il dato italiano è importante non solo in confronto con gli altri Paesi maggiormente industrializzati ma anche perché rappresenta un’inversione di tendenza netta rispetto al trimestre precedente, con un buon recupero del potere d’acquisto. Negli ultimi tre mesi del 2023, a fronte di una crescita delle economie della zona Ocse dello 0,5% il dato italiano era risultato in calo dello 0,4%. Il report di Parigi spiega che sul risultato del nostro Paese hanno inciso l’aumento delle retribuzioni dei dipendenti e i trasferimenti sociali in natura. L’Italia fa meglio della Germania che pure ha registrato un forte aumento del reddito familiare reale pro capite rispetto al trimestre precedente (1,4% contro 0,1%), in parte trainato da un aumento della retribuzione dei dipendenti, mentre il Pil reale pro capite è aumentato (0,2%) rispetto al trimestre precedente (- 0,6%). E fa meglio anche della Francia dove la crescita è stata contenuta nel +0,6%, sostenuta principalmente da un aumento delle prestazioni pensionistiche di base per tenere il passo con l’inflazione, e del Regno Unito, dove il segno più è stato lieve (0,3%). Un andamento modesto viene registrato anche per gli Stati Uniti (+0,2%) e per il Canada (+0,6%), anche se in rimbalzo rispetto al quarto trimestre del 2023 (-0,5%).Nonostante però la capacità di reazione e il recupero in atto, in Italia i redditi sono ancora inferiori del 5% rispetto al primo trimestre del 2021, ma ciò è dovuto essenzialmente all’inflazione che ha eroso il potere d’acquisto e imputabile a fattori esterni quali i rincari energetici a causa della guerra ucraina e delle materie prime, di cui la Cina detiene il monopolio e governa i prezzi. Le scadenze ravvicinate della transizione ecologica hanno messo tutti i Paesi europei in difficoltà nel reperimento dei materiali essenziali al processo di decarbonizzazione e consegnato la leadership dei mercati a Pechino. Il premier Giorgia Meloni, commentando i dati, ha sottolineato il ruolo delle «politiche del governo che hanno concentrato gran parte delle risorse disponibili al rinnovo dei contratti, ad aumentare le pensioni, a sostenere i salari attraverso il taglio del cuneo contributivo e la riduzione dell’Irpef, e per rafforzare i trasferimenti sociali in natura». Nei primi otto mesi di quest’anno sono stati rinnovati undici contratti tra turismo, servizi e terziario, che hanno interessato sei milioni di lavoratori in settori chiave per l’economia dei mesi estivi quando si raggiunge il maggior numero di presenze turistiche. Per gli aumenti salariali della pubblica amministrazione, è stato dedicato un terzo della manovra, pari a 8 miliardi. Certo ne sarebbero serviti di più, come ha riconosciuto lo stesso ministro, Paolo Zangrillo, «ma bisogna fare i conti con la realtà», cioè con le compatibilità di bilancio. Ciò non toglie che sono stati fatti passi in avanti rispetto al passato. Mentre la tornata contrattuale 2016-18 aveva stanziato risorse che garantivano un incremento pari al 3,48%, quella successiva del 4,07%, adesso siamo al 5,8%, come affermato dal ministro in risposta alle critiche della Cgil. Il maggior reddito disponibile ha spinto i risparmi. Secondo i dati Infostat della Banca d’Italia, rispetto al 2018, nel 2023 le somme detenute dalle famiglie consumatrici sono aumentate del 25,6% in termini nominali anche se, con l’inflazione, tale incremento si riduce al 7,1%. Questa maggiore disponibilità economica ha portato a un rinnovato interesse per gli investimenti in titoli di Stato, in particolare i Btp. Negli ultimi sei anni, i risparmi che sono andati all’acquisto di titoli sono aumentati del 20% a prezzi costanti. Questo trend si è accentuato nel 2023, con 90 miliardi di euro di nuove risorse investite nei primi nove mesi dell’anno. Sono ripartiti anche i consumi. Secondo Confcommercio nel 2024, la spesa pro capite delle famiglie è stata di 21.778 euro, recuperando i livelli pre pandemici.
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