2024-10-07
Occhio al sangue dei donatori vaccinati
Uno studio ha messo in luce che le trasfusioni da persone inoculate possono essere pericolose. Ecco perché è legalmente possibile dichiarare che, in caso di necessità, si preferisce ricevere aiuto soltanto da chi non si è iniettato il siero anti Covid.A caval donato non si guarda in bocca. O forse sì? Per decenni sono stata un donatore di sangue. La parola è appunto «dono». Come medico ho trasfuso innumerevoli pazienti, è commovente vedere l’effetto di una indispensabile trasfusione. Ma le trasfusioni possono anche trasmettere malattia e morte. Dopo le stragi da trasmissione trasfusionale di Hiv e epatiti, ora c’è un nuovo rischio: le persone che hanno subito l’inoculazione di cosiddetti vaccini anti Covid, che sono farmaci estremamente pericolosi, possono trasmettere innumerevoli problemi. Secondo gli ultimi studi il sangue delle persone inoculate può essere pericoloso. Transfusions of Blood Products Derived from Genetic Vaccine Recipients: Safety Concerns and Proposals for Specific Measures (Ueda, J.; Motohashi, H.; Hirai, Y.; Yamamoto, K.; Murakami, Y.; Fukushima, M.; Fujisawa, A.) è un lavoro «pre print» che mette a fuoco i rischi di una trasfusione da un inoculato.Le sei principali preoccupazioni identificate dai ricercatori con l’uso di prodotti sanguigni derivati da destinatari di vaccini genici sono: contaminazione da proteine Spike, l’antigene del Sars-CoV-2 e dei vaccini genetici, che ha già dimostrato di avere varie tossicità; contaminazione con aggregati tossici di amiloidi e microtrombi formati da proteine Spike; eventi attribuibili alla riduzione del sistema immunitario del donatore e ad anomalie immunitarie dovute all’imprinting immunitario o al passaggio di classe a IgG4, ecc. derivanti da dosi multiple di vaccini genetici; nanoparticelle lipidiche (Lnp), fortemente infiammatorie, trombogeniche e in grado di scatenare una sindrome autoimmune da adiuvante e mRna pseudouridinato (solo vaccini a mRna) che potrebbe mettersi a stampare proteina Spike nel corpo del ricevente; contaminazione con aggregati di globuli rossi o piastrine causato dalla proteina Spike; linfociti B che producono IgG4 e IgG4 e possono causare infiammazioni croniche. I danni dei cosiddetti vaccini anti Covid sono già estremamente gravi. È assolutamente giustificato rifiutare le trasfusioni di inoculati. Pretendiamo sostituti del plasma dove sia possibile, pretendiamo l’autotrasfusione dove sia possibile. Pretendiamo che l’Avis non prelievi sangue agli inoculati o che almeno segnali sulla sacca lo stato vaccinale del donatore. Pretendiamo la mutuabilità delle terapie anti effetti collaterali. E soprattutto pretendiamo il blocco immediato della somministrazione di questi farmaci. Ad oggi sono stati segnalati più di 11 milioni di eventi avversi e più di 70.000 decessi. Il dottor Giuseppe Barbaro, cardiologo, è stato uno dei primi specialisti a parlare delle complicanze cardiache dei cosiddetti vaccini anti Covid, e ha denunciato al convegno «No Agenda 2023» di Roma la possibile pericolosità delle trasfusioni da persone vaccinate contro il Covid. Che la trasfusione è sicuramente un mezzo per trasmettere la proteina Spike, le nanoparticelle, l’Rna messaggero e altre possibili complicanze. Barbaro ha anche menzionato casi noti di complicanze post trasfusionali in soggetti non vaccinati, come trombosi e miocardite, insorte dopo trasfusioni effettuate in situazioni di emergenza. «Non sono sconosciuti casi di complicanze post trasfusionali in soggetti non vaccinati, ossia soggetti che dopo una trasfusione effettuata in urgenza, ad esempio un intervento d’urgenza a causa di un politrauma, hanno avuto una trombosi o una miocardite». Come nel caso di infezioni quali il virus dell’immunodeficienza umana (Hiv) e le malattie da prioni, l’anamnesi della vaccinazione genetica (tipo Dna e/o mRNA), compresi i tempi e il numero di dosi, dovrebbe essere ottenuta tramite intervista e conservata nella documentazione ufficiale quando il sangue viene somministrato. Coloro che hanno ricevuto trasfusioni si comportino come chi è stato inoculato. Sottoponetevi a esami del sangue: oltre a quelli base, aggiungete il dosaggio di omocisteina, D-dimero, IgG anti Sars Covid 19 e vitamina D. La terapia si avvale di ozonoterapia, antiossidanti. Buoni risultati, si sono avuti con la terapia C.R.A.Pu. (Complementare Riducente Antidegenerativa Puccio) elaborata dal ricercatore privato palermitano Giovanni Puccio, che conduce studi sullo stress ossidativo degli organismi e sul blocco del processo di metilazione, e diffusamente praticata dal dottor Cusumano. Si tratta di una fleboclisi con vitamina C, N-acetilcisteina e glutatione. La stessa terapia che nell’infezione da Covid 19 ha risolto innumerevoli casi gravi. Se non siete in grado di farla, gli stessi componenti possono essere assunti per bocca, ma il glutatione deve essere in forma liposomiale. Utili la nattochinasi e la quercitina, utilissima l’ozonoterapia. Ripetete periodicamente gli esami.L’avvocato Camilla Signorini ha trovato la soluzione legale che consente di ordinare ai medici, in caso di necessità di trasfusioni, di ricevere sangue di donatori non vaccinati: la legge consente ai cittadini di depositare una dichiarazione anticipata di trattamento (Dat), per dettare ai medici le proprie volontà sui trattamenti salva vita. In tale documento il cittadino può disporre di ricevere, in caso di necessità, sangue proveniente soltanto da donatori non vaccinati. A difesa del diritto alla vita e alla salute delle persone, ha predisposto nella dichiarazione anticipata di trattamento l’indicazione di donatori specifici e compatibili, disponibili alla donazione dedicata. L’avvocato Manola Bozzella chiede un’anamnesi vaccinale dei donatori. Esprimendo la mia assoluta disistima per coloro che in Italia stanno continuando vaccinare le donne incinte con i cosiddetti vaccini anti Covid, volevo ricordare a questi individui che i farmaci in questione non sono stati testati su donne incinte e che sia l’Aifa che l’Ema non sono in grado di fornire lavori scientifici che dimostrino la innocuità. Purtroppo i danni di questo cosiddetto vaccino passano anche attraverso il latte materno. Volevo ricordare a questi individui che uno studio osservazionale, pubblicato dal New England Journal of Medicine, su donne gravide vaccinate negli Usa con Pfizer (che sconsiglia per loro il vaccino) o Moderna rileva che il 14% delle gravidanze si è concluso con la morte del nascituro. Un aborto vuol dire un bimbo ucciso e il cuore dei suoi genitori spezzato. Pfizer sconsiglia il suo prodotto in gravidanza ma le circolari del cosiddetto ministero della Salute lo raccomandano. La mia disistima, è evidente, si allarga anche a coloro che hanno scritto e firmato le circolari dove l’inoculazione di questi farmaci è raccomandata. La vaccinazione è gratis, un dono, cinguettano gli imbecilli. È pagata dai contribuenti dissanguati e può ammazzare. Il cavallo portatelo dal dentista prima di accettarlo.
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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Lo ha detto il vicepresidente esecutivo della Commissione europea per la Coesione e le Riforme Raffaele Fitto, a margine della conferenza stampa sul Transport Package, riguardo al piano di rinnovamento dei collegamenti ad alta velocità nell'Unione Europea.