2020-09-01
Nuovi sbarchi in Sicilia e Sardegna. A Pachino anche cinque contagiati
Diciotti@Fabrizio Villa/Getty Images
Una parte dei 67 immigrati arrivati a Punta delle Formiche trovata positiva al virus.Mentre a Lampedusa, dopo il maxi approdo di sabato notte del peschereccio salpato dalla Libia con a bordo 370 immigrati, il mare mosso e il forte vento tengono le imbarcazioni lontane dalla costa, un gommone è riuscito ad attraccare a Punta delle Formiche di Pachino, in provincia di Siracusa. Cinque dei 67 passeggeri sono risultati positivi al coronavirus. Altri quattro tamponi hanno dato un esito incerto e saranno ripetuti. Dopo l'identificazione gli sbarcati sono stati mandati in quarantena in un agriturismo, così come disposto dal prefetto. La Ong Sea Watch ha denunciato le autorità maltesi, accusando la Valletta di aver fornito agli immigrati solo dei giubbotti di salvataggio e di aver indicato loro la direzione per raggiungere le coste siciliane. Anche Malta ovviamente considera l'Italia il Paese degli sbarchi. La seconda rotta, quella turca, invece, alimenta l'altro fronte caldo dell'immigrazione, quello calabrese: ieri gli sbarchi sono stati due.Il primo è della tarda mattinata. Un barca a vela di medie dimensioni, con 66 immigrati (33 uomini, 15 donne e 18 minori tra i quali c'è anche un neonato), è stata intercettata dalla Guardia di finanza di Corigliano: provengono dall'Afghanistan e dalla Siria, ma ci sono anche iraniani e pachistani. La barca è salpata dalla Turchia. Sono finiti in quarantena in attesa dei risultati del tampone. «Non c'è emergenza migranti», minimizza il prefetto di Crotone Tiziana Tombesi, che ieri è andata a far visita ai due finanzieri rimasti feriti l'altro giorno per l'esplosione di una barca a vela che trasportava 20 immigrati. «A noi», afferma il prefetto, «tocca assicurare assistenza e ospitare. Il centro di accoglienza sta lavorando egregiamente». E mentre la Procura ha aperto un fascicolo per accertare cosa è accaduto, l'arcidiocesi di Crotone-Santa Severina si è rivolta al governo e all'Europa: «Di fronte a questi nostri tre fratelli caduti vittime nel Mediterraneo facciamo appello al governo italiano, alla Commissione europea e alla comunità internazionale perché non lascino nulla di intentato nel favorire l'accoglienza dei migranti e la risoluzione dei conflitti interni ai loro Paesi che li costringono alla fuga». Le ricerche per l'immigrato disperso in mare sono continuate anche ieri. Anche se gli investigatori cominciano a ritenere che si sia trattato di un errore nel calcolo degli sbarcati. E che quindi non ci sia un ulteriore straniero da soccorrere. Una imbarcazione molto simile a quella dell'incidente dell'altro giorno, invece, si è arenata sulla spiaggia di Caulonia, in provincia di Reggio Calabria. Anche in questo caso i 48 immigrati (siriani, iraniani e afghani) viaggiavano con una barca a vela partita dalla Turchia. Sono stati rintracciati dai carabinieri della Compagnia di Roccella Jonica che hanno agito in collaborazione con la Capitaneria di porto e con il commissariato di Siderno. I militari sono intervenuti su segnalazione di alcuni automobilisti che stavano percorrendo la Statale 106 Jonica e si sono ritrovati gli immigrati, con tanto di bagagli di fortuna, a fare l'autostop. Gli stranieri si erano sparpagliati tra Caulonia, Stignano e Camini. Durante le ricerche è stato rintracciato un ventenne con passaporto ucraino che nel portafogli aveva oltre a banconote in euro, anche delle lire turche. Dopo qualche accertamento, il giovane è stato individuato come lo scafisca trafficante di esseri umani ed è stato fermato con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.
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