2023-07-26
Sono gli eco-guerrieri i veri nemici del clima
La centrale nucleare di Okiluoto in Finlandia (Getty Images)
Chi bolla come negazionisti tutti quelli che manifestano dubbi rispetto a una transizione energetica così ideologica e veloce danneggia la natura. L’Italia è tra i Paesi più virtuosi e chiederle altri sacrifici in tempi celeri può solo distruggere l’economia. Anche chi critica apertamente il Green new deal e il piano di transizione ecologica Ue a impronta socialista viene tacciato di negazionismo climatico. L’assioma è semplice: nessuna posizione può contrapporsi alla narrazione green. Il solo farlo - per gli ecoguerrieri - significa depotenziare il messaggio e instillare nelle persone il senso critico. Capita di controbattere a chi porta avanti l’obiettivo in modo fideistico che per affrontare i problemi ecologici senza polarizzazioni è necessario darsi obiettivi sostenibili sul fronte della società, della ricchezza delle persone, della crescita del Pil e della produzione industriale e - infine - sul reale impatto delle emissioni del Vecchio Continente rispetto al globo. Ovviamente di fronte alla richiesta di entrar in verticale nei temi la risposta appare sempre la stessa: se non si aderisce al dogma non si è tenuti a parlare. Ecco invece il percorso è opposto e soprattutto bisogna ammettere che gli Stati non possono agire sotto l’isterismo dell’emergenza. Bisogna ponderare le scelte del medio termine e quelle del lungo con il coraggio di imporre scelte anche per le generazioni future. Questo è ciò che i Verdi e la dottrina socialista dichiarare di fare. In realtà le mosse intraprese non garantiscono minore consumo di suolo, minori emissioni nel loro complessa. Dal momento che nessuno nega eventi climatici che impattano sulla società e sull’orografia sarebbe interessante da subito destinare maggiori risorse del Pnrr (visto che è debito già stanziato) alla manutenzione delle città, dei fiumi, delle zone senbili del paesaggio. L’esatto opposto, per capirsi, di ciò che la versione originaria della legge Natura (che i Popolari Ue e la destra di Ecr hanno cercato di fermare) vorrebbe imporre. Divieti di interventi umani nei corsi d’acqua, addio manutenzione e trasformazione dei paesaggi in ambienti selvaggi. Questo è un solo tema. L’altro rientra nel grande paniere delle emissioni. In Europa nel 2022 il settore elettrico ha emesso complessivamente 739 milioni di tonnellate di CO2, di cui 456 milioni di tonnellate dovute a carbone e lignite, pari al 62%. Le emissioni delle centrali elettriche a gas ammontavano invece a 170 milioni di tonnellate, cioè circa il 25% del totale delle emissioni per la produzione di energia.I primi dieci impianti di cui parliamo, da soli, nel 2022 hanno emesso 175 milioni di tonnellate di CO2, cioè un quarto del totale. Campione d’Europa di emissioni è l’impianto di Belchatów di Pge in Polonia, dal 2005 primo in classifica. Altri sei impianti sono nella top 10 da dieci anni a questa parte. Complessivamente, le emissioni del settore elettrico rimangono sotto quelle del 2019, ma Germania e Polonia assieme generano oltre il 50% delle emissioni del settore energetico dell’Unione. I primi tre impianti a carbone della classifica (Neurath, Belchatów e Boxberg) emettono assieme più dell’intero settore elettrico italiano. Tre impianti legati alla tedesca Rwe inquinano da soli più del nostro Paese. L’impianto a lignite di Neurath in Germania, infine, da solo emette in un anno come l’intero settore elettrico francese, che essendo basato sul nucleare viaggia su binari ben oliati. Tali dati ci spiegano almeno tre cose. La prima è che non si può rinunciare al nucleare. Se la Francia si piazza a un livello così virtuoso della classifica è perché non ha mai abbandonato l’atomo e nel frattempo ha avviato nuove tecnologie. Ne segue che l’Italia pur essendo in ritardo deve correre ai ripari. Ha le aziende in grado di farlo e quindi dovrebbe superare il veto e dedicarsi al nucleare di nuova generazione. Secondo insegnamento dai dati che arrivano dalle effettive emissioni per singola attività e per nazione è che fare di ogni erba un fascio è un tremendo errore. L’Italia è tra i Paesi più virtuosi. Ha abbandonato il carbone, è leader nel riciclo e nelle aziende basate sull’economica circolare. L’agricoltura e l’allevamento sono tra i meno inquinanti d’Europa. Dunque, chiedere a noi e alla Germania gli stessi sforzi è inutile e dannoso. Terzo insegnamento che possiamo trarre è la necessità di garantire a ciascuna nazione il mix energetico ideale che garantisca margine ai consumi. Come abbiamo visto ieri, analizzando uno studio del Forum Ambrosetti, per realizzare gli obiettivi che l’Italia si sta dando sulle rinnovabili in parallelo con quelli imposti dal Green new deal, l’economia tricolore dovrebbe prevedere investimenti per un miliardo al mese per sette anni continuativi. Tale massa di denaro dovrebbe in gran parte sommarsi agli altri miliardi del Pnrr. Lo studio ammette che ci sarebbero ritorni in termini di posti di lavoro e di euro guadagnati solo riportando in patria l’intera filiera e sottraendola ai colossi asiatici. Praticamente impossibile. In tempi così stretti. Solo un cieco non vede la guerra delle materie prime in atto. La realtà non è quella immaginata a Bruxelles. È una cosa molto più complessa. Se si sbaglia - e a nostro avviso la commissione è una collezione di topiche - si rischia di infiammare l’inflazione. Denaro a pioggia senza crescita. Significa banconote svalutate e maggiore povertà. Il dogma green volutamente ignora i rischi e i guai. Eppure è da questi che bisogna partire per evitare di impoverire per sempre un intero continente.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.