
Gli Usa escono dal trattato sui missili atomici del 1987 con Mosca. Intanto nei laboratori delle superpotenze ci si prepara ai conflitti del futuro. Pronti droni che sostituiscono i fanti e gli esoscheletri per i super soldati.Le recenti dichiarazioni di Donald Trump sulla guerra spaziale che seguono quelle di Vladimir Putin sul conflitto nucleare avevano ricordato a chi l'avesse scordato che il mondo non è proprio un giardino d'infanzia. Ma gli Usa sono andati oltre e hanno annunciato, attraverso il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, il ritiro dallo storico trattato Inf sulle armi nucleari firmato da Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov nel 1987. Se a ciò si aggiunge l'aumento vertiginoso della popolazione (di popoli che vogliono anch'essi «consumare») unito all'assottigliamento di tutte le risorse - dalle energetiche alle alimentari - il futuro appare davvero fosco e incerto. Albert Einstein che, suo malgrado, di mezzi di distruzione di massa ne capiva, confessava di non sapere con quali armi gli uomini avrebbero combattuto la terza guerra mondiale, ma molto bene con quali avrebbero fatto la quarta: pietre e bastoni. Forse immaginava uno scenario post atomico come quello di Mad Max con orde di barbari sanguinari e la civiltà ridotta a materia d'archeologia.Per evitare o favorire (i pareri qui sono discordi) tali scenari apocalittici esistono laboratori e think tank che studiano ogni tipologia di guerra: ne indagano le cause scatenanti, le modalità di condotta, i possibili esiti. Per la «polemologia» la guerra è qualcosa d'insito nell'uomo e, con Eraclito, essa «è madre di tutte le cose»; quindi l'eventualità di un conflitto nucleare non è tanto appeso a un «se» ma a un «quando», come a dire che è solo una questione di tempo. Uno dei più avanzati di questi laboratori è il Darpa (acronimo per Defense advanced research projects agency), agenzia governativa americana per la creazione di nuove tecnologie militari. La segretezza per tali enti è massiva, eppure qualcosa delle loro ricerche trapela. Non vi si studia solo l'ultima ratio della guerra nucleare, ma anche altre sue forme deterrenti, capaci cioè di preservare la pace (si vis pacem, para bellum dicevano i nostri avi romani che di guerra qualcosa capivano). Ad esempio, le infiltrazioni degli hacker nei gangli informatici di un Paese, hanno rilanciato modernamente la classica maskirovka - in russo la guerra d'inganno - di cui i sovietici sono maestri (Napoleone e Adolf Hitler potrebbero confermarlo). È una guerra d'astuzia che oggi va dall'uso strategico dei social per orientare i consensi sino alla creazione di deep fake, notizie catastrofiche false che possono però innescare vere catastrofi (ad esempio simulare gli effetti di un attacco, sperando in una reazione reale). Ci sono poi le armi batteriologiche, dove si cerca di utilizzare gli insetti come soldati ovvero vettori di diffusione dei virus patogeni sia per gli uomini che le colture. I governi hanno da tempo capito che l'opinione pubblica (e votante) mal tollera quelle tetre immagini di hangar colmi di ben ordinate bare con il drappo sopra, e quindi investono potentemente in droni, ossia nella guerra a distanza, genere Playstation. Meglio mandare un pezzo di latta a morire in qualche «cesso di Paese» (secondo la cruda ma efficace espressione di Trump) che i propri figli, fratelli o nipoti. I droni aerei sono ormai avanzatissimi: capaci di colpire dalla stratosfera, quasi fossero una folgore divina. Ora si sviluppano quelli di terra che, quantunque ben lontani dai cyborg alla Terminator, sono già simili a tozzi quadrupedi, sorta di cavalli corrazzati, in grado di sostituire a un tempo sia i fanti che i carri (mentre quelli marini assomigliano a degli squali).Un altro ambito di ricerca è quello del potenziamento dei soldati mediante «esoscheletri» insieme difensivi e offensivi: armature di 100 kg percepite dai soldati come fossero da 5. La biostasi invece - o «animazione sospesa» - cerca con la criogenia di rallentarne i parametri vitali, quando vengono feriti, di fatto ibernandoli.È plausibile che la realtà delle odierne tecnologie militari superi di molto la fantasia. Dopotutto il progetto Manhattan che portò alla costruzione della bomba H coinvolse, per anni, un numero importante di persone, senza però che nessuna informazione filtrasse. Insomma, noi vediamo solo la punta dell'iceberg delle nuove armi, le più temibili ci restano ignote. In Wargames - bel film degli anni Ottanta ancora in odore di guerra fredda - un supercomputer pensato per vincere la terza guerra mondiale, comprende infine, giocando una non vincibile partita a tris, che in una guerra nucleare: «l'unica mossa vincente è non giocare». Chissà se l'uomo sarà altrettanto saggio.
Zohran Mamdani (Ansa)
Il pro Pal Mamdani vuole alzare le tasse per congelare sfratti e affitti, rendere gratuiti i mezzi pubblici, gestire i prezzi degli alimentari. Per i nostri capetti progressisti a caccia di un vero leader è un modello.
La sinistra ha un nuovo leader. Si chiama Zohran Mamdani e, anche se non parla una sola parola d’italiano, i compagni lo considerano il nuovo faro del progressismo nazionale. Prima di lui a dire il vero ci sono stati Bill Clinton, Tony Blair, José Luis Rodriguez Zapatero, Luis Inàcio Lula da Silva, Barack Obama e perfino Emmanuel Macron, ovvero la crème della sinistra globale, tutti presi a modello per risollevare le sorti del Pd e dei suoi alleati con prime, seconde e anche terze vie. Adesso, passati di moda i predecessori dell’internazionale socialista, è il turno del trentaquattrenne Mamdani.
Antonio Forlini, presidente di UnaItalia, spiega il successo delle carni bianche, le più consumate nel nostro Paese
Ursula von der Leyen (Ansa)
Sì al taglio del 90% della CO2 entro il 2040. Sola concessione: tra due anni se ne riparla.
L’Europa somiglia molto al gattopardo. Anzi, a un gattopardino: cambiare poco perché non cambi nulla. Invece di prendere atto, una volta per tutte, che le industrie europee non riescono a reggere l’impatto del Green deal e, quindi, cambiare direzione, fanno mille acrobazie che non cambiano la sostanza. Per carità: nessuno mette in dubbio la necessità di interventi nell’ambiente ma, fatti in questo modo, ci porteranno a sbattere contro un muro come abbiamo già ampiamente fatto in questi anni.
Ansa
L’aggressore di Milano aveva avuto il via libera dal Tribunale di Brescia nel 2024.
È la domanda che pesa più di ogni coltellata: come è stato possibile che, nel dicembre 2024, il Tribunale di Sorveglianza di Brescia - competente anche per Bergamo - abbia dichiarato «non più socialmente pericoloso» Vincenzo Lanni, l’uomo che lunedì mattina, in piazza Gae Aulenti, ha colpito una donna sconosciuta con la stessa freddezza di dieci anni fa? «La cosa che mi ha più colpito», spiega Cinzia Pezzotta, ex avvocato di Lanni, alla Verità, «è che abbia ripetuto le stesse parole di quando aveva aggredito due anziani nell’estate del 2015. Anche allora si era subito accertato che stessero bene, come adesso».






