2019-04-22
«Nostro obiettivo è il referendum propositivo con paletti che lascino il Parlamento sovrano»
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Francesco D'Uva è il giovane capogruppo dei 5 stelle alla Camera, in Parlamento già dalla scorsa legislatura, che ora si sta occupando da vicino della riforma costituzionale essendo il primo firmatario di tale proposta di legge. «Non auspico che cada il governo ma Siri dovrebbe fare un passo di lato».A che punto siamo con gli iter di legge che avete promosso?«Direi a buon punto. Le riforme costituzionali a cui sta lavorando il parlamento sono due: quella sul referendum propositivo e quella sul taglio del numero dei parlamentari. La proposta sul referendum è stata approvata in prima lettura alla Camera, ed è ora in Senato. Quella su taglio del numero dei parlamentari, invece, è stata approvata in Senato e lunedì 29 aprile arriverà in aula a Montecitorio».Se passasse, verrebbe introdotta una forma di iniziativa legislativa popolare "rinforzata" che può essere confermata attraverso il referendum popolare. Di cosa si tratta esattamente?«Quando la legge sarà approvata definitivamente, i cittadini avranno finalmente uno strumento in più per votare direttamente una proposta di iniziativa popolare, nel caso in cui le Camere non la approvino dopo 18 mesi dalla presentazione. Si tratta, fuori da ogni dubbio, di un'importante conquista che va nella direzione di rafforzare la sovranità popolare, senza però intaccare in alcun modo le fondamentali prerogative del nostro parlamento».Alcuni giuristi dicono che se si dovesse mettere il limite alle proposte di impulso popolare, com'è previsto dal progetto, alla fine il timone del comando andrebbe ai promotori delle iniziative legislative, magari comitati legati a grandi partiti, e la democrazia non ne trarrebbe alcun vantaggio. Può aiutare i nostri lettori a capire?«Il referendum propositivo va visto per quello che è: uno straordinario strumento a disposizione di tutti i cittadini. Permettere al popolo di partecipare attivamente e con maggiore incisività alla vita politica del Paese, mi sembra una grande conquista e non una cosa da temere. Consentire alla gente di proporre e di veder discusse le leggi che ritengono più importanti, non farà altro che avvicinare le istituzioni alle persone. In quest'ottica dev'essere vista la riforma e, in quest'ottica appunto, non c'è alcun principio di sopraffazione del parlamento. Tra l'altro è stata accolta anche la richiesta presentata dall'opposizione di stabilire un numero massimo di proposte popolari da presentare alle Camere per evitare di ingolfare i lavori parlamentari».Parallelamente si lavora sul referendum abrogativo, con particolare riguardo al quorum richiesto per la sua approvazione. Cosa cambierà?«La legge che abbiamo proposto è stata pensata per combattere l'astensionismo e valorizzare al massimo la volontà di chi va a votare. Per rendere possibile tutto ciò abbiamo eliminato il quorum strutturale della maggioranza degli aventi diritto al voto, introducendo l'unica soglia del quorum di approvazione al 25%, sia per il referendum propositivo che per quello abrogativo. In questo modo si incentiva la partecipazione degli elettori. Grazie a questa riforma non accadrà più, come in passato, che a decidere sia chi sceglie di non partecipare. Era un paradosso e crediamo vada superato nell'interesse degli italiani e valorizzando l'opinione di chi vota».La sua proposta di legge riduce il numero dei parlamentari da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori elettivi. Ci spiega la ratio del provvedimento?«Ridurre i costi della politica è sempre stato uno dei principali obbiettivi del Movimento e il taglio delle poltrone porterà ad un risparmio notevole per lo Stato: mezzo miliardo a legislatura, 100 milioni l'anno, vale a dire circa 300 mila euro al giorno. Ricordiamoci poi che attualmente il nostro parlamento è tra quelli con il maggior numero di componenti in Europa e tagliarne il numero non può che far bene ad una struttura così elefantiaca».In che modo dovrà essere cambiata la legge elettorale in caso la riforma passasse?«Concentrarci in maniera graduale sui vari provvedimenti da approvare. Portare a casa la riforma sul taglio del numero dei parlamentari sarebbe una cosa rivoluzionaria. Abbiamo già visto che qualche forza di opposizione, come il Pd, sta provando a trovare qualche scusa per opporsi alle riforme. Ecco perché mi appello al buon senso di tutte le forze politiche presenti in parlamento: approviamo questa legge in tempi rapidi. E facciamolo per i cittadini. Come le dicevo ci sarebbe un risparmio molto importante da investire a favore del sistema italiano. Più avanti penseremo a una nuova legge elettorale. Mi sento di dire che la vecchia legge elettorale il giorno dopo le elezioni non ha consegnato al Paese una forza politica o colazione in grado di governare autonomamente. Sicuramente dobbiamo intervenire verso questa direzione».Caso Siri. Vari esponenti del suo partito, anche membri del governo, si son scagliati contro di lui e contro Matteo Salvini che non avrebbe tenuto abbastanza conto dell'indagine per corruzione che riguarda il sottosegretario ai Trasporti. Lei come si pone? «Qui parliamo di un'indagine in cui c'è di mezzo la Mafia, si parla di Vito Nicastri che è la longa manu di Matteo Messina Denaro che è il latitante più pericoloso d'Italia ed è il nemico numero uno del ministro dell'Interno. Da questo punto di vista è normale che la cosa debba essere presa molto seriamente». Il leghista Armando Siri dovrebbe dunque dimettersi?«Dovrebbe fare un passo indietro, un passo di lato per lo meno. Momentaneo, giusto il tempo di chiarire la sua posizione, che ci auguriamo essere assolutamente linda». C'è rischio che cada il governo?«Noi non lo auspichiamo, perché questo governo sta facendo cose che nessun altro governo ha fatto. Mi sembrerebbe da irresponsabili far cadere tutto per una cosa del genere».E il caso Raggi? «Raggi non è in grado e il M5s, in 3 anni nessuna visione della città», ha afferma il capogruppo del Carroccio in Campidoglio. Come descriverebbe la situazione? «Noi ci siamo candidati subito dopo Mafia Capitale, perché la vecchia politica aveva fatto carne di porco di questa città. Noi l'abbiamo ripresa in mano dicendo che avremmo fatto tutto il possibile, ma che nessuno aveva la bacchetta magica. La situazione è complicata, Roma ha quartieri come il Tuscolano che da solo ha 900 mila abitanti che è quasi quanto Milano». Rumor raccontano di un dialogo costante tra Movimento e Partito Democratico…«In Parlamento ci sono dialoghi con tutte le forza politiche, ma non mi risulta di progetti di maggioranze alternative». Cosa ha imparato stando nei Palazzi della politica? «Ricordo le parole di una parlamentare con otto legislature alle spalle: "Non si smette mai di imparare". Quando ero un comune cittadino pensavo che entrare in Parlamento significasse poter fare tutto per cambiare il Paese. Quando sono entrato ho capito che non era così, ma credevo che per realizzarlo servisse diventare maggioranza. Una volta che lo sono diventato, ho capito che neppure questo è sufficiente. Grazie al cielo la democrazia pone dei paletti che non danno a nessuno in mano il controllo totale».