2022-09-28
Tre buchi nel Nord Stream, giallo sabotaggio
La falla lungo il gasdotto Nord Stream 2 al largo di Borholm, Danimarca (Ansa/Danish Defense Command)
In poche ore le maxi perdite bloccano i gasdotti 1 e 2. I sismologi: «Lunedì registrate forti esplosioni». Per Polonia e Ucraina è colpa di Putin, che ritorce le accuse. Anche per gli Usa è «un attacco». Il prezzo schizza del 20 %, spinto pure dall’arbitrato tra Kiev e Mosca.Ci vorranno settimane per la missione esplorativa. E quelle acque non sono sicure.Lo speciale contiene due articoli.Europa in subbuglio, accuse di sabotaggio che volano da un capo all’altro del continente e gasdotti Nord Stream 1 e 2 fuori uso a tempo indeterminato. Lunedì mattina, a Sudest dell’isola di Bornholm, in pieno mar Baltico, una falla apertasi nel gasdotto Nord Stream 2 lascia fuoriuscire gas che, giunto in superficie, fa schiumare la superficie del mare. Il gasdotto non era in esercizio ma conteneva gas in pressione. Poco dopo, altro allarme, questa volta dal gasdotto Nord Stream 1 a Nordest della stessa isola, molto più al largo, in acque svedesi: falle in entrambi i tubi del gasdotto, che era fuori servizio (ma pieno di gas) dopo lo stop dello scorso agosto deciso dalla Russia. Dalle immagini disponibili in corrispondenza di una delle falle, il mare ribolle in un’area di un chilometro di diametro. Dunque, tre rotture su tre tubi in tre punti diversi. Difficilmente quanto accaduto può essere derubricato a casualità. A Sudovest dell’isola danese scorre anche il nuovo gasdotto Baltic Pipe, che collega la Polonia alla Norvegia, inaugurato giusto ieri.Spiccano le dichiarazioni del centro sismologico svedese, che, al pari di quello danese, lunedì avrebbe registrato esplosioni sottomarine nella zona delle perdite di gas dei due gasdotti. «Difficile credere che le perdite nei gasdotti Nord Stream siano casuali», ha detto il primo ministro danese Mette Frederiksen. Il viceministro degli Esteri polacco Marcin Przydacz ha accusato esplicitamente la Russia: «Se è capace di una politica militare aggressiva in Ucraina è ovvio che non si può escludere alcuna provocazione, anche in Europa occidentale», ha dichiarato. In Germania, un portavoce si è espresso con molta prudenza affermando di non avere ancora notizie certe, mentre i giornali tedeschi non esitano a parlare di sabotaggio. Cauta appare anche Bruxelles: «Le fughe non hanno messo a repentaglio la sicurezza degli approvvigionamenti», ha dichiarato Tim McPhie, portavoce della Commissione europea. Durissimo il governo ucraino: «Si tratta di un attacco terroristico pianificato dalla Russia e un atto di aggressione all’Ue», ha affermato senza mezzi termini Mikhaylo Podolyak, consigliere di Volodymyr Zelensky.In giornata si è fatta sentire anche Mosca: «Si tratta di una situazione molto preoccupante e senza precedenti, che richiede immediate indagini. Non possiamo escludere che sia il risultato di un atto di sabotaggio», recita un comunicato del Cremlino. Ha parlato anche il segretario di Stato americano, Antony Blinken, secondo il quale «i primi report indicano che le fughe di gas siano state causate da un attacco». «Nei prossimi mesi dobbiamo lavorare per mettere fine alla dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia», ha poi concluso. Sempre da Washington, la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre ha affermato che «i nostri partner europei condurranno le indagini, noi siamo pronti a sostenere i loro sforzi». «Questo episodio dimostra quanto sia importante il nostro impegno comune per trovare forniture di alternative», ha concluso la portavoce. Gli avvenimenti convulsi delle ultime ore richiamano alla mente la conferenza stampa del 7 febbraio scorso, tenuta a Washington dal presidente americano Joe Biden in occasione della prima visita alla Casa Bianca del cancelliere tedesco Olaf Scholz. Nell’occasione, Biden affermò che «se la Russia invade […] l’Ucraina allora non ci sarà più un Nord Stream 2». Alla domanda di una giornalista che chiedeva come pensava di impegnarsi su questo, dato che il Nord Stream 2 è sotto il controllo tedesco, Biden rispose dicendo: «Noi saremo in grado di farlo».Il Nord Stream 1 è stato fermato dalla Russia lo scorso agosto, mentre il Nord Stream 2 è stato bloccato alla partenza dalla Germania su caldo invito degli Usa. A prescindere da chi possa aver procurato i danneggiamenti, chi trarrebbe beneficio da una definitiva chiusura del Nord Stream 1 & 2? In tanti, sembrerebbe. La Germania aveva già imboccato con decisione la strada dei razionamenti e in Europa si considerava già un dato di fatto che dai due Nord Stream non sarebbe più arrivato gas. Il governo tedesco vede così svanire un’opzione, quella dell’apertura del Nord Stream 2, che stava diventando imbarazzante, sia per le continue istigazioni di Vladimir Putin a sfidare il veto americano sia per le pressioni politiche interne. Da mesi infatti una parte dei socialdemocratici, la Linke e manifestazioni popolari chiedevano insistentemente l’apertura del Nord Stream 2.Il fronte Nato, con Usa e Gran Bretagna in prima fila, vede eliminata la tentazione latente per la Germania di deviare dal sentiero delle sanzioni e ricadere nelle braccia dell’antico fornitore di gas, spaccando il fronte occidentale. Fine delle tentazioni. Ucraina e Polonia possono accusare la Russia di voler scatenare il panico in Europa e la Russia, dal canto suo, può giocare il ruolo della vittima. Qui si inserisce anche la dinamica del prezzo. Ieri il future di ottobre quotato alla Borsa di Amsterdam ha chiuso a 208 euro al megawattora. Quasi il 20% in più in un solo giorno. Il motivo non è tanto per il presunto sabotaggio per la notizia diffusa dopo le 16 del deragliamento dell’arbitrato tra Gazprom e Naftogaz, l’operatore ucraino. L’ipotesi se confermata porterebbe allo stop dei flussi anche dalle parti di Kiev.Nel mezzo di questi intrecci strategici stanno le imprese e i cittadini, soprattutto tedeschi, che non avranno gas sufficiente e si preparano a un mesto inverno di razionamenti. Ce lo ricorda il segretario della Nato Stoltenberg: «Prepariamoci a un duro inverno».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/nord-stream-gas-sabotaggio-2658351130.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="le-riparazioni-non-prima-del-2023-ce-il-pericolo-mine-della-ii-guerra" data-post-id="2658351130" data-published-at="1664360261" data-use-pagination="False"> Le riparazioni non prima del 2023. C’è il pericolo mine della II guerra Che cosa sia accaduto esattamente alle condutture sommerse dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 si potrà scoprire solamente quando saranno riparati, ma certamente l’immenso ribollire del Mare del Nord fa pensare a un sabotaggio. Le dimensioni della perdita fanno ipotizzare una rottura di grandi dimensioni e le ipotesi che i condotti siano stati danneggiati volontariamente sono aumentate dopo che è stata rilevata la fuga di gas anche sul secondo gasdotto, il Nord Stream 2. Il primo ministro danese Mette Frederiksen ha affermato: «È ancora troppo presto per arrivare a conclusioni, ma certamente si tratta di una situazione straordinaria, si sono verificate tre perdite distinte ma nel giro di pochissime ore e quindi è difficile immaginare che possa essere accidentale». I sospetti sono aumentati anche perché l’evento si è verificato mentre Frederiksen era in Polonia per partecipare all’inaugurazione del Baltic Pipe, un nuovo gasdotto per trasportare il gas norvegese in Danimarca e Polonia. Le indagini avviate potranno chiarire se le rotture sono state provocate da mine, da azioni subacquee o da un molto meno probabile evento naturale. «I danni che si sono verificati in un giorno contemporaneamente a tre linee di gasdotti off-shore del sistema Nord Stream sono senza precedenti», ha comunicato la società Nord Stream AG responsabile dei gasdotti, che puntualizza: «Finora è impossibile stimare i tempi per il ripristino delle infrastrutture di trasporto del gas. La prima perdita, attraverso il Nord Stream 2, è stata rilevata lunedì sera nella sezione danese del gasdotto del Mar Baltico, intorno all’isola di Bornholm, dopo un grave calo di pressione». Ore dopo sono state individuate altre due perdite su diverse sezioni del Nord Stream 1, una nella zona economica danese e un’altra nella zona economica svedese del Mar Baltico, dove non potrebbero liberamente entrare unità navali militari di altre nazioni. Il problema sul tavolo ora riguarda le tempistiche delle riparazioni. Considerando la dimensione dell’infrastruttura ci vorranno mesi, se tutto filerà liscio. Ma le incognite sono moltissime, a partire dall’incolumità della missione esplorativa per individuare sede e dimensione delle falle. Nella zona di mare interessata vi sono infatti centinaia di mine sottomarine risalenti alla Seconda guerra mondiale. Dunque è immaginabile che una missione esplorativa possa partire solo tra qualche settimane. Poi si tratterà di vedere quante sezioni saranno da sostituire, dato che un semplice «rattoppo» difficilmente basterà. Al momento nessuno dei due gasdotti sta attualmente trasportando gas in Europa, sebbene un certo livello di forniture rimanga all’interno dell’infrastruttura. Se si trattasse di sabotaggio, questo potrebbe essere avvenuto soltanto con un’azione sottomarina che per essere portata a termine avrebbe visto giocoforza coinvolti mezzi militari. Ma chi avrebbe interesse a distruggere il Nord Stream? Certamente l’Ucraina, o la Russia ma sotto falsa bandiera. Nel primo caso a disporre di droni sottomarini è proprio Kiev, che li ha ricevuti in dotazione dal Regno Unito l’estate scorsa per aiutarla a neutralizzare le mine russe al largo delle sue coste e addestrare i soldati ucraini al loro uso. Si tratta di dispositivi leggeri e autonomi progettati per l’uso in aree poco profonde, in grado di funzionare fino a 100 metri sotto il livello del mare per rilevare, localizzare e identificare le mine in modo da poterle far brillare. Proprio il Regno Unito nell’agosto scorso dichiarò che decine di membri della Marina ucraina si stavano addestrando all’uso di questi droni con istruttori inglesi e americani. Ma certo un atto ucraino nelle zone esclusive danesi e svedesi sarebbe di una gravità inaudita.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)