2019-10-02
Stangata
ticket sanitari. Colpito il ceto medio
L'esecutivo raccatterà soldi rimodulando il sistema delle prestazioni in base al reddito e alla numerosità delle famiglie. Inoltre, addio a molte detrazioni.Un grossa fetta delle coperture della manovra è legata «all'incremento previsto del Pil». Ipotesi appena bocciata dall'agenzia di rating: «Crescita tra 0% e 0,1%». E l'avvocato punta il dito contro l'asse M5s-Renzi.Lo speciale contiene due articoliIl Consiglio dei ministri ha licenziato lunedì sera un testo mirato a definire la prossima manovra. Entro il 13 ottobre il Parlamento dovrà vistare la Nadef che a quel punto sarà pronta per essere spedita a Bruxelles. Su 30 miliardi di spesa ben 12 sono a debito. Come abbiamo già avuto modo di criticare, questo governo ha fatto ciò che per mesi ha criticato. Con la differenza che almeno il governo precedente ha messo in tasca a pensionati e cittadini un po' di soldi. Politiche che personalmente non riteniamo sufficienti senza uno choc fiscale. Però, almeno, non ha alzato le tasse. Perché pur prendendo per buono qualcosa che di per sé è impossibile (finanziare la spesa con oltre 7 miliardi di gettito dalla lotta all'evasione) resta in questa manovra una sola certezza: l'innalzamento della pressione fiscale. In pratica, i giallorossi hanno cristallizzato le clausola di salvaguardia dell'Iva alzando altre imposte. Già nero su bianco sono indicati interventi per 3,6 miliardi di euro. Metà di questi soldi arriveranno dal taglio degli oneri energetici considerati dannosi. Si tratta di agevolazioni ad aziende che non possono dirsi «green». Tra le varie misure si fa strada una tassa per disincentivare l'uso della plastica; 1,5 miliardi di tagli e rinvii di spesa; una somma simile dovrebbe arrivare da riduzioni progressive degli sgravi fiscali ai redditi più alti, con una soglia fissata a 100.000 euro: sarebbero coinvolte tutte le detrazioni, anche su spese sanitarie e ristrutturazioni edilizie. Infatti le sorprese vere arriveranno da tutti i decreti collegati alla legge finanziaria 2020. Si tratta di ben 23 provvedimenti che spaziano dalla casa al superticket sanitario. Una delle maggiori voci di recupero di gettito potrebbe essere la finalizzazione della riforma del catasto. In pratica, una maxi aggiornamento che si tradurrebbe in una nuova patrimoniale sul mattone. Il tema è fermo al Senato dal 2014: le associazioni di categoria hanno cercato di stopparlo per salvaguardare il mercato immobiliare che con nuove tasse finirebbe per collassare. Al momento non è dato sapere se i giallorossi attingeranno dalle case o si accaniranno altrove. Pure sul versante delle sanità si rischiano, infatti, grosse batoste. Dal prossimo anno l'importo del ticket sanitario sarà stabilito in base al costo delle prestazioni e del «reddito familiare equivalente», vale a dire del reddito prodotto dal «nucleo familiare fiscale rapportato alla numerosità del nucleo familiare». L'idea è di rivedere tutti i limiti annuali di spesa, una novità in materia di ticket sanitari contenuta nella prima bozza del ddl di riordino della materia, annunciato dal ministro della salute Roberto Speranza. La frase che fa tremare i polsi è contenuta a pagina 101 della Nadef: «La sostenibilità è la sfida che il Servizio sanitario nazionale dovrà affrontare nei prossimi anni, ossia la capacità di assicurare il mantenimento del principio di universalità del sistema, nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza (Lea) coniugando allo stesso tempo equità, appropriatezza, qualità ed efficienza delle cure, governo dell'innovazione, salvaguardando gli equilibri economico-finanziari». Tradotto in parole più semplici significa che pure la salvaguardia della salute dei cittadini dal 2020 rientra sotto il parametro della ragion di Stato economica, esattamente come è avvenuto di fronte alla Corte costituzionale in materia di pensioni. Tutti i ricorsi sono stati bocciati. Di fronte alle mancate rivalutazioni degli assegni lo Stato ha vinto su tutti i contratti che aveva sottoscritto con i cittadini. Anche a chi ha pagato tutti i contributi l'assegno è stato limato e per i giudici è stato possibile perché i bilanci devono quadrare. Immaginate con questa logica di quanto potranno salire le prestazioni sanitarie. Se poi andiamo a spulciare gli altri decreti collegati possiamo prevedere che alla voce riordino del settore giochi si nascondano altre imposte così come il ddl sul riordino delle materie fiscali si inventerà nuove disposizioni tributarie che come tutti sappiamo si trasformano abitualmente in costi aggiuntivi. Infine c'è la grande voce del comparto verde. Il primo decreto collegato alla manovra è quello ambientale. Lì dentro - al momento è solo una bozza - ci sono tagli sulle agevolazioni alle imprese per ulteriori 16 miliardi. Il rischio è che tutte queste tasse non saranno bilanciate da alcun intervento pro impresa. Nella relazione illustrativa al cosiddetto «Green new deal» si indicano ben 5,9 miliardi di euro di aggravio sul comparto dell'agricoltura e della pesca. Si taglierebbe l'Irpef agevolata e altre voci che in questo momento aiutano il comparto a resistere agli assalti anti made in Italy. Dentro questo grande basket verde sono messi nero su bianco altri 3 miliardi di imposte che non saranno mai compensati dalla grande promessa ambientalista. L'altra sera Roberto Gualtieri, ministro dell'Economia, ha annunciato l'intenzione di emettere obbligazioni verdi per stimolare nuove infrastrutture. Vedremo innanzitutto se saranno fuori dal deficit o se creeranno altro debito e poi se effettivamente aiuteranno le imprese a finanziarsi sui mercati alternativi o sarà solo una posta aggiuntiva dello Stato per finanziare la spesa corrente che piace tanto alla sinistra.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/non-solo-sberle-green-a-pagare-saranno-i-malati-con-nuovi-ticket-salasso-2640809253.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="conte-spera-in-4-miliardi-dal-cielo-ma-il-giudizio-di-fitch-suona-la-sveglia" data-post-id="2640809253" data-published-at="1757927854" data-use-pagination="False"> Conte spera in 4 miliardi dal cielo. Ma il giudizio di Fitch suona la sveglia Debito, deficit, tasse sono un mix che non promette nulla di buono. Non sappiamo come sarà la prossima manovra ma il testo di aggiornamento al Documento di economia e finanza promette temporali. Anche prendendo per buona la follia del recupero dell'evasione fiscale (secondo i giallorossi dovrebbe portare in un solo anno nelle tasche dello Stato ben 7,2 miliardi di euro) il pareggio delle entrate e delle uscite dovrebbe essere raggiunto grazie alla ripresa economica. Spesa complessiva 30 miliardi mentre tra deficit e entrate varie di arriva a circa 26. Ne ballano 4, che leggendo le previsioni del ministro Roberto Gualtieri dovrebbero arrivare dalla ripresa del Pil. Un parametro che a detta del Mef sarebbe legato al semplice intervento sulle clausole di salvaguardia. Il fatto di non alzare l'Iva impatterebbe sulla crescita dei consumi e quindi sull'economia stessa. L'eccessivo ottimismo in realtà appare del tutto ingiustificato. Il perimetro economico, valutato dal Consiglio dei ministri lo scorso lunedì, non presenta alcuna voce espansiva. E ciò si rifletterà direttamente sull'andamento del Pil che a sua volta è influenzato anche dai movimenti degli altri Paesi europei. L'indice Markit Pmi misura il trend della manifattura attraverso le risposte dei direttori degli acquisti delle aziende. In Germania è ora ai minimi dal giugno 2009. L'indice è sceso a 41,7 contro i 41,4 della prima stima e il 43,5 di agosto. Si tratta del nono mese consecutivo di ribassi. Dal momento che la soglia di 50 rappresenta lo spartiacque fra miglioramento e peggioramento è facile capire quanto le notizie in arrivo da Berlino siano negativo e si propaghino. Anche la Spagna soffre per lo stesso motivo e l'Italia non è da meno. Da noi l'indice è sceso a 47,8 dai 48,7 di agosto contro una stima di 48,1 fatta da Bloomberg. Motivo per cui ieri l'agenzia di rating Fitch ha tagliato ulteriormente le previsioni per la crescita del Pil tricolore. Nel 2019 il prodotto interno del nostro Paese resterà fermo, a fronte della precedente previsione di una crescita dello 0,1%. Tagliate da un +0,5% a un +0,4% anche le stime sul 2020 mentre nel 2021 l'agenzia ipotizza un aumento del Pil dello 0,6%. «Ci aspettiamo che la crescita trimestrale resti compresa nel range 0%-0,1% per il prossimo futuro», si legge nel global economic outlook di Fitch. La pronuncia arriva il giorno dopo la diffusione del nota di aggiornamento al Def e deve quindi essere presa come un segnale da seguire. In poche parole, l'ottimismo del governo sulla ripresa economica è destinato a durare un giorno e qui 4 miliardi che mancano a coprire il perimetro della manovra si trasformeranno in nuove tasse. E in fibrillazioni per la maggioranza che già ieri ha sentito la necessità di riunirsi per individuare dentro e fuori l'alleanza i nemici da additare. Ieri pomeriggio al Nazareno c'è stata una riunione dei capigruppo del Pd. Si è stabilito di mantenere un coordinamento tra Camera e Senato, di evitare subito la corsa agli emendamenti, di spingere su una linea condivisa all'interno del governo, anche dal punto di vista della comunicazione. Il timore tra i dem è che Matteo Renzi da una parte e Luigi Di Maio dall'altra possano muoversi in autonomia, tenersi le mani libere e fare da contraltare alla voce dell'esecutivo. «Non è vero che il mancato aumento dell'Iva è una vittoria di Italia viva o del M5s», ha messo in chiaro ieri durante la riunione il segretario Nicola Zingaretti. La strategia renziana è finita subito nel mirino: i continui distinguo arrivati sull'Iva rischiano - questa la preoccupazione di molti esponenti del Pd - di creare un cortocircuito rischioso per la compattezza della maggioranza. Ed è la stessa preoccupazione di Giuseppe Conte. Il presidente del Consiglio tramite veline ha fatto sapere di non aver gradito che alcune forze politiche si siano intestate la decisione di non aumentare l'imposta sui consumi. «Basta con la propaganda. Non permetto a nessuno di mistificare la realtà», sarebbe stato il ragionamento del premier. Già lunedì Conte aveva voluto mandare un messaggio, uscendo appositamente da Palazzo Chigi per parlare con i giornalisti, per fare chiarezza sullo storytelling. «Qualcuno ha voluto far passare delle semplici proiezioni come delle cose già decise», avevano sottolineato fonti di governo. «L'unica ipotesi era quella di un aumento dell'Iva di 1,5 punti per l'uso del contante, con una corrispondente diminuzione di 3 punti con l'uso della carta di credito. Ma poi è stata subito scartata». Una spiegazione che alla luce dei numeri rivela ancor di più l'instabilità di tutto il pacchetto manovra. Le bugie hanno le gambe corte e non sarà certo il fuoco incrociate degli alleati del Pd (Italia Viva e 5 stelle) a far crollare il castello di carte. Basterà purtroppo la realtà dei fatti e la necessità di tappare i buchi con una montagna di tasse.
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)