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Non solo BTS. La Corea alla conquista dell'Italia con serie tv e prodotti di bellezza

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Non solo BTS. La Corea alla conquista dell'Italia con serie tv e prodotti di bellezza
  • Musica, televisione, moda: l'Oriente sembra aver conquistato anche gli italiani che guardano con sempre più interesse ai prodotti provenienti dal Sol Levante.
  • Il fenomeno dei Bangtan Boys, la boyband che ha portato il kpop nel mondo. Durante il lockdown il loro concerto virtuale ha battuto ogni record vendendo biglietti per 20 milioni di dollari.
  • Dieci serie tv da vedere per avvicinarsi al mondo dei k-drama.

Lo speciale contiene tre articoli e gallery fotografiche.


Quando si parla di Corea del Sudnon si può fare a meno di pensare ai Bts, il gruppo k-pop che ha riscritto le regole della musica a livello mondiale riportando in auge la formula delle boyband anni Novanta. Questi sette ragazzi, tutti under 30, oggi sono tra gli artisti più pagati e apprezzati a livello globale. Non solo scalano le classifiche con una facilità che non si vedeva dai tempi dei Beatles, ma ogni cosa che toccano si trasforma in oro andando immediatamente sold out.

È il fascino del lontano e dello sconosciuto. Se un tempo le donne prediligevano i tratti latini negli uomini e gli uomini guardavano alle orientali con un certo fascino, oggi la medaglia si è rovesciata ed è proprio il gentil sesso a cercare gli occhi a mandorla e lo stile che contraddistingue gli uomini dalla Corea.

La musica è il traino di questa ondata coreana in Italia, con i Bts come motore del fenomeno con le Army ( come vengono definite del fan del gruppo, ndr.) che organizzano su e giù per tutta la Penisola incontri in cui danzano in gruppo imitando le coreografie del gruppo o festeggiano compleanni e anniversari dei loro beniamini a colpi di bubble tea. Sdoganato il merchandise ufficiale del gruppo, tra cui la famosa «army bomb», una bacchetta in grado di illuminarsi e cambiare colore in base alla canzone che si sta ascoltando, anche i gruppi musicali conosciuti nel nostro Paese stanno aumentando a vista d'occhio. Tra questi è impossibile non menzionare le Blackpink, quartetto tutto al femminile che gode di una fama mondiale pari quasi a quella dei Bts, ma anche gli Exo, gli Shinee, gli Stray Kids e le Red Velvet.

Insomma, più che una moda passeggera sembra una vera e propria mania destinata solo a espandersi. Tanto che anche la moda sta subendo influenze importanti dal mondo coreano. Sempre più giovani, sia uomini che donne, guardano allo stile dei gruppi di idol e ne emulano i look dalla testa ai piedi. Spazio quindi ai capelli che cambiano colore in base all'umore o al trend del momento, con una gamma di colori che passa dall'azzurro (come quello sfoggiato più volte da Kim Taeyungh, V dei Bts) al rosso fuoco (di Jungkook). Per quanto riguarda le ragazze, gli occhi si truccano con colori cangianti, glitterati, sui toni chiarissimi del beige e una lunga linea di eyeliner nero o marrone, la pelle diventa il punto centrale di tutto il trucco: bianchissima e senza imperfezioni. Per quanto riguarda gli abiti, la parola d'ordine è osare: stampe diverse, colori che non si abbinano l'uno con l'altro, casacche ampie portate un po' cadenti e legate con cinturoni o gonne e pantaloncini vertiginosamente corti. Insomma, tutto è il contrario di tutto: purché sia super accessoriato, con braccia e orecchie così pieni di ninnoli. A guardare con attenzione al nuovo pop è anche l'alta moda. Eh sì, perché se pensate che gli abiti che queste star indossino siano di sconosciuti brand sudcoreani, vi sbagliate e di grosso. Gucci, Saint Laurent, Chanel, Valentino e Givenchy: tutti guardano al k-pop con attenzione e fanno a gara per vestire gli idol del momento. E l'impatto delle vendite è così imponente da aver spinto nient'altri che Mr. Kim Jones a vestire i sette Bangtan Boys in completi customizzati firmati Christian Dior durante il loro ultimo tour.

Sembra passata un'eternità da quando per la prima volta in Italia arrivava la hit di Psy, Gangnam Style con il suo balletto così tamarro e surreale da sembrare quasi una presa in giro. Quello, in realtà, era solo il primo passo di una pianificazione della Corea del Sud a livello globale per farsi conoscere al mondo e mostrare quando il Paese sia diverso dal suo gemello al Nord e cool al punto da far invidia al più famoso e gettonato Giappone.

Se negli anni Novanta e all'inizio del 2000 rimaneva l'America il fulcro e il centro dell'attenzione mediatica, con questi nuovi anni Venti il futuro dell'intrattenimento sembra pronto a cambiare sponda e passare a Oriente in tutti gli ambiti. Facile parlare del cinema, dopo la vittoria schiacciante di Bong Joon-ho e Parasite agli ultimi Oscar, un po' meno sviluppare un discorso che ruoti attorno alle centinaia di serie tv coreane che stanno spopolando anche nel nostro Paese grazie a Netflix e servizi come Viki. Lo streaming è l'anello di congiunzione tra la nostra cultura e quella coreana, fino a qualche anno fa così distante dai nostri canoni di bellezza e dal nostro stile di vita.

Eppure, a oggi, The King: the Eternal Monarch e Itaewon Class sono due delle serie tv più cercate sul colosso Netflix, al punto da superare, per interesse e iterazioni online, la più famosa Casa di Carta spagnola. Certo, rimane la barriera linguistica, ma a cosa servirebbero i sottotitoli se non ad abbattere un confine, ormai divenuto così sottile da essere quasi invisibile?

Ad avere un enorme impatto a livello economico in Italia, già da qualche stagione, è il comparto bellezza. I prodotti coreani sono sempre più richiesti. Maschere in tessuro, prodotti per la cura della pelle, creme con protezione solare anche in inverno sembrano ormai diventati parte della routine beauty anche di molte italiane che ricercano la bellezza senza tempo orientale.

Insomma, se un tempo era l'America a dettare le regole dei trend del momento, sembra proprio che il periodo d'oro a stelle e strisce sia sull'onda del declino a discapito di un mondo così lontano dal nostro che non sembra quasi vero e di tradizioni che piano piano si stanno ritagliando uno spazio anche nello stile di vita Occidentale.

Il fenomeno Bts esploso durante il lockdown

È durante il lockdown causato dal coronavirus che il fenomeno dei Bts sembra esploso in Italia. Acronimo di Bangtan Sonyeondan, o Bangtan Boys, il gruppo è prodotto dall'etichetta discografica sudcoreana Big Hit Entertainment fin dal suo debutto nel 2013.

La boy band, che segue i canoni dei gruppi musicali anni Novanta, con canzoni ritmate che si alternano a ballate tutte corredate da coreografie specifiche, è composta da sette persone: RM, Jin, Suga, J-Hope, Park Ji-min, V e Jeon Jung-kook.

Vincitori di molteplici premi a livello globale, durante la pandemia e dopo aver cancellato tutte le tappe del loro attesissimo tour mondiale, hanno battuto qualsiasi tipo di record organizzando il primo concerto online della storia. Il Bang Bang Con the Live è ora equiparato a concerti della portata di Woodstock o del Coachella ed entrerà nella storia per aver radunato, davanti agli schermi di tutto il mondo oltre 750.000 persone paganti e aver racconto quasi 20 milioni di dollari in biglietti digitali.

Nei giorni scorsi la Big Hit Entertainment ha annunciato che il 10 e 11 ottobre replicherà l'evento con una differenza sostanziale: alcuni fortunati potranno essere presenti fisicamente ai concerti dei Bts che si terranno con una nuova formula studiata per prevenire la diffusione del Covid-19.

Dieci serie tv da vedere

Le chiamano k-drama, ma a volte sono commedie così buffe da apparire quasi senza senso o storie romantiche, in costume. In Italia, se ne discute tanto, soprattutto online, dove i gruppi di appassionati di serie tv coreane abbondano. All'interno ci si scambia consigli su cosa vedere una volta terminata la serie "del momento" o dove seguire il proprio attore/attrice preferito.

Ne abbiamo selezionate dieci per voi.

1. Goblin (Viki)

2. The King: Ethernal Monarch (Netflix)

3. Hwarang (Viki)

4. Cinderella and the Four Knights (Viki)

5. Itaewoon Class (Netflix)

6. Heirs (Viki)

7. The Legend of the Blue Sea (Viki)

8. Love Alarm (Netflix)

9. What's Wrong with Secretary Kim (Viki)

10. Crash Landing on You (Netflix)

I vescovi hanno dubbi pure sul presepe
Ansa
Il Papa difende la natività: «Un dono di luce per un mondo che ha bisogno di speranza». Invece «Avvenire», quotidiano della Cei, si interroga se essa debba includere migranti e «marginali» . Scordando l’unico elemento essenziale: il Mistero dell’Incarnazione.

Mentre papa Leone XIV ci dice che il presepe è «un dono di luce per il nostro mondo che ha tanto bisogno di poter continuare a sperare», nello stesso giorno il quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire, dedica - con richiamo in prima - una pagina intera intitolata «Presepe, attualità o tradizione?», dove ci si interroga se quella ricostruzione ideata nel 1223 a Greccio da San Francesco sia ancora valida per il nostro tempo. E poi si chiedono, sempre i medesimi vescovi, dai più ai meno importanti, perché si svuotano le chiese e i fedeli appaiono disorientati... Mettiamo il caso di un fedele che sia abbonato ad Avvenire e anche a Vatican News che lo aggiorna sui pronunciamenti del Papa e, lo stesso giorno, legga ambedue. Capirete bene che o gli prende lo sconforto, o non ci capisce più nulla o ancora, consapevole che la Chiesa cattolica è gerarchica, dà ragione al Papa e se ne frega del dibattito di Avvenire. Soluzione, questa, più sana e più giusta.

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La Ue espropria i beni russi per continuare la guerra
Kaja Kallas (Ansa)

I commissari europei per gli Affari esteri sono sempre state figure irrilevanti nello scenario globale. Pur rappresentando quasi mezzo miliardo di persone e 27 Paesi, tra cui alcune delle principali economie mondiali, il loro parere conta meno di zero.

Non parlo di Federica Mogherini, un peso piuma dei rapporti internazionali che solo ora - a causa dell’inchiesta che ha portato al suo fermo giudiziario - è riemersa dal limbo in cui era confinata dopo la fine della sua carriera politica. No, penso anche a Lady Ashton o Josep Borrell, il predecessore dell’attuale commissario Kaja Kallas: di loro, del loro ruolo nelle diverse crisi che si sono succedute, non resta traccia.

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Il centrodestra non può fare battaglie pro aborto
Paolo Calcinaro (Ansa)
Mentre la sinistra evoca spettri neofascisti per una rassegna letteraria maceratese, in realtà ispirata al futurismo, il nuovo assessore regionale alla Sanità si converte alle linee guida di Speranza sulla Ru486.

Pare che nelle Marche sia tornato il fascismo. Almeno così sostiene la sinistra di Macerata che da qualche giorno ha alzato le barricate contro - udite - una rassegna letteraria chiamata Letture maceratesi. Per rintracciare i segni del regime, i progressisti locali hanno addirittura chiesto perizie a storici dell’arte come Tomaso Montanari, il quale ha rinvenuto sul manifesto della kermesse chiarissime tracce di fascisteria: i caratteri utilizzati sono un po’ troppo futuristi. E pazienza se Macerata è stata una delle culle del futurismo: bisogna cancellare ogni memoria, fare piazza pulita di ogni cultura deviante.

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L’indebitamento comune è indigeribile per Friederich Merz, che intende escludere dai giochi la Bce, esponendo Euroclear al rischio crac.

Emergono particolari sempre più interessanti e preoccupanti sul tema del prestito all’Ucraina, coinvolgendo in qualche modo gli asset russi sequestrati in Belgio, le finanze pubbliche degli Stati membri e la Bce, in un abbraccio che ogni giorno si fa sempre più rischioso. Ieri vi abbiamo riferito che il complesso schema finanziario con cui la Ue preleverebbe 90 miliardi dalla liquidità russa presso i conti di Euroclear in Belgio, contro il rilascio di un «pagherò» infruttifero ai belgi, consentendo così a Bruxelles di erogare il prestito a Kiev, e si concluderebbe con il «pagherò» che finisce in portafoglio alla Bce, sarebbe un finanziamento monetario, di fatto, degli Stati membri vietato dai Trattati.

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