
Specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame? Se vi accettate solo quando siete i primi della classe, significa che dipendete troppo dal giudizio degli altri e avete bisogno di questo corso di autostima. Che aumenta grazie al superamento delle difficoltà.Ma se tutte le volte che papà e mamma mi guardavano, dicevano: «Che schifezza 'sto scarafaggio, ma noi che mai avremo fatto di male?», allora per me sarà facile avere un io rattrappito. Che è qualcosa che fa un male terribile, è come avere un'ustione sull'anima, viene anche mal di schiena. E con un io rattrappito, siccome non so chi sono, continuo a guardare in faccia gli altri nella speranza che gli altri mi rimandino col loro sguardo l'informazione per sapere io chi accidenti sono.Molte persone con un io rattrappito, cercano di diventare la più bella del reame. Se sono la più bella del reame, per dieci minuti ho l'illusione di avere un io forte. È una situazione dove ci sono solo due posizioni: tutto o nulla. O sono la più bella del reame, o non valgo nulla. Prendo 30 e lode, sempre 30 e lode, solo 30 e lode, altrimenti non valgo niente. Vado a dare gli esami solo quando ho la certezza assoluta di prendere 30 e lode. Vale a dire mai. Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame? L'illusione dura solo dieci minuti, queste persone hanno continuamente bisogno di una rassicurazione. Avete notato che la regina chiede allo specchio chi è la più bella del reame? Non potrebbe deciderlo da sé? Queste persone hanno un io rattrappito, non si fidano del proprio giudizio. Devono ricorrere sempre a un giudizio esterno: il concorso di bellezza, il voto, il denaro, il peso.Specchio specchio delle mie brame, chi è la più magra del reame? Questo è lo schema dei disturbi alimentari. C'è solo una cosa che mi rende più felice di aver perso un chilo: la mia vicina di casa ne ha presi… due. Se l'informazione che valiamo poco da noi interiorizzata ci arriva da papà e mamma, allora è un grosso problema. Qui è importante ricordare che tanto più un genitore è critico con se stesso, tanto più è critico col proprio figlio. L'assassinio del proprio figlio è un suicidio differito. L'aggressione a un proprio figlio è un'autoaggressione differita. Se mamma e papà sono il primo fattore in base al quale stabiliamo il nostro valore, ce ne sono anche altri.Fattore numero due: nonni, cugini di primo e secondo grado e soprattutto fratelli. Attenzione alla posizione di fratello minore: inevitabilmente ha passato l'infanzia confrontato a uno più grande, quindi più bravo in qualsiasi cosa. È possibile che il nostro fratello più grande ci abbia trattato un po' da tonti, moltiplicato per tutta un'infanzia, è diventato uno stillicidio di sfiducia. Se ci ha tirato su la nonna, e ci detestava, ha avuto il suo peso. Fattore numero 3: i nostri stramaledetti compagni di scuola. La causa più frequente della disperazione infantile e adolescenziale sono le aggressioni dei compagni di scuola. Noi interiorizziamo quello che ci hanno detto e ci stiamo male decine di anni dopo. Non è vero che è sempre colpa di papà e mamma. Anche il gruppo o la società possono essere patogeni. L'esempio di gruppo patogeno è anche la moda: dagli anni Sessanta la moda è disegnata da persone che non amano il corpo delle donne. È una moda fatta per individui troppo alti e privi di grasso corporeo sottocutaneo, situazione quest'ultima gravissima per la salute delle donne. Se dico a un pesce che l'unica cosa che ha un senso nella vita è arrampicarsi sugli alberi, la sua autostima sarà danneggiata. Un insegnante aggressivo può distruggere l'autostima. Possono essere necessari anni per ricostruirla. Potenzialità possono essere perse per sempre. Un gruppo diventa patogeno anche per autoaggressione. Che cosa ignobile essere delle creature umane: gli animali sono migliori. Quanto siamo immondi noi occidentali. Che squallore essere italiani. Imparare subito a vergognarsi di se stessi è un buon sistema per passare la vita a margine, accoccolati sul bordo della strada, badando a non disturbare.Fattore numero 4: il dolore. Nel nostro cervello il dolore è collegato alla punizione, e quindi alla colpa, e di conseguenza alla vergogna. Le persone che subiscono dolore, anche se non ne sono responsabili, provano vergogna. Questo è il problema dei sopravvissuti ai campi di sterminio, o delle persone che hanno subito aggressioni sessuali. Quando la vita ci prende sistematicamente a calci, cominciamo a considerarci come individui che quei calci se li sono meritati. I cani bastonati senza colpa, a casaccio, sono pavidi, timidi, disperati, con la coda tra le gambe: il segno della vergogna.Fattore numero 5: eccesso di facilità o di difficoltà. Se tutto è facilitato, se non ci sono ostacoli, se tutto è perdonato, se non ci sono sfide, l'autostima non si forma. L'autostima nasce dal superamento degli ostacoli. Dove gli ostacoli sono troppo grandi, insuperabili, non si forma e lo stesso vale dove gli ostacoli non ci sono.Prendiamoci qualche minuto di tempo e ricordiamo se c'è stato nella nostra storia passata, in particolare nella nostra storia infantile, qualcosa che ci ha schiacciato, che ci ha fatto sentire inutili e stupidi. Potrebbe anche essere stato qualcosa di completamente involontario. La morte di una persona amata, essere stati coinvolti in un incidente stradale, una malattia: sono tutte situazioni dove siamo costretti a sperimentare la nostra impotenza e che possono quindi spingerci a sentirsi impotenti. Ricostruiamo l'episodio che più ci ha dato il senso della nostra impotenza e analizziamolo.Ora domandiamoci: Quanto ci stimiamo? Propongo quattro test di autoanalisi con relativo punteggio. Primo. Rispetto alle capacità richieste dal tuo impiego, ti definisci:4 molto bravo3 Bravo 2 Scarso 1 Io uno come me non lo avrei assunto 1 Sono disoccupato e non è colpa mia0 Sono disoccupato e lo sarò sempre, chi vuoi che mi assuma.Secondo. Una persona ti fa un complimento, tu sei:1 Imbarazzato, è evidente che è una balla, che almeno non mi prendano in giro2 Penso che sia una persona cortese2 Finalmente qualcuno si accorge di me e dei miei meriti, sono stufo che nemmeno mi vedano (dovrebbe essere 3, ma resta 2 perché la lagnosità è sempre un brutto segno)4 Dico grazie e sono contento.Terzo. Il nostro vicino di casa ci informa che ha vinto la lotteria, oppure che è stato promosso, oppure che ha venduto il soggetto per un film a Steven Spielberg:9 Sono felice per lui (complimenti, siete madre Teresa!)-2 Sono molto più felice di come sarei se quelle cose fossero successe a me (è evidentemente una balla)8 Sono contento che lui abbia successo perché io ho il mio2 Sono furioso e mi sento inferiore0 Ecco, a me va sempre tutto da schifo, questa sarà tutta la mia vita, sentirmi da schifo.Quarto. Vai al supermercato, alla cassa ti dicono che sei il cliente numero 100.000 e per questo hai vinto 100 euro. Il giorno dopo, in un altro supermercato, il cliente davanti a te è il numero 100.000 e vince 1.000 euro, mentre tu, che sei dietro di lui, vinci 200 euro. Come ti senti?0 Furioso: se non fosse stato per mia suocera che voleva la marmellata di arance e peperoncino avrei fatto prima e sarei stato io il primo0 Frustrato: ha vinto quello scarafaggio che aveva preso solo un barattolo di senape10 Contento il doppio di quando hai vinto 100 euro.Come si aumenta, allora, l'autostima? Quando è bassa, così bassa che non abbiamo il coraggio di fare nulla, così bassa che ci odiamo? Ricostruiamo cosa l'ha causata. Analizziamo tutto da un punto di vista cognitivo, cioè dei pensieri, riscopriamo le parti migliori della nostra infanzia. Se la nostra autostima è bassa, se il nostro odiarci nasce da papà e mamma, perdoniamoli. Se non sono stati fieri di noi è perché non lo erano di loro stessi. La liberazione degli schemi patologici dell'infanzia si può avere solo attraverso il perdono. Il nostro io inconscio tende a realizzare quello cui stiamo pensando. Se siamo continuamente bloccati sul ricordo delle umiliazioni subite, il nostro io inconscio fabbricherà umiliazione. È tutto qui. Se spostiamo il ricordo alle volte in cui mamma ci ha regalato la bambola, alla volta in cui papà ci ha portato al circo, il nostro pensiero cambia, la nostra autostima finalmente comincia a funzionare, la nostra vita cambia. Facciamo in modo che quel ricordo riempia tutto il nostro pensiero. Il perdono per quello che non abbiamo avuto e la gratitudine per quello che abbiamo avuto, per quanto poco possa essere stato, sono le uniche chiavi per liberare la nostra psiche. Prendiamoci qualche minuto di tempo e ricordiamo quando c'è stato nella nostra storia passata qualcosa che ci ha dato coraggio. Impariamo a dare il giusto significato ai ricordi dolorosi, a levare loro forza e colore.
Maria Chiara Monacelli
Maria Chiara Monacelli, fondatrice dell’azienda umbra Sensorial è riuscita a convertire un materiale tecnico in un veicolo emozionale per il design: «Il progetto intreccia neuroscienze, artigianato e luce. Vogliamo essere una nuova piattaforma creativa anche nell’arredamento».
In Umbria, terra di saperi antichi e materie autentiche, Maria Chiara Monacelli ha dato vita a una realtà capace di trasformare uno dei materiali più umili e tecnici - il cemento - in un linguaggio sensoriale e poetico. Con il suo progetto Sensorial, Monacelli ridefinisce i confini del design artigianale italiano, esplorando il cemento come materia viva, capace di catturare la luce, restituire emozioni tattili e raccontare nuove forme di bellezza. La sua azienda, nata da una visione che unisce ricerca materica, manualità e innovazione, eleva l’artigianato a esperienza, portando il cemento oltre la funzione strutturale e trasformandolo in superficie, texture e gioiello. Un percorso che testimonia quanto la creatività, quando radicata nel territorio e nel saper fare italiano, possa dare nuova vita anche alle materie più inattese.
Diego Fusaro (Imagoeconomica)
Il filosofo Diego Fusaro: «Il cibo nutre la pancia ma anche la testa. È in atto una vera e propria guerra contro la nostra identità culinaria».
La filosofia si nutre di pasta e fagioli, meglio se con le cotiche. La filosofia apprezza molto l’ossobuco alla milanese con il ris giald, il riso allo zafferano giallo come l’oro. E i bucatini all’amatriciana? I saltinbocca alla romana? La finocchiona toscana? La filosofia è ghiotta di questa e di quelli. È ghiotta di ogni piatto che ha un passato, una tradizione, un’identità territoriale, una cultura. Lo spiega bene Diego Fusaro, filosofo, docente di storia della filosofia all’Istituto alti studi strategici e politici di Milano, autore del libro La dittatura del sapore: «La filosofia va a nozze con i piatti che si nutrono di cultura e ci aiutano a combattere il dilagante globalismo guidato dalle multinazionali che ci vorrebbero tutti omologati nei gusti, con le stesse abitudini alimentari, con uno stesso piatto unico. Sedersi a tavola in buona compagnia e mangiare i piatti tradizionali del proprio territorio è un atto filosofico, culturale. La filosofia è pensiero e i migliori pensieri nascono a tavola dove si difende ciò che siamo, la nostra identità dalla dittatura del sapore che dopo averci imposto il politicamente corretto vorrebbe imporci il gastronomicamente corretto: larve, insetti, grilli».
Leonardo
Il fondo è pronto a entrare nella divisione aerostrutture della società della difesa. Possibile accordo già dopo l’incontro di settimana prossima tra Meloni e Bin Salman.
La data da segnare con il circoletto rosso nell’agenda finanziaria è quella del 3 dicembre. Quando il presidente del consiglio, Giorgia Meloni, parteciperà al quarantaseiesimo vertice del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), su espressa richiesta del re del Bahrein, Hamad bin Isa Al Khalifa. Una presenza assolutamente non scontata, perché nella Penisola araba sono solitamente parchi con gli inviti. Negli anni hanno fatto qualche eccezione per l’ex premier britannica Theresa May, l’ex presidente francese François Hollande e l’attuale leader cinese Xi Jinping e poco altro.
Emmanuel Macron (Ansa)
Bruxelles apre una procedura sull’Italia per le banche e tace sull’acciaio transalpino.
L’Europa continua a strizzare l’occhio alla Francia, o meglio, a chiuderlo. Questa volta si tratta della nazionalizzazione di ArcelorMittal France, la controllata transalpina del colosso dell’acciaio indiano. La Camera dei deputati francese ha votato la proposta del partito di estrema sinistra La France Insoumise guidato da Jean-Luc Mélenchon. Il provvedimento è stato approvato con il supporto degli altri partiti di sinistra, mentre Rassemblement National ha ritenuto di astenersi. Manca il voto in Senato dove l’approvazione si preannuncia più difficile, visto che destra e centro sono contrari alla nazionalizzazione e possono contare su un numero maggiore di senatori. All’Assemblée Nationale hanno votato a favore 127 deputati contro 41. Il governo è contrario alla proposta di legge, mentre il leader di La France Insoumise, Mélenchon, su X ha commentato: «Una pagina di storia all’Assemblea nazionale».






