
Altro che Luca Lanzalone, la vicenda che vede protagonisti Luca Lotti e Luigi Dagostino, socio del padre di Matteo Renzi, scotta. Ho aspettato fino a sera che qualche riga comparisse sui siti Internet dei giornaloni. Non dico d'apertura della pagina Web - no, questo no - ma almeno tra le brevi, fra la notizia della vacanza dimagrante di Maria Elena Boschi e l'intervista strappa lacrime a Eleonora Brigliadori. E invece niente: la grande stampa ha deciso che un signore finito agli arresti, che va a Palazzo Chigi per incontrare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, portandosi dietro il pm che indaga su di lui, pm che a sua volta è nei guai per una serie di accuse, non è una cosa degna di meritare un richiamino neanche piccolo piccolo. Eh, già, c'è da capirli. Chi lo conosce questo Luigi Dagostino, mica ha fatto la presentatrice tv come la Brigliatori.Dagostino, lo diciamo per chi si fosse perso le puntate precedenti, è un imprenditore di Barletta, che ha messo a segno alcune importanti operazioni immobiliari, una delle quali l'outlet alle porte di Firenze. Per qualche tempo è anche stato socio di Tiziano Renzi, il babbo del più noto Matteo, e proprio per i suoi rapporti con il papà dell'ex presidente del Consiglio ed ex segretario del Pd, è finito nei pasticci, accusato di fatture false in concorso con i genitori del senatore semplice di Scandicci. A un certo punto, temendo l'inquinamento delle prove, i pubblici ministeri di Firenze che indagano sulla faccenda hanno deciso di metterlo agli arresti. Una volta messo al gabbio il costruttore, gli inquirenti hanno passato al setaccio le sue agende, ricostruendo non soltanto gli appuntamenti con Renzi padre, ma anche una serie di incontri al bar con un pm di nome Antonio Savasta. Ovviamente prendere un caffè con un magistrato non è un reato, ma se la toga in questione è titolare di un'indagine che ti riguarda il caffè diventa sospetto. Nel nostro caso però gli incontri al bar non si esauriscono con una tazzulella, ma un bel giorno dell'estate 2015 si traducono in un viaggio a Roma di Dagostino, in quel momento oggetto di un'indagine della Guardia di finanza, e di Savasta, cioè del pm che ha in mano l'indagine su Dagostino. Che cosa va a fare nella capitale la strana coppia? A incontrare Luca Lotti, all'epoca sottosegretario di Stato oltre che braccio destro del presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Perché Dagostino e Savasta vanno da Lotti? Perché Savasta vuole presentare all'uomo politico un suo disegno di legge in materia di rifiuti, dice Dagostino. Certo è che in quel periodo il pm aveva qualche fastidio per la denuncia di due imprenditori, i quali avevano fatto il suo nome per una presunta concussione, vicenda che qualche tempo dopo lo indurrà a chiedere il trasferimento ad altro ufficio. E proprio in quel periodo, mentre pende la domanda del giudice di cambiar aria, Dagostino guarda caso è a una festa a Roma cui partecipa Giovanni Legnini, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, organo competente per i trasferimenti e i provvedimenti disciplinari delle toghe. E alla festa, altro caso sorprendente, c'è anche Antonio Savasta, ossia il pm che doveva valutare le vicende di Dagostino ma che a sua volta doveva essere valutato dal Csm.Allora, vediamo di ricapitolare. C'è un pm che indaga ma è a sua volta indagato. C'è un indagato che prende abitualmente il caffè al bar con il pm che sta indagando su di lui. C'è un sottosegretario di Renzi che riceve a Palazzo Chigi un pm che indaga su un imprenditore che finirà indagato insieme al babbo di Renzi. C'è un vicepresidente del Csm che partecipa a una festa dove vanno anche l'imprenditore e il pm che indaga ed è indagato. Insomma, una serie di fortuite coincidenze che alla fine scaturiscono in un'indagine per intralcio alla giustizia e corruzione a carico di Antonio Savasta.Tutto ciò, rivelato ieri dal nostro Giacomo Amadori sulla Verità, non ha però destato la curiosità dei giornaloni e neppure dei tg. I quali, come è noto, dedicano aperture e titoli solo quando di mezzo ci sono esponenti vicini alla Lega o ai 5 stelle. Infatti, distratti com'erano con gli aperitivi di Luca Parnasi, Luca Lanzalone e Giancarlo Giorgetti non potevano certo dedicare tempo e spazio a una notizia che ha per protagonisti Dagostino, Savasta, Lotti e compagnia. Quella dell'immobiliarista romano con il suo vicino di casa parlamentare doveva per forza essere una cena segreta e dunque meritare la prima pagina e l'apertura dei tg. Mentre un incontro a Palazzo Chigi fra un imprenditore poi arrestato e un giudice poi indagato e il sottosegretario amico di Renzi no, non è degno neppure di una riga sul sito dei principali organi di informazione. Ovvio, meglio lasciare spazio alle tisane sorseggiate dalla Boschi nell'hotel dei vip a Merano e alle cure anticancro della Brigliadori. Quelle sì che sono notizie.
Mario Draghi (Ansa)
L’ex premier si accorge soltanto ora che gli obiettivi green sono «irrealizzabili». Poi critica la burocrazia continentale: «Troppo lenta, potrebbe non riuscire a riformarsi». Il suo piano B: alcuni Stati facciano da sé.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
- La Corte d’appello di Bologna ha disposto la consegna di Sehrii Kuznietsov, l’ucraino accusato di aver danneggiato il gasdotto nel 2022. Crosetto: «Disponibili su Samp-T e aerei radar». M5s e Calenda esortano il governo al confronto in Aula su «Sentinella Est».
- Invasione nazista, Berlino secca: «Soldi alla Polonia? Storia chiusa». Merz: «Ma siamo al fianco di Varsavia». Presto possibile vertice Trump-Zelensky.
Lo speciale contiene due articoli.
Ansa
- Massiccia invasione via terra e raid con droni ed elicotteri. Crosetto: «Decisione sbagliata». Il Papa chiama il parroco Romanelli: «Preoccupato». Ira dei parenti degli ostaggi: «Così Netanyahu li uccide».
- Mobilitazione indetta per venerdì. Liti nella Flotilla, Greta lascia il direttivo e cambia imbarcazione. Il dem Scotto, in navigazione: «Sempre in contatto con la Farnesina».
Lo speciale contiene due articoli.
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
Schierati da poco in Estonia, gli F-35 italiani hanno avuto una parte importante nell’intercettazione di velivoli russi e nel pattugliamento in seguito allo sconfinamento dei droni di Mosca in territorio polacco. Da agosto l’Aeronautica italiana è al comando della Baltic Air Policing.
L'articolo contiene una gallery fotografica.
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
Continua a leggereRiduci