2018-06-19
Non poter tifare è brutto. Gufare i tedeschi è splendido
Ora che i Mondiali sono entrati nel vivo, si fa largo un sentimento perfino più forte del lutto per l'assenza dei nostri azzurri. La goduria di vedere le altre grandi nazionali impantanarsi davanti a squadrette composte da onesti idraulici e carpentieri.Comincio a pensare che questi mondiali senza Italia siano una cosa meravigliosa. Mi ero preparato al lutto, alla mancanza, alle crisi di astinenza. Immaginavo serate lugubri senza poter tifare insieme con i miei figli, raccontando loro per la centesima volta del gol di Tardelli e dell'emozione di quell'indimenticabile 1982 («E basta papà»). Avevo riposto le bandiere e le maglie azzurre negli scaffali più nascosti per non rischiare di inciampare nella nostalgia di quando cantavamo l'inno tutti insieme prima del calcio d'inizio. E pensavo con un po' di rassegnazione di dover dimenticare le grigliate in giardino salsiccia, gol e birra davanti alla tv, nelle notti magiche di giugno. Invece, lo confesso: non mi sono mai divertito tanto come quest'anno, che la nostra Nazionale non c'è. Devo sentirmi in colpa? Lo so, fa un certo effetto vedere gli azzurri che si cimentano soltanto sui campi delle Seychelles e delle Maldive, segnando indimenticabili gol nei villaggi vacanza, dopo averci portato alla più vergognosa eliminazione della nostra storia. Ma, ora che i Mondiali sono entrati nel vivo, è bello scoprire che il lutto non è così profondo. Non quanto avevo immagino almeno. Anzi, mi trovo a godere, più del previsto, per le difficoltà delle altre grandi nazionali, che s'impantanano contro piccole squadre, a volte composte solo da onesti idraulici e carpentieri. Sadismo? Perfidia? Spirito di vendetta? Non lo so. Ma se non altro c'è la consapevolezza rassegnata che a noi non può più succedere nulla. Nulla di peggio, calcisticamente parlando. Ecco: essere fuori dai giochi mi ha provocato un dolore a novembre. Ma adesso, partita dopo partita, mi regala una inaspettata pace dei sensi. E, insieme, un sottile piacere, quasi una goduria nel poter gridare senza freni «forza Islanda» contro l'Argentina. O «arriba Mexico» contro la Germania. Ma li avete visti i tedeschi? Quelli che vogliono insegnare organizzazione al mondo intero? Quelli che vogliono dare lezioni su come si gioca in tutti i campi della vita? L'altro giorno, in campo, sembravano in completa balìa degli Speedy Gonzales messicani. E ditemi se non è stato bellissimo guardare l'ordine teutonico sgranarsi di fronte alle folate al sapor di chili, tapas e Cucaracha. Non so quanto sia il debito pubblico del Messico, né il rapporto deficit-Pil, probabilmente quest'ultimo non rientrerebbe nei parametri di Maastricht. Ma stavolta la Germania non ha potuto chiedere rigore. Se non altro perché faticava anche ad arrivare in area. Si affannava inutilmente. Si perdeva nella sua prosopopea. Si faceva infilare in contropiede. Non è meraviglioso? «I messicani sono stati più intelligenti di noi», sono stati costretti ad ammettere i tedeschi, elogiando la squadra avversaria. Ad allenare la quale c'è un ex muratore già immigrato clandestino: un altro duro colpo alla politica di accoglienza della Merkel? E i francesi? Li avete visti? Sono entrati in campo avvolti dalla loro solita grandeur e poi hanno tremato fino all'ultimo contro i canguri australiani. Sono riusciti a salvarsi solo grazie alla Var sperimentata con successo nel campionato italiano: ora potrebbe essere che Salvini la voglia mettere anche alla frontiera di Ventimiglia. Che ne dice Macron? E i pluricampioni del Brasile? I maestri di calcio, fenomeni del fútbol, sono stati bloccati sul pareggio dai cugini di Heidi, quegli svizzeri senza stelle, a parte quelle che fanno vedere agli avversari a suon di pestoni. Senza dimenticare naturalmente l'Argentina di Messi, il giocatore più forte del mondo, bloccata sul pareggio dall'Islanda dell'allenatore-dentista e del portiere-cameraman. Il quale portiere, per altro, ha pure parato un rigore al medesimo Messi, che dal dischetto sembrava infallibile come il Papa. Tempi duri per gli argentini infallibili, evidentemente. Lo vedete? Se ci fosse stata la nostra Nazionale tutto sarebbe stato sommerso dal grido Italia-Italia. Questo campionario di storie incrociate, di sottili soddisfazioni, di piccole emozioni, il piacere di vedere qualche bella partita in serenità, il gusto delle sorprese, la goduria della gufata (cui, per altro, da tifoso del Toro sono abbonato da anni), questa tavolozza di colori sarebbe stata sovrastata da un'unica tinta, azzurro intenso. Quasi un peccato, no? Ecco, non arrivo a ringraziare mister sVentura per averci negato la partecipazione ai Mondiali, per l'amor del cielo, e gli auguro di non allenare più nemmeno la rappresentativa dei pulcini di fagiano, però non riesco a sentire la mancanza dell'Italia. Proprio non ci riesco. Non mi manca la retorica di quelli che si scoprono italiani solo per la Nazionale. Non mi mancano i tricolori esibiti con orgoglio solo per festeggiare un gol. Non mi manca l'entusiasmo di quelli che pensano che il fuori gioco sia una variante del burraco o un particolare tipo di mestolo, ma che nonostante questo ogni quattro anni si sentono in dovere di parlare di tattiche come se fossero Arrigo Sacchi in miniatura. Non mi mancano i maxischermi in piazza, le voci strozzate dei telecronisti, il Paese che si ferma per la partita, il «dovere di stringersi attorno agli azzurri», «l'Italia che si ritrova unita davanti alla tv», non mi mancano i fiumi di «volemose bene», i falsi abbracci in piazza, i caroselli delle auto anche per una vittoria al primo turno. Non mi manca niente di tutto questo: faccio fatica ad ammetterlo anche a me stesso, ma questi Mondiali me li sto godendo come poche volte mi era capitato. Le grigliate in giardino, per altro, si possono fare anche per Tunisia-Inghilterra. Partecipano solo appassionati di calcio o di Brexit. E la salsiccia, in tutta serenità, si gusta pure meglio.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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