2021-01-31
Non lasciamo il green alla sinistra
Interpretare la transizione energetica in chiave espansiva non solo è possibile, ma è forse l’unica via per imprimere un elevato ritmo alla crescita economicaPresidente associazioneGuido CarliIl 12 dicembre 2020 ricorrevano cinque anni dalla firma dell’Accordo di Parigi (Cop21). Da allora, nella società, nel mondo degli affari e sul piano politico hanno avuto luogo importanti trasformazioni che stanno cambiando il modo in cui le persone percepiscono l’ambiente naturale e l’impatto che l’attività umana esercita su di esso. È innegabile che oggi siamo più pronti ad affrontare la sfida climatica di quanto non fossimo nel 2015 ma è doveroso evidenziare che mentre in questi anni si andava consolidando la necessità di agire con urgenza nella mitigazione dei cambiamenti climatici, le emissioni di CO2 del settore energetico sono aumentate di oltre un miliardo di tonnellate annue. Si potrebbe concludere che dalla Cop21 a oggi la lotta al cambiamento climatico sia entrata nel vivo, ma solo a parole.Con urgenza bisogna passare ai fatti; a patto di tenere bene in considerazione il punto di partenza delle diverse aree del mondo. Per esempio, evitando di dimenticare che 580 milioni di persone in Africa non hanno ancora accesso all’elettricità e che per molti paesi asiatici il carbone è il mezzo più economico per uscire dalla povertà. Dimezzare le emissioni annue globali entro il 2030 e arrivare a zero emissioni nette entro la metà del secolo è tecnicamente possibile, senza pregiudicare il benessere acquisito da alcuni abitanti del pianeta Terra né l’aspirazione al benessere che gli altri hanno non solo il diritto, bensì il dovere di coltivare. Il 2021 sarà l’anno della verità. Non solo per gli importanti appuntamenti in programma, tra i quali il summit sull’energia che si terrà a settembre nell’ambito dell’Assemblea generale delle Nazioni unite e la Cop26 di Glasgow che avrà luogo a novembre. Ma soprattutto per verificare se la ripresa porterà con sé un aumento delle emissioni come accadde nel 2010 o se, invece, il mantra della ripresa sostenibile – che è a oggi un guscio vuoto – diventerà una realtà concreta. Analisi dell’International monetary fund (Imf), dell’International energy agency (Iea) e dell’International renewable energy agency (Irena) ci dicono che interpretare la transizione energetica in chiave espansiva non solo è possibile, ma costituisce forse l’unica via per imprimere un elevato ritmo alla crescita economica.La presidenza del G20 e la co-presidenza della Cop26 daranno all’Italia un ruolo di primo piano sulla scena internazionale in quest’anno così importante per la sfida climatica. In coordinamento con la Gran Bretagna, che parallelamente presiede il G7, l’Italia avrà la responsabilità di dare un reale contenuto alla sfida della ripresa sostenibile, evitando che queste parole diventino nient’altro che uno slogan semplice e vacuo. Italia e Gran Bretagna dunque giocheranno un ruolo cruciale per imprimere una svolta decisiva.Il motto «persone, pianeta, prosperità» che la presidenza italiana del G20 ha fatto proprio e che si lega a doppio filo con il Green Deal dell’Unione europea e il Next Generation Ee, deve essere reso coerente con le esigenze di una comunità internazionale che ambisca a riempire di significato la altrimenti astratta formula dello sviluppo sostenibile. Tuttavia, la capacità dell’Italia di coagulare il consenso dei grandi della Terra attorno alle «tre P» dipenderà in larga misura dalla declinazione che daremo loro a «casa nostra». L’inadeguatezza delle prime versioni del Recovery plan ha alimentato nel Paese la preoccupazione. Ne è scaturita una crisi di governo il cui esito auspicabile non può che essere quello di far maturare un nuovo clima politico, tale da fugare ogni dubbio su un impiego dei fondi europei che si riveli adeguato alle esigenze di ripartenza della nazione e sia in grado di superare l’inconcludenza, le lacune e i limiti evidenziati fino a oggi. Un compromesso al ribasso sarebbe esiziale per il futuro economico e per la credibilità internazionale dell’Italia.
Gabriele D'Annunzio (Getty Images)
Lo spettacolo Gabriele d’Annunzio, una vita inimitabile, con Edoardo Sylos Labini e le musiche di Sergio Colicchio, ha debuttato su RaiPlay il 10 settembre e approda su RaiTre il 12, ripercorrendo le tappe della vita del Vate, tra arte, politica e passioni.
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