2022-04-30
Non c’è fine all’appetito della Mela. Adesso ci dirà anche cosa ricordare
L’aggiornamento del sistema operativo Apple interverrà sulla funzione Memories: per esempio, foto relative a luoghi legati all’Olocausto non verranno più suggerite. L’algoritmo manipola sempre più il nostro vissuto.Il prossimo aggiornamento del sistema operativo Apple potrebbe prevedere limitazioni allo strumento Ricordi: non verranno più suggerite all’utente vecchie foto relative a luoghi dell’Olocausto. Così, con la scusa di non rischiare di banalizzare una tragedia, l’algoritmo di Cupertino plasmerà il nostro vissuto. Fra le molte prerogative che gli smartphone si sono presi, c’è quella di essere una stampella emotiva, un balsamo per l’anima. Aiutano a ridurre lo stress, a dormire meglio, a essere più calmi o produttivi. «C’è un’app per questo», recitava trionfale uno spot della Apple di tanti anni fa, predicando la versatilità estrema dei suoi prodotti. Che, tra le mille altre cose, sanno ripescare e romanzare i nostri scatti; renderli accattivanti vestendoli di musica e suadenti effetti speciali. In automatico: basta entrare nell’applicazione «Foto» e cercare la sezione «Ricordi». Si troveranno collage del passato impacchettati da un algoritmo, un meccanismo capace di riconoscere e associare volti, situazioni, destinazioni, combinandoli in un flusso in grado di produrre nostalgia, allegria, sensazioni assortite. Questi pacchetti di memoria possono anche essere trasformati in notifiche, che baluginano sullo schermo resuscitando in bella vista frammenti di ieri.Ogni atomo di tempo ha diritto a partecipare al flusso di coscienza orchestrato dall’intelligenza artificiale: la festa di un parente, una fuga per il fine settimana, un lieto evento come una nascita o un matrimonio. Almeno fino a oggi, o comunque ancora per un po’: la notizia, riportata da alcuni blog americani, tra i quali 9to5mac.com, è una modifica inserita in un prossimo aggiornamento del sistema operativo dell’azienda californiana. Accadrà che determinati ricordi su iPhone e iPad verranno esclusi per principio, non saranno più selezionati a priori dal sistema. In particolare, tutte le foto scattate in siti classificati come sensibili (le cosiddette «Sensitive locations») quali i campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau e Dachau, la casa di Anna Frank, più varie località connesse all’Olocausto. Peraltro, nulla esclude che l’elenco venga raffinato, rinforzato, si allunghi. O magari, chissà, l’azienda farà marcia indietro, visto che la versione definitiva del programma è in via di sviluppo.Per essere chiari, Apple non cancellerà queste foto dal cloud degli utenti, dove sono custodite e catalogate, sarebbe una mossa tanto insensata quanto impensabile. Però individuerà quelle che risalgono ai luoghi inseriti nella sua lista stilata a tavolino (non da un algoritmo, si spera) per non proporle più tra i ricordi. Lo stesso accadrà alle immagini realizzate nei dintorni, in un raggio specifico, perché probabilmente si riferiscono alla medesima esperienza. La logica è intuibile: evitare che situazioni ad alto tasso di coinvolgimento emotivo, specie per alcune persone, possano essere trasformate da un cervellone senza consapevolezza storica in una clip stucchevole, dalla colonna sonora gioiosa e dunque inopportuna. Presumendo inoltre che una situazione di commozione, di ragionevole dolore, non sia proprio in cima alla lista degli attimi che si vogliono rivivere in un giorno feriale qualsiasi. Le buone intenzioni, indiscutibili, non sempre portano agli esiti sperati. «Non tutte le memorie sono felici, né dovremmo aspettarci che lo fossero. È un modo poco salutare di vivere»; «Che parametri usa Apple?», sono alcuni dei tanti commenti apparsi sul sito specializzato 9to5mac, che riporta la notizia dell’aggiornamento. Mentre utenti particolarmente infervorati si sono spinti a teorizzare, esagerando o forse no, che il prossimo passo sarà estendere il ban a luoghi storicamente controversi o scomodi per alcuni governi, come Piazza Tienanmen ad esempio. O che il medesimo trattamento verrà riservato a immagini intime per evitare di inciampare tra i ricordi in sequenze erotiche, confezionate inconsapevolmente da una macchina.Ciò che stride di più di questo approccio è il tentativo, l’ennesimo nel mondo della tecnologia, di elidere l’elemento umano. Di emendare a prescindere, dall’alto e per decreto, ciò che merita di essere riportato a galla in quell’immane fiume di foto che scattiamo con i nostri smartphone. Anche se la visita a un campo di concentramento è stato un momento di condivisione e vicinanza con i propri cari, se quella alla casa di Anna Frank è stata un’occasione per insegnare gli orrori della storia ai propri figli.È evidente, non tutto fa piacere: ritrovarsi in bella vista sull’iPhone i sorrisi con un amore finito, un pranzo o una cena con un proprio caro venuto a mancare, può immalinconire, guastare la giornata anziché allietarla. Ma se non c’è la solita app, quantomeno esiste una funzione per porre rimedio: la Mela consente di cancellare uno specifico ricordo, di istruire l’algoritmo chiedendogli di suggerire episodi differenti rispetto a quello appena proposto. È così evoluto, che prenderà nota, capirà, imparerà, ne terrà conto. L’esclusione aprioristica è un’invasione di campo: significa normalizzare i ricordi, sottoporli, quasi, a un’ingegneria genetica. A una cosmesi che pilota la memoria verso uno standard, quando invece è il dono più originale che abbiamo.