
Mesi di proclami sul rilancio del turismo e poi, quando la gente va al mare o al museo, il giornale unico del virus grida allo scandalo. E alimenta il panico da seconda ondata.Epperò adesso basta. Non sono mai stato un fautore del liberi tutti, ho sempre raccomandato in ogni luogo il rispetto delle regole, l'attenzione agli altri, l'osservanza rigorosa dei distanziamenti. Però adesso non sopporto più il terrorismo contro chi va in vacanza. Il quale terrorismo sta assumendo toni davvero allucinanti. Ci avete fatto caso? Aiuto, c'è gente in spiaggia a Ostia. Aiuto, c'è gente che fa la coda per prendere il traghetto a Napoli. E fa la coda persino per entrare agli Uffizi di Firenze, razza di criminali che non sono altro. Aiuto, ci sono giovani che osano prendere un aperitivo. Aiuto, ci sono bambini che si sfiorano mentre costruiscono castelli di sabbia senza nemmeno mantenere le distanze di sicurezza tra secchiello e paletta. Oddio, come faremo? Arriverà la Seconda Mitica Ondata, ne siamo certi, e ci porterà via tutti. Siamo spacciati. Ma insomma: abbiamo passato settimane a dire che bisognava rilanciare il turismo. Abbiamo ripetuto mille volte che quello è un settore vitale per il nostro Paese. Abbiamo sentito migliaia di appelli a fare le vacanze in Italia. Abbiamo, di fatto, invitato tutti a concedersi, dopo mesi terribili, qualche giornata di relax sotto il sole. E poi che succede? Appena gli italiani mettono il piede sulla battigia parte il coro del giornale unico del virus: irresponsabili, come vi permettete? Perché siete in spiaggia? Perché fate la coda per entrare agli Uffizi? Come osate? Ora: è evidente che se uno potesse scegliere sarebbe ben felice di visitare gli Uffizi in beata solitudine e di andare al mare in una spiaggetta privata, magari con annessa maxi villa di proprietà. Ma, per quanto possa sembrare strano a lorsignori, non tutti possono permetterselo. E dunque gli italiani, quando vanno in vacanza, affollano il Lido di Ostia e fanno la coda per entrare in un museo. Era difficile da immaginare? E allora smettetela. O dite con chiarezza che le vacanze non si fanno, tutti a casa e al diavolo il turismo, gli albergatori, i ristoranti eccetera. Oppure smettetela di rompere gli zebedei. Già è diventato un percorso a ostacoli raggiungere una località balneare, bisogna farsi ore di coda in autostrada (vedasi Liguria), aspettare i comodi di governo e Benetton per le riparazioni che non ci sono, rischiare la vita in ogni galleria, far quadrare i conti fra prezzi che salgono ed entrate che si riducono, evitare veti e locali chiusi, e poi quando finalmente si riesce a mettere un alluce nell'acqua del mare, ecco che si viene immediatamente trattati come delinquenti della peggior specie. Anzi peggio, perché con il coronavirus i boss sono usciti dal carcere. Siamo noi che ci siamo entrati. Per altro, nonostante tutti gli allarmi delle settimane scorse, risulta che i contagi in Italia stiano costantemente calando, il numero delle vittime abbia toccato il minimo storico, e la potenza del virus si sia piuttosto indebolita, come certificano numerosi studi. Se poi volessimo dirla proprio tutta, a quanto pare finora i temutissimi focolai si sono verificati fra i bulgari di Mondragone o i pakistani dell'Hotel House di Porto Recanati. Non sulla spiaggia di Ostia né fra chi è in coda agli Uffizi di Firenze. Qualcuno vorrà tenerne conto? Per l'amor del cielo: tutta l'attenzione possibile. Ma poi basta. Basta con il clima da terrorismo nei confronti di chi ha dimostrato negli ultimi mesi (a differenza del governo) di saper rispettare regole e tempi. Basta con questa insistenza oppressiva che sembra riportarci ai tempi d'oro dell'Italia in quarantena, quando chiunque fosse visto correre in spiaggia veniva inseguito dai droni e dagli inviati delle tv, e trattato come un mascalzone (per non dire di quelli che portavano a pisciare il cane, meritevoli di immediata fucilazione mediatica). E basta anche con questa continua e perfino voluttuosa ossessione per la seconda ondata che ci sarà, che sarà peggio della prima, che sarà terribile, che sarà come ai tempi della Spagnola, e dunque chi ha avuto la colpa di sopravvivere morirà di sicuro. Basta: se dobbiamo andare al mare per ritrovarci sotto l'ombrellone i nuovi Savonarola del virus, allora, scusateci, ma è meglio stare a casa.
Robert Redford (Getty Images)
Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.