2024-10-14
Denatalità: «Così noi aziende collaboriamo per frenare il trend»
Nel riquadro il manager di Artsana, Corrado Colombo (iStock)
Il manager di Artsana, Corrado Colombo: «Condividiamo le buone pratiche. Oggi i genitori non accettano più compromessi su qualità e sicurezza».Corrado Colombo è il commercial vice president Europe di Artsana. A lui abbiamo chiesto come un colosso italiano del settore, la Artsana, storica azienda fondata da Pietro Catelli nel 1946 (all’inizio l’attività principale era la di distribuzione delle siringhe con il marchio Pic, poi si è poi aggiunta quella di prodotti per l’infanzia con il marchio Chicco e di prodotti medicali in genere con Pic solution e Control), affronta la crisi innescata dal calo delle nascite.C’è un futuro in Italia per un settore che è stato, ed è ancora, conosciuto in tutto il mondo? Insomma: evitare di ricorrere alla delocalizzazione per sopravvivere è possibile? «Un’azienda che opera nel settore della prima infanzia deve certamente fare i conti con il calo della natalità. Il fatto di essere un gruppo internazionale e di operare in tutte le categorie che coprono le esigenze del bambino ci permette di cogliere varie opportunità anche nei contesti più sfidanti. Siamo distribuiti in oltre 120 Paesi ma l’Italia rimane il nostro mercato principale insieme agli Stati Uniti. Per questo, per noi, è importante mantenere la produzione di alcune categorie che consideriamo strategiche nel nostro Paese».C’è qualcosa che può fare la politica, nazionale o europea, per dare certezze al settore? «È sicuramente una grande sfida, ma siamo convinti che ognuno di noi possa e debba fare la sua parte. Ne siamo talmente convinti che, da oltre un anno, abbiamo aderito alla Rete Adamo, alleanza collaborativa tra aziende (che vede, tra le altre, l’adesione di Plasmon ed Edenred, ndr) che condividono le best practice per invertire il trend negativo del calo della natalità. L’obiettivo della Rete Adamo è la promozione di politiche virtuose all’interno delle aziende, così da generare impatti positivi per dipendenti, organizzazioni e territorio».I prodotti o le aziende cinesi che tipo di impatto hanno avuto nel mercato e sul vostro business? «È innegabile che la competitività dell’industria cinese sia forte; tuttavia, nella nostra azienda, che abbraccia il mondo del bambino a 360° la qualità, il design, la ricerca e lo sviluppo rimangono italiani. Infatti, prodotti come ad esempio succhietti, biberon, articoli per l’igiene del bambino vengono realizzati in Italia nei nostri stabilimenti».Oltre al calo delle nascite, sono anche cambiati i gusti dei neogenitori? Badano più al prezzo, alla novità o tendono a non badare a spese? «I genitori di oggi sono molto consapevoli e informati: non sono disposti a scendere a compromessi sulla qualità e sulla sicurezza rispetto al prezzo. Sono attratti dalle novità e dal design funzionale, ma fanno scelte molto ponderate e legate alle loro necessità e a quelle del bambino».Come si fa innovazione nel vostro settore? E come, di contro, impattano le politiche di decarbonizzazione comunitarie? «Qualità e innovazione fanno parte del nostro dna, il nostro Chicco research center collabora con università, ospedali ed esperti conducendo studi clinici e valutazione scientifiche dei prodotti. Ma è la continua osservazione e interazione con le famiglie che nutre la nostra innovazione. Innovare per le nuove generazioni significa ambire a un approccio sempre più sostenibile. Per questo abbiamo, ad esempio, introdotto di ricente una linea di biberon realizzati in bio-plastica e silicone certificati che garantiscono tracciabilità e sostenibilità dei materiali utilizzati. L’impegno per la decarbonizzazione per noi è concreto: le nostre emissioni a effetto serra sono diminuite del 60% negli ultimi cinque anni, il 100% della nostra elettricità proviene da fonti rinnovabili e nel 2023 abbiamo utilizzato 825 tonnellate di plastica riciclata nei prodotti e negli imballaggi».Gli acquisti da parte dei vostri clienti, delle famiglie, avvengono principalmente in store fisici o maggiormente attraverso i canali online? «I genitori di oggi sono multicanale: li utilizzano tutti e in modi differenti a seconda delle loro necessità. Spesso il canale digital è utilizzato per raccogliere le informazioni base ed è l’inizio di un percorso che nella maggior parte dei casi si completa con la visita in un negozio fisico che rimane, soprattutto per i neogenitori, un riferimento importante in termini di esperienza di acquisto. In Italia Artsana mantiene una capillare e solida presenza fisica sul territorio anche con negozi di proprietà».I costi energetici e quelli delle materie prime come impattano sulla vostra attività? «Nel recente passato l’aumento del costo dell’energia, dei trasporti e di alcune materie prime ha influito sul costo di produzione di alcuni nostri prodotti, ma abbiamo cercato di riassorbire questo effetto per quanto possibile per non riversare eccessivamente l’aumento sui consumatori».Molti settori soffrono una crisi nel ricambio di manodopera: è un aspetto dell’invecchiamento del Paese che riscontrate anche voi? «Per fortuna, trovare manodopera di qualità per i nostri stabilimenti fino ad oggi non è stato un problema».