2021-05-16
No di Albertini alla corsa per Milano. Il centrodestra cerca l’intesa su Lupi
Gabriele Albertini (Alessandro Bremec/NurPhoto via Getty Images)
L'ex sindaco: «Serve un giovane». Stallo anche sul candidato a Roma, dove continuano le pressioni sullo scettico Guido Bertolaso.Doveva essere il giorno dell'usato sicuro. L'esperienza da Prima Repubblica che, idealmente, annichilisce il dilettantismo alla grillina. Insomma, doveva essere il giorno di Gabriele Albertini, rimpianto «amministratore di condominio», pronto a sfidare Beppe Sala, gran capo dei «milanesi imbruttiti», quelli aperitivino, Area c e fatturato. Invece ieri l'ex sindaco, già in carica dal 1997 al 2006, ha rifiutato di correre alle prossime amministrative: «Per un insieme di ragioni personali, non posso accettare questa generosa opportunità» scrive in un messaggio ai concittadini sul suo sito. Non sarà lui, dunque, il candidato del centrodestra a Milano. Finisce così un tira e molla durato settimane. E non per incostanza del prescelto. Nonostante le resistenze iniziali, ha tentato, visto il moto d'affetto ricevuto, di gettare il cuore oltre l'ostacolo, personificato soprattutto dalla moglie, la signora Giovanna, contrarissima a ributtare nell'agone il marito settantenne. Che era riuscito a far convergere su di sé il consenso degli alleati. A partire da Matteo Salvini, il leader della Lega, primo a perorare la sua causa. Si ricomincia da capo, allora. Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia, ha già pronto il piano B: «Credo che Maurizio Lupi possa essere un eccellente candidato», ha detto appena incassato il gran rifiuto. «Ne parleremo con gli alleati». Del resto, Silvio Berlusconi non ha mai abbandonato l'idea di schierare l'ex ministro dei Trasporti. Già forzista, Lupi abbandona gli Azzurri nel 2013, per seguire Angelino Alfano nella sfortunata avventura del Nuovo centro destra. Ma il Cavaliere non se l'è legata al dito. E i rapporti sono tornati eccellenti. Adesso Lupi è presidente di Noi con l'Italia, aspirante quarta gamba della colazione finita tra le fronde del gruppo misto. La sua candidatura è sul tavolo da settimane. Ma il deputato, prudentemente, non ha mai scoperto le carte. Temendo soprattutto di cadere sotto i veti di Lega e Fratelli d'Italia. Caduta però l'ipotesi Albertini, l'unico che rivaleggiava con Sala nei sondaggi, Lupi diventa la seconda scelta più probabile. L'ex ministro tace. Si limita a commenti di circostanza. Sarebbe pronto ad accettare solo se, anche sul suo nome, ci fosse ampia convergenza. «Sediamoci attorno a un tavolo e vediamo...» spiega a chi lo ha sentito nelle ultime ore. I proconsoli milanesi di Fratelli d'Italia sembrano però ancora su chi va là: «Noi non abbiamo posto veti su nessuno. Nemmeno su Lupi» va ripetendo da giorni la senatrice Daniela Santanchè. Mentre Ignazio La Russa, vice presidente di Palazzo Madama, vagheggia addirittura l'ennesimo dietrofront: «Con Albertini i colpi di scena non finiscono mai…» butta lì, pur ammettendo «che il tempo stringe». Ma l'ex sindaco, al massimo, pensa a un ruolo da padre nobile: «Per le sfide che aspettano Milano, il candidato o la candidata deve essere giovane» scrive ancora nel messaggio di ieri. Lui si dice pronto a presentare una lista civica a sostegno. E, magari, a fare persino il vice sindaco. Si vedrà. Intanto, occorre pensare all'hic et nunc. Lupi, quindi? «Ora si ritorna al punto di partenza e alle rose che avevamo selezionato» ragiona La Russa. «Noi abbiamo sondato altri due nomi, ma non vogliamo bruciarli: sono competitivi». Tra questi potrebbe esserci Riccardo Ruggiero, amministratore delegato di Telecom dal 2001 al 2007: epoca in cui Sala tra l'altro era suo sottoposto, ovvero direttore generale della società di telecomunicazioni. Anche la Lega, del resto, ha già ottenuto la disponibilità di Roberto Rasia dal Polo, manager del gruppo Pellegrini, colosso della ristorazione. «Albertini darà una mano alla squadra. Troveremo un uomo o una donna all'altezza, sia a Milano che a Roma, il prima possibile» commenta Salvini, dopo aver appreso della rinuncia dell'iniziale favorito. E Lupi? «Non faccio nomi e cognomi, ci troveremo in settimana per decidere». E si discuterà anche della Capitale, altra città al voto il prossimo autunno. Guido Bertolaso, altro cavallo di ritorno, non cede alle insistenti lusinghe. L'ex capo della Protezione civile, per il momento, sembra più interessato a coordinare la campagna di vaccinazioni in Lombardia. Sarebbe invece vicina l'intesa a Torino sull'imprenditore Paolo Damilano. A Napoli, invece, è favorito il magistrato Catello Maresca. Mentre a Bologna si discute ancora del possibile appoggio al candidato civico Fabio Battistini, di area cattolica. In quota forzista, il nome più gettonato è però il senatore Andrea Cangini, già direttore del Quotidiano nazionale.Certo, trovare la quadra non è semplice. Ma almeno si continuano a cercare nomi condivisi. A differenza del centrosinistra, o di quel che ne resta. Nella capitale, ad esempio, già schiera un mortifero tridente: la grillina Virginia Raggi, il democratico Roberto Gualtieri e il riformista Carlo Calenda. L'un contro l'altro ferocemente armati.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)