2020-05-07
«No al Mes e ai prestiti Ue. L’Italia ha un’arma americana per avere i soldi necessari»
Parla l'economista Domenico Lombardi: «Da Karlsruhe la pietra tombale sui coronabond. La soluzione? Attingere agli Sdr, da cui potremmo ricevere 43 miliardi senza debiti né condizioni». All'indomani della sentenza di Karlsruhe e i tre mesi di ultimatum dati alla Bce, per l'Italia potrebbe diventare molto più arduo e difficile accedere al mercato dei debiti pubblici. I fondi del Mes sono limitati al settore sanitario e pieni di condizionalità. Al tempo stesso il governo si è infilato in un vicolo cieco. Ha promesso alle aziende denaro a fondo perduto, ma sa bene bene che manca liquidità e non può certo permettersi di non pagare le pensioni o gli stipendi dei dipendenti pubblici. Abbiamo chiesto a Domenico Lombardi, economista già in forze a Bankitalia e al Fondo monetario internazionale, come valuta la sentenza e tedesca e soprattutto quali strade di finanziamento alternativa l'Italia potrebbe percorrere. Il fatto che la Germania abbia messo in discussione il Quantitative easing della Bce potrà avere effetti nel breve sulle emissioni italiane?«Al di là delle implicazioni giuridiche, che capiremo fra tre mesi, la pressione sul debito italiano sarà un fatto consequenziale. Già solo l'idea che l'azionista di maggioranza della Bce abbia creato un solco profondo con gli altri Paesi membri e il rischio che la Bce possa non acquisire in portafoglio Btp con la medesima frequenza di prima crea tensioni sul nostro debito e sul rating stesso. Per questo, da subito sarebbe il caso di trovare fonti alternative di accesso al credito se vogliamo immaginare di tamponare la caduta del Pil per via del Covid-19. Perché è bene dirselo subito: la sentenza di Karlsruhe è già un colpo mortale per i coronabond».Quali percorsi alternativi immagina?«Serve qualcosa che depoliticizzi gli aiuti, i fondi e che rassicuri gli elettori dei singoli governi. Mi riferisco a canali di approvvigionamento che non pesino sulle tasche dei contribuenti». Esiste uno strumento in linea?«Direi di sì, si potrebbe immaginare di valorizzare i diritti speciali di prelievo, in inglese special drawing rights. Si tratta di una riserva e non letteralmente di una valuta, creata dal Fmi nel 1969 che ha come sottostante un paniere di valute. Gli Sdr sono stati emessi non più di quattro volte e l'ultima, nel 2009, in occasione del crollo post Lehman Brothers. In pratica si crea una riserva di liquidità a cui possono attingere i Paesi membri del Fmi. Senza creare nuovo debito, e senza richiedere alcun tipo di condizionalità. Non è infatti un prestito come quello concesso alla Grecia, è l'uso di una riserva parallela che si spiega in base a uno dei principi fondanti del Fmi: quello di coordinare e promuovere la cooperazione monetaria a livello globale».L'Italia potrebbe attingere a un finanziamento al di fuori del proprio circuito del debito e della stessa Bce?«No. Come dicevo tecnicamente non è un finanziamento, perché l'erogazione è gratuita e permanente, o perpetua che dir si voglia. Un mese fa un editoriale del Financial Times ha proposto di attivare Sdr per 1.250 miliardi di euro. Significherebbe che l'Italia potrebbe ricevere 43 miliardi di euro senza alcuna condizionalità politica. Una volta ottenuti, potrebbe valutare di inserirli in un veicolo che a sua volta con una semplice leva di 1 a 5 potrebbe emettere obbligazioni per 200 miliardi di euro». Avere a disposizione 43 miliardi è già molto di più di quanto il Mes a condizionalità «leggera», come la chiamano a Bruxelles, ci consentirebbe di avere...«Sì, li ci fermeremmo a 37 miliardi, ma sarebbe un prestito con forti connotazioni politiche. Invece immagini con 200 miliardi garantiti da una riserva perpetua e scomputata dal debito cosa si potrebbe fare in questo momento. I bond potrebbero anche non essere acquistati dalla Bce, ma da Paesi terzi, oppure dai cittadini italiani perché, a differenza degli sdr, non sarebbero perpetui. E 200 miliardi e quanto il Mes promette per l'intera Europa».Sembra un'idea troppo bella o come direbbero negli Usa win-win... Ci guadagnerebbero tutti. Perché non si fa?«Fino ad oggi gli americani hanno sempre temuto che si potessero creare riserve parallele al dollaro. Ma tali importi sono così bassi che non arriverebbero nemmeno a sfirorare la supremazia del biglietto verde. Altro Paese ostile è sempre stato la Germania: teme per Dna l'inflazione. Ma non potrebbe obiettare alcunché, visto che la Bce non riesce a portare a termine il proprio mandato inflattivo». Dunque quali Paesi potrebbero opporsi?«Gli Stati Uniti detengono il 17% del Fmi. Di fatto possono porre il veto, ma sarebbe per la Casa Bianca un'interessante occasione per intervenire a salvare i Paesi più colpiti (come l'Italia) senza mettere in discussione le tasse dei contribuenti a stelle e strisce, senza dimenticare che pure gli Usa incasserebbero la propria fetta. Per quanto riguarda la Germania, il discorso è più semplice. L'Italia detiene il 3,1% delle quote e Berlino poco più del 6...». Cioè da sola non basta a stoppare tutto. E l'Olanda, che in Europa si dimostra così forte?«Ha l'1,8%. In tutto, per decidere l'emissione di Sdr serve l'85% dei voti. Sudamerica, Africa e Asia sarebbero favorevoli, una volta convinti gli Usa. I Paesi del Nord Europa non avrebbero i numeri per opporsi. Certo ci vuole un'attività diplomatica non da poco per avviare uno schema che porti fondi al di fuori delle condizionalità politiche delle singole nazioni. Ma sarebbe il caso di provarci e di cercare di convincere la Casa Bianca. Il Covid-19 è una pandemia e non se ne esce se non si trovano soluzioni fuori dagli schemi della politica».
Attività all'aria aperta in Val di Fassa (Gaia Panozzo)
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