{{ subpage.title }}

«Nessun poltronificio in Sport e Salute»

Caro direttore,

a Sport e Salute niente spoil system, tantomeno selvaggio, nessun poltronificio, invece trasparenza e netta discontinuità nelle procedure aziendali. In relazione all'articolo pubblicato oggi a firma di Giorgio Gandola, titolato «Quelle 32 assunzioni con bando nascosto dell'uomo di Di Maio», è bene correggere molte informazioni in esso contenute.

I tre contratti a tempo indeterminato sono andati a riempire posizioni vacanti: il responsabile ufficio stampa, dopo l'uscita del mio predecessore, il capo dell'informatica e quello dell'impiantistica, prima accorpati sotto lo stesso dirigente che ha deciso di accettare la proposta del comitato Milano-Cortina 2026.

Per la prima volta nella storia della Società (vale sia per la vecchia Coni servizi sia per il nuovo assetto post riforma 2018), il presidente Vito Cozzoli, nominato a marzo dopo una procedura pubblica, ha voluto usare lo strumento della call pubblica, attraverso un avviso pubblicato sul sito di Sport e Salute nella sezione "Lavora con noi". Curriculum, selezione da parte dei cacciatori di teste, short list e colloquio finale con i vertici societari. Analogo percorso è stato seguito per la scelta dei quattro membri dello staff di presidenza che hanno invece un contratto di due anni. La precedente gestione aveva già deliberato 26 assunzioni a tempo indeterminato per il 2020. Quindi nessun costo aggiuntivo per la società (7 contro 26), semmai un taglio del budget anche in relazione al momento difficile che stiamo vivendo. E procedure trasparenti.

I 25 contratti di collaborazione a tempo determinato (di 1 anno, massimo 2) per Sport e Periferie, sempre messi a bando e sui quali sono in corso le valutazioni dei curriculum, rispondono all'esigenza di dare impulso ad un progetto sul quale il governo da anni ha voluto puntare per la funzione sociale che attribuisce all'attività sportiva. Ed erano già stati deliberati prima della nomina del nuovo vertice aziendale. Ci sono 420 pratiche arretrate da esaminare e monitorare, ci sono risorse già stanziate da non sprecare e da spendere bene.

Infine: i bandi di Sport e Salute erano così ben "nascosti" che per le 32 posizioni sono arrivati complessivamente 646 (seicentoquarantasei) curriculum!

Un saluto

Goffredo de Marchis
Capo ufficio stampa Sport e Salute



Gentile Goffredo (mi permetto vista l'antica conoscenza),

Prendiamo atto che i 32 fra assunti e in via di assunzione sono realmente 32, come da noi scritto. E che il presidente Vito Cozzoli, ex capo di gabinetto di Luigi Di Maio e della ministra Federica Guidi nonché grand commis dello Stato noto al ministero dell'Economia, è stato nominato con procedura pubblica. A gennaio la nomina fu accolta dal mal di pancia di una frangia del Movimento 5Stelle, sintetizzabile con la frase «È l'ultimo colpo di coda del sistema Di Maio».

Poiché Sport e Salute può già contare su 650 dipendenti anche di alta fascia più altri 600 distaccati in aspettativa presso le Federazioni sportive, la volontà di risparmiare non è così evidente. La «valorizzazione delle risorse interne» (come in Rai) è un mantra del governo giallorosso, ma proprio come in Rai finisce spesso nel cassetto delle buone intenzioni. Continuiamo a ritenere che, indipendentemente dal numero delle candidature, la pubblicazione dei bandi solo sul sito della società non sia indice di massima trasparenza. Poiché sui temi in campo c'è un'interrogazione parlamentare di Fratelli d'Italia al ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, attendiamo le risposte.

Giorgio Gandola

Torna il Natale nel paese dove nacque Gesù
Getty Images
La Terra di Cristo è ferita dai segni del conflitto: pochi turisti, strade vuote, disoccupazione a livelli altissimi. Eppure, a Betlemme si rivedono piazze vivaci, luminarie e un Santa Claus che vende cappelli: «Venite qui anche se il 7 ottobre ha cambiato ogni cosa».

Matteo Carnieletto da Betlemme, Cisgiordania

Sono i segni della guerra ad accoglierti all’aeroporto di Tel Aviv. Le colonne che dividono gli spazi all’interno dell’edificio sono piene di adesivi. Volti che non ci sono più. Sono soprattutto di giovanissimi, uccisi il 7 ottobre di due anni fa. Oppure durante la guerra contro Hamas a Gaza. Anche gli aranci che erano stati piantati a circa 200 metri dall’aeroporto non ci sono più. Al loro posto terra divelta e scura. Niente frutti, per ora. Soltanto il ricordo di un missile lanciato dagli Houthi qualche mese fa e arrivato pericolosamente vicino all’aeroporto.

Continua a leggereRiduci

Non solo si introducono un revisore dei conti e un certificatore della sicurezza, ma si prevede che al posto degli inquilini morosi sborsino quelli in regola. La soluzione è un’altra: pignorare i locali di chi non è a norma.

Quando la politica mette mano alla casa c’è sempre da preoccuparsi. Ancora oggi i proprietari si leccano le ferite per quella simpatica tassa introdotta da Mario Monti con la scusa di rimettere in ordine i conti: l’Imu, una patrimoniale vera e propria che colpisce chiunque di abitazioni ne possegga due, compresa quella ereditata dai genitori o mantenuta nel paese in cui si è nati. Né si può dimenticare quando, con la scusa di aggiornare i dati, vari governi, come quello presieduto da Mario Draghi, hanno provato a rivedere le rendite catastali, il che ovviamente avrebbe significato un aggravio per le tasche delle famiglie. Adesso, a introdurre quella che non è una tassa ma rischia comunque di trasformarsi in una spesa in più per decine di migliaia di condomini, è l’attuale maggioranza che, con una geniale intuizione, si prepara a rivedere le norme che regolano la vita di chi vive in appartamento. Prima firmataria della riforma è Elisabetta Gardini, parlamentare di Fratelli d’Italia.

Continua a leggereRiduci
A generali e politici prudono le mani alla  faccia di popolo e Costituzione
Fabien Mandon (Getty Images)
Dal francese Mandon a Cavo Dragone fino all’Inghilterra: i generaloni vogliono il conflitto armato. E ci dicono di prepararci «a perdere i nostri figli». Gli interventisti però fanno i conti senza la Costituzione e gli italiani.
Continua a leggereRiduci
Putin: «Leader dell’Unione maialini di Biden»
Vladimir Putin (Ansa)
Lo zar: «Dialogo impossibile con queste élite». I suoi avversari temono un’offensiva da 710.000 uomini.

Le trattative sulla pace in Ucraina corrono il rischio di impantanarsi, con i diretti protagonisti che si mostrano sempre più scettici sull’esito positivo. Che le proposte avanzate dall’Europa allontanino Mosca dai negoziati è evidente dalla reazione del presidente russo, Vladimir Putin. Pur dicendosi pronto a «negoziare una soluzione pacifica», durante un discorso al ministero della Difesa, lo zar ha avvisato che se l’Ucraina e i suoi «sponsor occidentali» non si impegneranno «in discussioni concrete», allora «la Russia otterrà con mezzi militari la liberazione delle sue terre storiche». Ed è proprio nei confronti dell’Europa che si è espresso con le parole più dure. Oltre a ribadire che, in modo «falso e assurdo», i leader Ue «stanno aumentando il livello di isteria, inculcando paure riguardo l’inevitabilità di uno scontro con la Russia», ha ammesso che non intravede la possibilità di un dialogo con i politici europei. Almeno fino a quando non cambieranno le élite politiche. E ha pure paragonato i leader dell’Europa a dei «maialini» che «si sono uniti all’amministrazione Biden nella speranza di trarre profitto dal crollo» della Russia, «recuperando ciò che era andato perduto e tentando di vendicarsi». Putin ha poi accusato «i Paesi Nato» di «rafforzare e modernizzare le loro forze offensive, creando e dispiegando nuovi tipi di armi, anche nello Spazio».

Continua a leggereRiduci
Le Firme

Scopri La Verità

Registrati per leggere gratuitamente per 30 minuti i nostri contenuti.
Leggi gratis per 30 minuti
Nuove storie
Preferenze Privacy