2025-05-25
I «nemici» del rating lodano l’Italia
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Anche Moody’s, l’agenzia più ostile, migliora le previsioni sul Paese grazie alla stabilità della Meloni e ai conti pubblici. Giorgetti: «È importante, visti i giudizi negativi diffusi».Un tempo sarebbe stato impossibile anche solo pensarlo. Ma l’Italia oggi è un Paese stabile che offre fiducia agli investitori. A dirlo è l’agenzia americana Moody’s che ieri ha confermato il rating «BAA3» per l’Italia, migliorando le previsioni per il Belpaese con un outlook da stabile a positivo. Un risultato non da poco, se si considera che l’agenzia americana è stata spesso tra le più critiche verso l’Italia e le altre economie europee. Basti ricordare la bacchettata inviata alla Francia alla fine dell’anno scorso, quando il “voto” scese ad «AA3» con outlook stabile. Invece, in Italia, il merito è tutto della ritrovata stabilità politica degli ultimi anni (grazie al governo Meloni), elemento che contrasta non poco con l’instabilità offerta dai precedenti governi, soprattutto di sinistra. Non a caso, del resto, il pollice verso l’alto è arrivato anche da S&P che, a fine aprile, ha alzato a «BBB+» (da «BBB») il giudizio sul debito italiano. Lo stesso vale, poi, per l’altra grande agenzia americana, Fitch, che ha confermato il giudizio sull’Italia a «BBB» con outlook positivo.Moody’s, insomma, mantenendo invariata la valutazione del merito creditizio dell’Italia e trasmettendo al contempo segnali incoraggianti per il prossimo futuro, non ha fatto che confermare un trend. Il giudizio resta così fermo a «BAA3», il livello più basso tra quelli che rientrano nella fascia «investment grade» – una soglia cruciale che distingue gli investimenti considerati sicuri da quelli ad alto rischio, comunemente noti come «junk bond» o titoli spazzatura. Rimanere all’interno di questa fascia è quindi essenziale per evitare pesanti ripercussioni economiche e per contenere gli oneri legati al finanziamento del debito pubblico. Inoltre, l’agenzia americana ha rivisto al rialzo le prospettive per il futuro (outlook), motivando la decisione con segnali positivi provenienti dal fronte economico e politico. L’agenzia ha evidenziato che le previsioni sui conti pubblici sono in miglioramento grazie a una performance fiscale nel 2024 superiore alle aspettative, accompagnata da una situazione politica interna relativamente stabile.Così, a seguito di una promozione tanto soddisfacente, non sono mancati i commenti da parte di diversi esponenti della politica. «I mercati ci hanno premiato e anche da parte delle agenzie di rating, l’Italia è stata vista come un Paese prudente che non genera scossoni nel sistema economico», ha sottolineato Maurizio Leo, viceministro dell’Economia e delle Finanze, intervenendo al festival di Trento. «Dopo le promozioni del rating da parte di S&P e Fitch, l’agenzia Moody’s ha confermato il giudizio «Baa3» per l’Italia, migliorando l’outlook da “stabile” a “positivo”. In altre parole, viene riconosciuta la solidità delle politiche fiscali adottate e la stabilità politica del governo Meloni. Moody’s premia inoltre la resilienza del sistema economico italiano, sostenuto da un mercato del lavoro robusto, famiglie e imprese con bilanci solidi e sistema bancario in salute», ha detto in una nota, Tommaso Foti, ministro per gli affari europei, il Pnrr e le politiche di coesione. Dello stesso avviso anche il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, secondo cui si tratta di «riconoscimenti importanti rafforzati da dati concreti: lo spread si riduce, crescono gli investimenti esteri, l’inflazione rimane sotto la media Ue, salgono occupazione e reddito pro-capite. Siamo sulla strada giusta malgrado la difficile congiuntura internazionale».Per il ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, «il giudizio di Moody’s è il frutto del lavoro serio e silenzioso che stiamo portando avanti dall’inizio del governo. Un risultato che arriva, inoltre, in un contesto dove a fronte di giudizi negativi diffusi c’è un Paese, l’Italia, al quale viene riconosciuto un upgrade significativo».
Crollano le forniture di rame, mercato in deficit. Trump annuncia: l’India non comprerà più petrolio russo. Bruxelles mette i dazi sull’acciaio, Bruegel frena. Cina e India litigano per l’acqua del Tibet.
Elly Schlein (Imagoeconomica)