2020-04-16
Nel thriller della finanza i «Diavoli» non fanno solo soldi ma pure politica
Da domani su Sky la serie a puntate basata sul bestseller di Guido Maria Brera. Un maxi cast per una storia ambientata dopo il crollo del 2011 e successiva crisi.Si dice che i pesci, dell'acqua, non abbiano contezza. Vivono immersi in un elemento impalpabile. Nuotano, e cosa accada intorno a loro, nelle profondità di un mare che non sanno esistere, non se lo chiedono. Si muovono ignari, i piccoli pesci. E, come questi, fanno gli uomini, pedine sormontate dalla presenza impercettibile della finanza. Nella prima scena di Diavoli, adattamento televisivo del romanzo omonimo scritto da Guido Maria Brera, si è scomodata la metafora dei pesci e dell'acqua per spiegare quale ruolo abbia la finanza nella quotidianità dei più. Patrick Dempsey, che nella serie di Sky Atlantic, al debutto nella prima serata di domani, è Dominic Morgan, l'ha raccontata come ha fatto David Foster Wallace, a un ragazzo che ha visto crescere. Massimo Ruggero, il volto barbuto di Alessandro Borghi, se l'è sorbita in silenzio, lasciando che il proprio capo, una volta di più, gli spiegasse quale mai fosse il suo destino: costruire sulla vuota ingenuità dei pesci il suo impero di squalo. Sperava, Ruggero, che tanto sarebbe bastato ad assicurargli la promozione a vice ceo della New York-London investment bank (Nyl). Invece, la storiella dei pesci si è conclusa in un nonnulla. Ruggero non è stato promosso. Uno scandalo lo ha travolto, portando con sé ogni sua possibilità di crescita.Il ragazzo, che da Cetara ha trovato casa a Londra, è uno dei tanti lavoratori della City, di quel luogo fuori dal tempo dove le giornate paiono eterne e la cocaina ben accetta. Si è fatto largo dal basso e, in breve, è diventato la promessa della finanza internazionale, capace lui solo di prevedere ogni più piccola oscillazione dei mercati. In Diavoli, avrebbe dovuto lasciare la propria carica di head of trading per diventare vice ceo di Dominic Morgan, l'uomo cui negli anni ha desiderato somigliare. Ma qualcosa va storto: un insieme di circostanze all'apparenza fortuite, il ritorno dell'ex moglie tossica, Carrie, le ingerenze di una giornalista anarchica, il suicidio di un collega rivale, che l'enorme banca di investimenti sembra aver fretta di archiviare. A Londra, nella Londra del 2010-2011, la vita si ferma. E Ruggero con lei.Quel che seguirà, nei dieci episodi di cui la serie Sky si compone, è un complesso intrico di realtà e finzione. «La storia che raccontiamo è contestualizzata all'interno di un quadro reale: c'è la morte di Gheddafi, in Diavoli, la crisi greca, la cattura di Strauss-Khan. C'è la nomea di Pigs, porci, e il crack di Lehman Brothers». Poi, c'è lo scontro tra due personaggi che avrebbero dovuto essere amici. Alessandro Borghi e Patrick Dempsey, nella serie, già venduta in 160 Paesi, sono i poli opposti di un conflitto insieme personale e professionale.«La finanza, finora, è stata associata a belle donne, grandi macchine, cocaina», ha spiegato Brera, che nella finanza lavora per davvero. Lo scrittore, cofondatore del gruppo Kairos, ha voluto ribaltare gli stereotipi. «I nostri personaggi sono monaci guerrieri», ha detto, mentre Borghi ha sottolineato il dualismo dei protagonisti, così ambigui da sfuggire la formulazione di un giudizio univoco. «Dominic Morgan», ceo americano della Nyl e marito di una Kasia Smutniak distrutta dalla morte del figlio, «è una specie di civil servant, capace di muoversi per fini diversi da quelli che appaiono in superficie, fini politici», ha spiegato Luca Bernabei, ad della casa produttrice, Lux Vide, che con Sky e Orange Studio e Ocs ha realizzato la serie. «Quando Massimo capisce che Dominic lo sta usando per una causa diversa da quella per cui lo ha assunto, non per fare soldi ma per governare la vita delle persone, in lui qualcosa si spezza». E Diavoli, da racconto veritiero sul mondo della finanza, si trasforma in thriller.La serie, già rinnovata per una seconda stagione, corre su un doppio binario. C'è la storia, fittizia, di una guerra internazionale combattuta tra le eminenze grigie della finanza, e c'è la storia, vera, della politica occidentale. Una storia che, nei giorni della pandemia, si rivela con sorprendente, e a tratti brutale attualità. «Questa crisi, come quelle di cui Diavoli ricorda, ribadiscono come i responsabili dell'assetto finanziario e politico possiedano una sorta di libero arbitrio: possono decidere, nelle difficoltà, se adoperarsi per aiutare o per infierire sui Paesi. La pandemia ha svelato il fallimento della politica degli ultimi trent'anni», ha detto Brera, «La politica ci ha fatto credere che non ci fosse alcun bisogno di uno Stato, che bastasse lasciar agire il capitale. Ma così non è. E, nell'emergenza, i politici sono stati pavidi, il sistema occidentale ha fallito miseramente. È stata la Bce, laica, cinica e senza elettorato, a dare alcune risposte. Il coronavirus è la Chernobyl della globalizzazione», ha spiegato ancora lo scrittore, mentre Nils Hartmann, direttore delle produzioni originali Sky, ha annunciato che la seconda stagione di Diavoli partirà dalla Milano deserta del Covid-19 per tornare indietro, agli anni della Brexit. «Non possiamo raccontare il presente perché non lo conosciamo, ma non vogliamo nemmeno fare finta di niente».
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
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