2018-04-17
Acqua, fibre d’oro o piume di cigno: nel materasso la ricetta della felicità
Dormire bene dona giovinezza alla pelle e combatte lo stress. I romani usavano lastre coperte da paglia o lana, Vladimir Putin per il G8 di Genova volle un sostegno rigido. Albert Einstein nascose nell'imbottitura i soldi del Nobel.Più di una ricerca ha dimostrato che buona parte del mondo combatte ogni notte una guerra senza fine prima di riuscire ad abbandonarsi tra le braccia di Morfeo. C'è chi soffre d'ansia, chi soccombe allo stress e chi è persino troppo stanco per dormire. Eppure, alle volte, basta sdraiarsi su un buon materasso per sprofondare in un sonno ristoratore. Oggi il mercato offre un'infinità di modelli e materiali pronti ad accogliere e sorreggere ogni parte del corpo. Il memory foam, meglio se a più strati, è il materasso più ergonomico, ma le vecchie molle piacciono ancora molto agli italiani. Il lattice è consigliato a chi ha problemi alla cervicale. Per trovare il materasso giusto però bisogna far riscorso alle leggi della fisica. Il materasso deve essere scelto in base all'altezza e al peso di una persona. Più una persona è pesante più il materasso deve essere rigido per sopportarne il carico. Ma anche la densità ha sua importanza: una persona alta un metro e mezzo che pesa 60 chili distribuisce un carico maggiore in un spazio minore rispetto a una alta 1.70 con lo stesso peso.A bordo della European vision, la nave che ospitò il G8 di Genova, Vladimir Putin pretese uno speciale materasso ortopedico rigido senza il quale ancora oggi stenta a prendere sonno.Uno studio pubblicato su Sleep Science ha rivelato come il passaggio da un materasso rigido a uno medio riduca da 67 ad appena 21 minuti la latenza di addormentamento in campione di adulti di età superiore ai 60 anni. Nel 2008, a Vallo della Lucania, nel Cilento, è stato realizzato il materasso più grande del mondo. Può ospitare 200 persone e con i suoi 16 metri di larghezza per 19 di lunghezza (l'equivalente di 10 materassi matrimoniali) è entrato di diritto nel Guinness dei primati.Il materasso più caro al mondo costa 180.000 euro. Si chiama Villa Di Chiesa luxury superiores stile Mc ed è stato realizzato su misura da Emanuele Collu, materassaio sardo che si definisce «curatore del sonno». 360 Smart bed, il materasso intelligente prodotto dalla statunitense Sleep number, dotato al suo interno di due camere d'aria che, gonfiandosi e sgonfiandosi, gli permettono di cambiare forma e adattarsi ai movimenti del dormiente. Stando ai suoi inventori, il materasso rappresenta anche una valida contromisura al russamento: quando i suoi sensori avvertono rumori molesti, Smart bed solleva di sette gradi la testa di chi dorme per facilitarne la respirazione. E ancora, è dotato di resistenze elettriche per mantenere caldi i piedi.Lo scorso gennaio, nel materasso di un anziano ex commerciante di Agerola morto in casa per un malore improvviso, i carabinieri trovarono 270.000 euro. Albert Einstein teneva i soldi del suo Nobel cuciti nel materasso.Il materasso più antico della terra è stato rinvenuto in una grotta del Sudafrica (Sibudu). Risale a 77.000 anni fa. Composto da foglie e da un involucro di gesso, in grado di ospitare una famiglia intera, aveva uno spessore di circa 30 centimetri e una superficie di due metri quadrati.Nell'antica Roma i letti erano tavole di marmo, metallo o legno coperti dalla culcita, un materasso di piume o lana (i poveri usavano il fieno, i ricchi le piume di cigno). L'imperatore Augusto, durante un periodo di malattia e nervosismo, soffrendo d'insonnia mandò una serva ad acquistare, senza badare a spese, il materasso di un senatore che, nonostante fosse oppresso dai debiti e dai problemi, riusciva a dormire benissimo.La parola materasso deriva dall'arabo matrah, che significa «buttare giù», per estensione «sdraiarsi». Questo termine è entrato nel linguaggio comune a partire dalle Crociate, venendo gradualmente assimilato, con vari cambiamenti a seconda della lingua, in molti dei paesi occidentali. In inglese mattress, in francese matelas, in tedesco matratze. Portoghesi e spagnoli invece si sono rifatti al latino culcita. A Lisbona si dorme sul colchão, a Madrid sul colchón.Nel 1400 i materassi venivano riempiti anche di baccelli vuoti di piselli. Del 1700 sono invece i primi materassi in lana o in cotone: avevano un migliore isolamento termico e una comodità maggiore rispetto alla paglia e alle piume.Il materasso in lana va rifatto una volta l'anno. Dopo ogni cardatura della lana, torna come nuovo. Oggi vengono proposti materassi garantiti a vita. Ma la gran parte perde colpi già dopo i sette anni. Senza contare l'accumulo acari. Secondo una ricerca della Ohio State University, il materasso ospita tra i 100.000 e i 10 milioni di aracnidi che si cibano dei 454 grammi di cellule di pelle morta che il nostro corpo rilascia ogni anno. Spiega il dottor Philip Tierno, professore di microbiologia alla New York University School of Medicine: «Le impurità riescono ad arrivare al centro del materasso, nel corso degli anni. Questo ambiente diventa quindi simile a un parco zoologico o botanico: le persone respirano in questo cumulo di potenziali allergeni per 8 ore, ogni notte». Per questo motivo, anche quando è garantito a vita, è bene cambiare materasso ogni 10 anni.Molte case consigliano di ruotare il materasso a molle di 180 gradi ogni tre mesi per consentire al materiale di otturazione di depositarsi più uniformemente, contribuendo così a riempire eventuali usure o avvallamenti.I batteri presenti nei materassi rischiano di scatenare anche dei seri disturbi respiratori (quali apnea notturna o asma), che sono responsabili della cattiva qualità del riposo. E una scarsa qualità del sonno favorisce un aumento del cortisolo, l'ormone dello stress, che favorisce la comparsa di rughe e irritazioni quali l'eczema, mentre la pelle perde tono ed elasticità. A dirlo è una ricerca pubblicata sul Journal of Allergy and Clinical Immunology.Molto igienico il materasso ad acqua. I primi nacquero in Persia 3.000 anni fa, quando dei nomadi scoprirono quant'era piacevole dormire su pelli di capra ripiene d'acqua. L'invenzione di quello moderno è stata invece attribuita al chirurgo inglese James Paget: ideato per migliorare la condizione dei malati lungodegenti al fine di evitare piaghe da decubito, è rimasto famoso per l'utilizzo legato agli eccessi dei divi del cinema di Hollywood.«Più è duro, più è igienico» (definizione del materasso dal Dizionario dei luoghi comuni di Gustave Flaubert).Esistono anche materassi in fibra d'oro. La Luran, azienda di Bergamo, assicura che questo materiale li rende antistatici e antibatterici: «Gli ioni d'oro si legano con gli enzimi della cellula del microrganismo, rallentandone l'attività e la conseguente proliferazione dei batteri». Inoltre la fibra d'oro assorbe il 50% in più di umidità rispetto al cotone, favorendo le condizioni ottimali per un riposo sano e per un materasso sempre asciutto.Ogni notte perdiamo fino a mezzo litro d'acqua mentre dormiamo. Di più se non stiamo bene o se fa caldo. Una ricerca pubblicata sull'American Journal of Obstetrics and Gynecology sostiene che un desiderio sessuale pressoché inesistente è un chiaro sintomo di un cattivo riposo notturno, a maggior ragione se il calo della libido è accompagnato da sudorazione notturna, causata da un ambiente eccessivamente caldo (secondo l'American sleep foundation la temperatura giusta è fra i 15,5 e i 19,5 gradi centigradi).Secondo il Feng Shui il materasso non deve essere più largo di 1,70 metri: se i corpi si allontanano il desiderio cala.Un sondaggio del sito materassimatrimoniali.com ha rivelato che agli italiani piace fare l'amore su materassi in lattice (riducono i disagi provato a livello di caviglie, fondoschiena, gomiti, mani), a molle (aiutano a prendere il ritmo) e ad acqua (non si muovono durante il rapporto e non fanno rumore). Bocciati i memory foam ad alta densità (pare ci si stanchi più facilmente).«Il materasso è la felicità» (ritornello della canzone Il materasso cantata da Renzo Arbore e Claudio Mattone a Quelli della notte).
(Guardia di Finanza)
I Comandi Provinciali della Guardia di finanza e dell’Arma dei Carabinieri di Torino hanno sviluppato, con il coordinamento della Procura della Repubblica, una vasta e articolata operazione congiunta, chiamata «Chain smoking», nel settore del contrasto al contrabbando dei tabacchi lavorati e della contraffazione, della riduzione in schiavitù, della tratta di persone e dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.
Le sinergie operative hanno consentito al Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino e alla Compagnia Carabinieri di Venaria Reale di individuare sul territorio della città di Torino ed hinterland 5 opifici nascosti, dediti alla produzione illegale di sigarette, e 2 depositi per lo stoccaggio del materiale illecito.
La grande capacità produttiva degli stabilimenti clandestini è dimostrata dai quantitativi di materiali di contrabbando rinvenuti e sottoposti a sequestro: nel complesso più di 230 tonnellate di tabacco lavorato di provenienza extra Ue e circa 22 tonnellate di sigarette, in gran parte già confezionate in pacchetti con i marchi contraffatti di noti brand del settore.
In particolare, i siti produttivi (completi di linee con costosi macchinari, apparati e strumenti tecnologici) e i depositi sequestrati sono stati localizzati nell’area settentrionale del territorio del capoluogo piemontese, nei quartieri di Madonna di Campagna, Barca e Rebaudengo, olre che nei comuni di Caselle Torinese e Venaria Reale.
I siti erano mimetizzati in aree industriali per dissimulare una normale attività d’impresa, ma con l’adozione di molti accorgimenti per svolgere nel massimo riserbo l’illecita produzione di sigarette che avveniva al loro interno.
I militari hanno rilevato la presenza di sofisticate linee produttive, perfettamente funzionanti, con processi automatizzati ad alta velocità per l’assemblaggio delle sigarette e il confezionamento finale dei pacchetti, partendo dal tabacco trinciato e dal materiale accessorio necessario (filtri, cartine, cartoncini per il packaging, ecc.), anch’esso riportante il marchio contraffatto di noti produttori internazionali autorizzati e presente in grandissime quantità presso i siti (sono stati infatti rinvenuti circa 538 milioni di componenti per la realizzazione e il confezionamento delle sigarette recanti marchi contraffatti).
Gli impianti venivano alimentati con gruppi elettrogeni, allo scopo di non rendere rilevabile, dai picchi di consumo dell’energia elettrica, la presenza di macchinari funzionanti a pieno ritmo.
Le finestre che davano verso l’esterno erano state oscurate mentre negli ambienti più interni, illuminati solo artificialmente, erano stati allestiti alloggiamenti per il personale addetto, proveniente da Paesi dell’Est europeo e impiegato in condizioni di sfruttamento e in spregio alle norme di sicurezza.
Si trattava, in tutta evidenza, di un ambiente lavorativo degradante e vessatorio: i lavoratori venivano di fatto rinchiusi nelle fabbriche senza poter avere alcun contatto con l’esterno e costretti a turni massacranti, senza possibilità di riposo e deprivati di ogni forma di tutela.
Dalle perizie disposte su alcune delle linee di assemblaggio e confezionamento dei pacchetti di sigarette è emersa l’intensa attività produttiva realizzata durante il periodo di operatività clandestina. È stato stimato, infatti, che ognuna di esse abbia potuto agevolmente produrre 48 mila pacchetti di sigarette al giorno, da cui un volume immesso sul mercato illegale valutabile (in via del tutto prudenziale) in almeno 35 milioni di pacchetti (corrispondenti a 700 tonnellate di prodotto). Un quantitativo, questo, che può aver fruttato agli organizzatori dell’illecito traffico guadagni stimati in non meno di € 175 milioni. Ciò con una correlativa evasione di accisa sui tabacchi quantificabile in € 112 milioni circa, oltre a IVA per € 28 milioni.
Va inoltre sottolineato come la sinergia istituzionale, dopo l’effettuazione dei sequestri, si sia estesa all’Agenzia delle dogane e dei monopoli (Ufficio dei Monopoli di Torino) nonché al Comando Provinciale del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco di Torino nella fase della gestione del materiale cautelato che, anche grazie alla collaborazione della Città Metropolitana di Torino, è stato già avviato a completa distruzione.
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