2018-10-30
Nel libro delle medie la propaganda a favore dei musulmani
Beduini e ragazze dell'harem? Potevano godere di una vita straordinaria. I monaci benedettini, invece, erano poveracci costretti a un'esistenza atroce. Un figlio di 11 anni come lo definireste, un bambino o un ragazzo? Di certo è un piccolo uomo che cerca di capire come funzioni il mondo, che cosa sia giusto o sbagliato fare, quanto ci sia di bello e di brutto nella nostra vita. Insomma, siamo di fronte a una persona che sta crescendo e cerca di formare le proprie opinioni.E ora provate a prendere un libro in uso nella scuola media inferiore, cioè quella dell'obbligo. Il volume in questione si intitola Incontra la Storia ed è un testo edito da Mondadori educational e scritto da Vittoria Calvani. I risvolti di copertina non forniscono informazioni sull'autrice, in compenso se cercate nel Web scoprirete che sono suoi molti manuali di storia adottati nella scuola pubblica. Di lei e del libro in cui presenta «Fatti e persone del Medioevo» si è occupato nei giorni scorsi Francesco Borgonovo, segnalando che nel capitolo dedicato alle migrazioni era stato inserito abusivamente un ritratto agiografico di Mimmo Lucano, il sindaco di Riace recentemente arrestato con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Che cosa abbia a che fare il suddetto con il Medioevo di cui dovrebbe occuparsi il testo della signora Calvani è un mistero, tuttavia non è di questo che vogliamo parlare: sull'argomento il nostro vicedirettore ha già scritto quel che c'era da scrivere. Sfogliando il volume dopo la pubblicazione dell'articolo su Lucano, mi sono imbattuto in alcuni ritratti di personaggi storici del Medioevo. Si tratta di camei che immaginiamo l'autrice abbia voluto disseminare per rendere più agevole il racconto storico. A pagina 65 del libro, per esempio, si incontra Aurelio, un monaco ciociaro entrato in convento a 12 anni dopo un incidente che lo ha reso zoppo.Aurelio spiega che nei monasteri si entra o per ragioni di fede o, come nel suo caso, perché essendo menomati si è incapaci di affrontare il mondo e la sua violenza. Il frate illustra la sua giornata tipo: sveglia alle due di notte per cantare gli inni al Signore, poi un'ora di sonno, quindi alle 4 del mattino altri canti. Finite le lodi si torna a dormire un'altra ora prima di cominciare il lavoro. All'una suona la campanella e si mangiano in silenzio verdura, frutta e pane, qualche volta pesce, ma mai carne. Il poveretto anche nei giorni più caldi indossa un saio di lana che provoca un fastidioso prurito, ma non avendo altro da mettersi si deve accontentare. Possedere qualche cosa è vietato e le lettere dei genitori si possono ricevere solo se l'abate lo permette. La giornata si completa con un pasto frugale, altre preghiere e un letto fatto di paglia, dove però Aurelio può dormire fino alle 22, quando sarà svegliato per tornare in chiesa a cantare e pregare. In pratica, il povero monaco è condannato a una vita di privazioni e di penitenza. E ora veniamo a un altro personaggio che si incontra nel testo di Vittoria Calvani. Il suo nome è Latif, non viene dalla Ciociaria ma dal deserto (pagina 82). Il suo nome significa «gentile» ed egli fa parte del clan dello sceicco Hasam, il capo di «una gloriosa tribù beduina». Come occupa le sue giornate il giovane Latif? Semplice: il suo «ideale è fare la guerra e compiere razzie». E quando torna all'accampamento mostra alle donne le stoffe, le armi e gli oggetti preziosi che ha razziato e poi, lui e i suoi compagni, riuniti intorno al fuoco cantano e recitano poesie in cui si celebrano le loro imprese. Latif compone canti dedicati alle isole verdi, alle acque cristalline delle oasi, al cielo, al vento e al sole e per questo lo chiamo il poeta. La madre di Latif «è una delle tante mogli di suo padre» e vive in armonia con le altre mogli che considera sorelle. Indossa il velo a sottolineare che è una donna sposata e anche lei canta. Ma la vita avventurosa di Latif non si esaurisce nel fare la guerra: qualche volta si spinge fino al mare per scambiare gli oggetti razziati con i mercanti che hanno percorso la via dell'incenso, avendone in cambio preziosi profumi e spezie.Eh, come è bella la vita del beduino se raffrontata con quella del monaco. Il primo rappresenta una civiltà piena di fascino ed emozioni, mentre lo storpio rivestito con un saio è l'immagine un'esistenza di fatica e di privazioni.Il meglio, però, l'autrice che ha partorito questi personaggi di fantasia lo dà quando incontra una giovane araba (pagina 93). Si tratta di Amina, una tredicenne il cui nome significa «fedele» e che è stata data in sposa a un cugino del califfo, chiamato Hassan, «che vuol dire bello». Egli, spiega Vittoria Calvani, discende «da una nobilissima famiglia» che ha fondato «una meravigliosa città». Eh già, mica sono ciociari, quelli. Ma che fa Amina? Vive a Baghdad in un harem con un centinaio di donne. Molte sono schiave, ma lei è fortunata perché è una delle quattro mogli che devono dare un erede ad Hassan. La sua esistenza trascorre nella penombra, perché le finestre sono oscurate, in quanto non è consentito vedere chiaramente all'esterno. Tuttavia, la vita lì dentro non è così noiosa come potrebbe sembrare perché le donne si raccontano fiabe, sentono musiche, cantano canzoni o leggono libri come il Corano o novelle che esaltano l'amore di donne fedeli al loro uomo. E poi c'è la zona termale, con vasche e vapori, dove Amina e le altre mogli si fanno massaggiare con «unguenti profumati che esaltano la loro bellezza». La ragazzina data in sposa ad Hassan a 13 anni non può uscire, se non raramente e completamente velata, ma anche se non possiede nulla «la sua felicità e la sua fortuna sono affidate completamente all'amore che lui le dimostra». A leggere questi camei, che cosa deve pensare un ragazzo di 11 anni? Che nel Medioevo in Occidente si faceva un'esistenza triste, dove gli storpi erano condannati a pregare e faticare tutta la vita, mentre in Oriente i musulmani se la spassavano. I ragazzi nel deserto giocavano a fare i cavalieri senza macchia e senza paura, mentre le bambine vivevano d'amore in una spa, fra massaggi profumati e canti. Roba, insomma, da convertirsi subito all'islam.E infatti a pagina 96 arriva «Il segreto della prodigiosa espansione araba». Perché gli islamici hanno avuto tanto successo, si chiede l'autrice? Perché loro «tendevano a persuadere i cittadini ad arrendersi senza spargere sangue». Non saccheggiavano, non distruggevano, non facevano strage nella città conquistata: erano moderati. E poi, mentre gli aristocratici e il clero vivevano nel lusso, lasciando in povertà la plebe, gli arabi praticavano l'uguaglianza: uno sceicco viveva in tenda come il più umile dei suoi soldati. Infine, mentre i cristiani mettevano in pratica sanguinose persecuzioni religiose, gli arabi garantivano la massima tolleranza: nessuno veniva obbligato a convertirsi. E le scorribande che consentirono di accumulare un enorme bottino, le città incendiate in Provenza e in Borgogna, gli schiavi deportati in Spagna, la Persia che resistette accanitamente alla conquista? Le spoliazioni e le imposizioni sui popoli assoggettati che spinsero centinaia di persone esasperate a partire dall'Egitto per raggiungere Medina per protestare con il califfo? Le uccisioni, le tasse imposte agli infedeli, considerati cittadini di serie B? La battaglia del Cammello e la rivolta dei Kharigiti e il saccheggio della Mesopotamia? Quisquilie. Fino all'XI secolo, «quando la grande civiltà araba cominciò a declinare», l'Islam dominò decine di stirpi diverse, «con le quali instaurò una pacifica convivenza». Esse, spiega Vittoria Calvani, «poterono conservare le proprie tradizioni, godettero di secoli di ricchezza e di buona amministrazione e finirono gradualmente con il convertirsi di loro spontanea volontà». Eh, già. Dove lo trovavano un posto in cui stare meglio? Quasi quasi c'è da rimpiangere «la prodigiosa espansione araba».Ma tornando a nostro figlio o a nostra figlia di 11 anni, quando leggerà le cose scritte in Incontra la Storia, che cosa penserà? Che la guerra santa è giusta perché ci restituirebbe questo paradiso perduto dove si viene date in sposa a 13 anni a un uomo chiamato «bello» o si fa il guerriero «gentile» nell'oasi. Oppure secondo voi sogneranno di diventare come Aurelio, un monaco storpio che mangia male, dorme su un giaciglio di paglia ed è condannato a svegliarsi ogni ora per pregare? Giudicate voi che cosa si legge e si insegna nella nostra scuola.
Beatrice Venezi (Imagoeconomica)
Ecco #DimmiLaVerità del 28 ottobre 2025. Ospite l'avvocato Maurizio Capozzo. L'argomento del giorno è: "La spettacolarizzazione mediatica del caso Garlasco" .
Siska De Ruysscher @Instagram