2022-07-16
Nei prossimi 7 giorni l’Ue si gioca tutto sui flussi di gas russo. Italia sempre al palo
Partita sulla riapertura del Nord stream. In Germania intaccati gli stock. L’Arera ai politici immobili da mesi: «Subito un piano».Le dimissioni di Draghi non spaventano i mercati: Milano chiude a +1,84%.Lo speciale contiene due articoli.La settimana che si apre lunedì prossimo appare particolarmente importante per l’Eurozona. Mercoledì 20, a Roma, si capirà qualcosa di più sulla crisi di governo italiana (forse), mentre a Francoforte giovedì 21 la Bce alzerà i tassi e illustrerà il nuovo scudo anti spread. Infine, venerdì 22, la Germania dovrebbe tornare a importare gas attraverso il gasdotto Nord stream 1. La condotta, chiusa per qualche giorno per le normali manutenzioni annuali, dovrebbe riprendere a funzionare, portando il gas dalla Russia direttamente in Germania, al suo sistema industriale e agli stoccaggi. Proprio quella del 22 luglio è la data più critica, sulla quale convergono speranze e paure dell’Unione europea e di Berlino in particolare. Se infatti le esportazioni di gas dalla Russia non dovessero riprendere quel giorno, il governo tedesco sarebbe costretto ad azionare il piano di contenimento della domanda e la Germania si avvierebbe a un inverno difficilissimo, trascinando con sé l’intera Europa in una spirale recessiva. La situazione degli approvvigionamenti offre già motivi di preoccupazione. Come anticipato ieri, i dati messi a disposizione dal sistema di bilanciamento del gas tedesco hanno confermato che l’utility Uniper sta prelevando gas dagli stoccaggi, anziché iniettare per aumentare la giacenza. Questo perché non riceve più gas dalla Russia ma continua a rifornire i propri clienti industriali. Volendo risparmiare liquidità, a quanto sembra, non compra il gas sul mercato e attinge invece alle riserve per non lasciare i suoi clienti a secco. Secondo il regolatore tedesco, questo fa sì che, al momento, le iniezioni in stoccaggio complessive del sistema gas tedesco equivalgano ai prelievi. Dunque, la quota di riempimento degli stoccaggi in Germania rimane inchiodata al 64,5% e, se le cose dovessero proseguire in questo modo, è evidente che il Paese non riuscirebbe a raggiungere l’obiettivo dell’80% di riempimento stoccaggi entro il 1° ottobre. I prezzi del gas al Ttf, registrando una temporanea e inattesa situazione di eccesso di offerta nel continente, hanno risentito di questo sviluppo mostrando volatilità altissima e un calo deciso delle quotazioni. Il prezzo spot è sceso a 158 euro al megawattora, quello per il mese di agosto è sceso di oltre il 10% a 160 euro al megawattora, mentre il prezzo del gas per l’inverno 2022-2023 è sceso del 8,4% fermandosi a 162 euro al megawattora. Tuttavia, quando sarà chiaro che questo eccesso di offerta («lungo») di ieri è destinato a trasformarsi in carenza («corto») domani, i prezzi torneranno a salire, in assenza di novità.Come più volte illustrato, nel caso di dichiarazione del terzo stadio di emergenza gas in Germania quasi certamente scatteranno gli accordi di solidarietà stipulati tra governi nei mesi passati. Nel caso specifico, l’Italia, su richiesta tedesca, dovrà fornire materia prima, quasi certamente tramite una esportazione virtuale, cioè diminuendo le importazioni di gas dalla Norvegia attraverso il gasdotto Tenp e lasciando parte di quei quantitativi in Germania. Non sono noti i dettagli degli accordi tra governi, ma nei criteri generali dettati dalla Commissione europea è prevista una remunerazione per la materia prima e un riconoscimento dei costi vivi.Ieri, a Roma, intanto, l’Autorità per l’energia ha illustrato in Parlamento la propria Relazione annuale sullo stato dei servizi e sull’attività svolta. Nella sua presentazione a Montecitorio, il presidente dell’Arera Stefano Besseghini ha sottolineato con preoccupazione la difficoltà del contesto e si è concentrato su due inviti pressanti al governo: redigere un piano dettagliato che specifichi attività, modi, tempi e soggetti per affrontare una carenza di gas improvvisa e avviare una robusta campagna di informazione per il risparmio energetico presso i cittadini. «La collaborazione tra tutti i livelli istituzionali è fondamentale in questo momento. In autunno la situazione energetica sarà complicata dunque servirà ancora più collaborazione», ha dichiarato Besseghini.Nel corso della presentazione, che fa riferimento alle attività del 2021, cioè prima della guerra russo ucraina, ma che fatalmente ha dovuto tenere conto dello scenario bellico sviluppatosi in seguito, Besseghini si è detto contrario all’ipotesi di applicazione di un tetto ai prezzi a livello nazionale, sul modello di quello entrato in vigore in Spagna e Portogallo. Quella soluzione, infatti, ha un senso ed è applicabile a un sistema sostanzialmente isolato come quello della penisola iberica, ma non lo sarebbe in Italia, che è interconnessa con molti altri mercati. Se invece, il cap alla spagnola fosse applicato in tutta Europa allora potrebbe avere senso, ma l’applicazione appare comunque difficile e complessa.Besseghini ha poi evidenziato come la scomparsa pressoché totale di contratti di lungo termine e a prezzo fisso abbia portato volatilità e instabilità nel sistema, ormai quasi completamente indicizzato ai mercati all’ingrosso di breve termine. Oltre a chiedere, poi, di posticipare al 2024 la fine della tutela di prezzo per i clienti gas domestici, il presidente dell’Arera ha espresso un parere negativo sull’idea di disaccoppiare il sistema del prezzo marginale tra impianti termoelettrici e impianti a fonte rinnovabile. Una sconfessione sorprendentemente secca, in poche, laconiche frasi, delle ipotesi di riforma del mercato rilanciate dal ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/nei-prossimi-7-giorni-lue-si-gioca-tutto-sui-flussi-di-gas-russo-italia-sempre-al-palo-2657680595.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="nonostante-la-crisi-dellesecutivo-lo-spread-cala-e-piazza-affari-risale" data-post-id="2657680595" data-published-at="1657917130" data-use-pagination="False"> Nonostante la crisi dell’esecutivo lo spread cala e Piazza Affari risale Borse e spread sembrano essersi già dimenticati della crisi di governo. Ieri, infatti, la seduta a Piazza Affari ha chiuso in aumento dell’1,84% a 20.933 punti. Anche il differenziale tra il titolo decennale italiano e quello tedesco è sceso dello 0,41% rispetto a ieri raggiungendo quota 217 punti. Bene pure gli altri listini europei: Parigi ha chiuso in crescita a +2,04% e Francoforte in salita del 2,76%. Anche Londra ha il segno più dell’1,69%. Per quanto riguarda i titoli, a Milano hanno fatto particolarmente bene Pirelli (+5,57%) e Iveco group (+5,56%), ma anche Rcs mediagroup (+15,08%) e Cairo communication (+13,46%) grazie alla pace con il fondo Blackstone sull’immobile di via Solferino a Milano. In cima alla classifica dei titoli a media capitalizzazione di Milano, Mutuionline (+5,79%), Antares vision (+5,13%), Anima holding (+4,78%) e Dovalue (+4,06%). Continua, invece, il crollo di Saipem (-29,91%) dopo la notizia secondo cui le banche del consorzio di garanzia collocheranno sul mercato il 68% dei titoli non sottoscritti dagli investitori nell’ambito dell’aumento di capitale. Si tratta quindi di un pacchetto pari al 19,8% del capitale di Saipem post operazione (le banche hanno circa il 29%). Giù anche Tim, che ha messo a segno una perdita del 3,42%, e Campari, che cede l’1,07%. Forti vendite su Mps, che ha terminato le contrattazioni a -6,18%. Ieri sono cresciuti anche i listini minori di Piazza Affari. Il Ftse Italia all share ha chiuso la settimana in salita dell’1,8% a quota 22.956 punti. In netto miglioramento il Ftse Italia mid cap (+1,66%), così come il Ftse Italia star (+1,9%). A ogni modo, l’attuale crisi politica non impensierisce gli analisti come avvenuto in passato. In caso della fine del governo Draghi e di arrivo di un governo più euroscettico, spiega Andy Mulliner, gestore di fondi per Janus Henderson, «lo scenario descritto probabilmente solleverà le preoccupazioni degli investitori sulle prospettive a lungo termine dell’Italia, sia per quanto riguarda l’Eurozona sia per quanto riguarda la sostenibilità delle sue finanze. Non dovrebbe trattarsi di un pericolo acuto come quello che abbiamo visto nella crisi sovrana, ma quasi certamente in questo scenario si assisterà a un premio di rischio più ampio per il debito italiano, che aggraverà ulteriormente l’inasprimento delle condizioni monetarie da parte della Bce». Ieri anche il cambio euro dollaro è migliorato. Il rapporto tra le due valute è cresciuto dello 0,69%. Poche oscillazioni per l’oro con valori in aumento dello 0,26%. Per quanto riguarda il petrolio, il contratto consegna settembre sul Brent ieri ha guadagnato il 2,27% a 101,37 dollari al barile e quello sul Wti scadenza agosto il 2,21% a 97,9 dollari. In ribasso anche il prezzo del gas ad Amsterdam: -9,4% a 158,5 euro al megawattora. Un’altra oscillazione sui listini, con ogni probabilità, arriverà mercoledì prossimo quando il premier Mario Draghi terrà le comunicazioni sulla crisi di governo al Senato e alla Camera.