2018-11-30
Napoletano chiede 750.000 euro al «Sole»
L'ex direttore del quotidiano querela per diffamazione il suo successore, Guido Gentili, e il comitato di redazione. Pubblicarono sul giornale una nota che definiva inopportuna la sua nomina a docente della Luiss, essendo indagato per false comunicazioni.Cigno nero o cavaliere bianco? Roberto Napoletano ha deciso di non attendere il procedimento giudiziario in corso per darsi una risposta. Sentendosi immacolato e prendendo spunto dal titolo del suo ultimo libro, chiede i danni all'allora successore alla direzione del Sole 24 Ore, Guido Gentili (oggi è Fabio Tamburini) e ai componenti del comitato di redazione, organo sindacale dei giornalisti. Una mossa sorprendente, divulgata sui social network dai redattori: l'ex direttore del quotidiano economico della Confindustria ha fatto causa per diffamazione (richiesta di risarcimento 750.000 euro) per un comunicato pubblicato sul giornale e firmato dai quattro componenti del Cdr, Barbara Fiammeri, Giovanni Negri, Stefano Biolchini, Barbara Bisazza. Il giornalista del famoso titolo Fate presto - ultima spallata al governo di Silvio Berlusconi nel novembre 2011 e viatico mediatico all'arrivo del loden di Mario Monti -, ritiene lesivo della propria immagine il comunicato con cui il Cdr del Sole, quello dell'agenzia Radiocor Plus e quello di Radio 24 definirono «incredibile» e «inopportuno» che l'Università Luiss - fondata da Umberto Agnelli e promossa da Confindustria - avesse deciso di affidare all'ex direttore «l'insegnamento in ben quattro dipartimenti della materia Le grandi crisi dell'Economia contemporanea».La nomina era arrivata mentre l'ex direttore era coinvolto nell'inchiesta della procura di Milano per aggiotaggio informativo e false comunicazioni sociali aperta nel maggio 2017. L'inchiesta è stata chiusa da pochi giorni e tutte le persone indagate (oltre a lui anche altri manager del gruppo come Donatella Treu e Benito Benedini) potrebbero essere rinviate a giudizio, anche se l'appropriazione indebita decadrà naturalmente dopo il risarcimento di 3 milioni di euro da parte della società Disource Limited, che si occupava di raccogliere abbonamenti all'estero. Ottenuto il denaro, Confindustria non intende infatti procedere nella querela di parte. E il filone (con altri sette indagati) verrà archiviato. Restano le conseguenze di una gestione negativa: sei anni di solidarietà, ricavi in picchiata, avvio della procedura di licenziamento di 103 persone su 545 fra grafici e poligrafici.La faccenda è imbarazzante. Secondo l'accusa le copie cartacee acquistate dalla company di Londra finivano al macero, quelle digitali erano fasulle e i ricavi erano gonfiati. Per la procura si trattava di account fantasma, aperti per ottenere un maquillage dei conti della casa editrice, mascherare le perdite e di conseguenza gonfiare i bilanci. Numeri, come sottolineano i pm, «del tutto slegati dalla realtà economica». In quel periodo molti Consigli d'amministrazione editoriali (grandi e piccoli) in Italia si stupivano, all'interno di un'emorragia strutturale di copie, dei risultati clamorosamente in controtendenza del Sole. Scoperto l'inghippo, Napoletano fu sfiduciato dalla redazione nell'ottobre 2016, ma rimase in carica ancora per sei mesi in un clima di disagio e apprensione. La trattativa per l'uscita di scena del direttore fu estenuante, creò dissidi al giornale e fra gli azionisti, al punto che un casuale ingresso in segreteria di due carabinieri per far autografare le copie di un libro fece dire a un ex componente del comitato di redazione: «Sta arrivando il nostro 25 aprile». L'incentivo all'esodo ottenuto da Napoletano fu di 700.000 euro lordi. Nel comunicato oggetto dell'azione legale c'è tutto il malanimo maturato fra direttore e assemblea dei giornalisti. «Napoletano ha contribuito in maniera assai significativa all'affossamento dei conti del Sole 24 Ore e di tutte le testate che dirigeva», si legge. «Fatti e non opinioni che hanno reso necessaria una ricapitalizzazione (quasi 50 milioni di euro, ndr) per evitare il fallimento della società. E fatti sui quali sono in corso indagini della Procura di Milano, mentre la Consob sembra già essere arrivata a conclusioni di gravità delle condotte di chi ha guidato, anche di fatto, la società nel recente passato». L'accusa va spiegata. Secondo la Procura, Napoletano è stato di fatto l'amministratore del gruppo alla luce della sua «costante presenza alle riunioni del Consiglio d'amministrazione», pur non facendone parte. E qui ci sarebbe qualcosa da puntualizzare, perché i direttori responsabili delle testate sono quasi sempre invitati ai cda dove si discutono non solo le strategie economiche, ma anche quelle operative ed editoriali dei media di riferimento, con pareri vincolanti da parte dei direttori stessi.Napoletano (che ha costituito un trust in cui ha allocato i suoi beni immobiliari) si è sempre dichiarato innocente e alla chiusura delle indagini lo ha ribadito: «Potrò finalmente conoscere le accuse a mio carico e chiarire la mia estraneità». Dopo avere incassato una serie di schiaffoni metaforici, compreso il capillare controllo delle note spese affidato dal collegio sindacale alla società di revisione Pwc, l'ex direttore è passato al contrattacco: causa per diffamazione contro chi aveva criticato la sua nomina a docente della Luiss. Del resto gli stessi firmatari del comunicato, in un paio di righe intinte nell'umor nero di seppia, avevano qualificato Napoletano come «persona competente in materia di crisi».
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