
Serve un intervento radicale: anno bianco fiscale, investimenti, aiuti ai professionistiC’era una volta una frase che i vecchi comunisti utilizzavano come un passepartout per aprire qualsiasi porta, come una scusa per giustificare l’ingiustificabile, come un pretesto per motivare qualunque giravolta: «È cambiato il contesto», dicevano. Ecco, molti decenni dopo, quella frase tornerebbe utile, e, diversamente dal passato, non avrebbe nulla di posticcio, di artefatto, di ideologico. Per una volta, sarebbe una seria presa d’atto della realtà. È davvero cambiato tutto, e, ferma restando l’inaccettabile indisponibilità del governo a fare mea culpa per i ritardi e le impreparazioni di questi mesi (dai tamponi ai trasporti, passando per le terapie intensive), tutti comprenderebbero invece - almeno per ciò che riguarda la parte economica - un’onesta e piena «operazione verità». E allora proviamo a iniziarla qui: la Nadef, cioè la nota di aggiornamento al Def, e il disegno di legge di bilancio, cioè la manovra impostata dal governo, sono letteralmente diventati carta straccia. Vanno cestinati e riscritti daccapo. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, e i suoi viceministri Laura Castelli e Antonio Misiani, non commettano di nuovo gli errori della scorsa primavera, un misto di superficialità e presunzione, quando, in primissima battuta, fu annunciato un possibile stanziamento di appena 3,5 miliardi: cifra che fu poi moltiplicata per 30, dando la chiara sensazione di non aver compreso nulla dello tsunami in arrivo. Per evitare un clamoroso déjà vu, occorre per un verso immaginare stanziamenti adeguati nell’ordine di grandezza (chi scrive crede che servirebbero di nuovo 100 miliardi, i 40 ipotizzati per la manovra com’era stata scritta e altri 60 da aggiungere); per altro verso bisognerebbe non gettarli al vento come accadde l’altra volta con i primi 100 miliardi; e infine sarebbe necessario concentrarli in poche chiare operazioni in grado di determinare un impatto davvero percettibile dall’economia reale. Anche perché mentre alcuni mesi fa (il lockdown nazionale fu proclamato nella prima decade di marzo) all’orizzonte c’era la speranza della primavera, stavolta siamo solo alla fine di ottobre, e all’orizzonte ci sono cinque lunghissimi e cupi mesi invernali. Un inverno di guerra, economicamente parlando. Ecco un primo e parziale elenco di obiettivi (ci siamo limitati a selezionarne i primi sette). Primo: il ristoro alle imprese, di cui si parla in altro articolo. È evidente che, se si vuole fare una cosa seria, non ci si può limitare ai soli esercizi a cui è stata imposta una chiusura totale o parziale (ristoranti, bar, palestre, piscine, cinema, teatri), ma occorre pensare anche al resto del commercio e dei servizi.Secondo: siamo sicuri che bastino i 5 miliardi ipotizzati per la cassaintegrazione?Terzo: si stima 1 milione di licenziamenti possibili. Ogni licenziato ha diritto alla Naspi per due anni. Il costo della Naspi per 1 milione di persone è di 1,3 miliardi al mese. Quarto: servono misure di sostegno anche ai professionisti e agli altri autonomi, di fatto abbandonati a loro stessi dopo i bonus di primavera, erogati nelle modalità tardive e umilianti che tutti ricordiamo. Quinto: il famoso anno bianco fiscale richiesto a gran voce dall’opposizione è stato sistematicamente rifiutato dal governo, ma il tema va assolutamente ripreso. Qualcuno pensa che i contribuenti avranno liquidità per onorare i loro impegni tributari?Sesto: vanno certamente potenziate le spese sanitarie, senza far ricorso ai prestiti e alle condizioni legate al Mes.E infine (ma è il punto decisivo), settimo: un mega intervento di taglio di tasse e di incremento di investimenti pubblici (il dosaggio delle due misure deriverà dalle convinzioni economiche di chi prenderà le decisioni) per cercare un rilancio economico vero, non appena finirà l’incubo della pandemia e si potrà ripartire a pieno regime. Sono solo le prime urgenze. Ma è evidente che, per fare tutto questo, non ci sia alternativa - nelle condizioni date - a un poderoso scostamento di bilancio e all’emissione di titoli nazionali, confidando nel mercato e nel supporto della Bce. Occorre procedere. Ogni giorno perso a negare questa realtà sarà un giorno che rischieremo di rimpiangere amaramente.
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