2021-09-02
E se Mussolini avesse vinto la guerra? Il fascismo e la letteratura ucronica
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Se l'utopia è, etimologicamente, un «non luogo», un territorio inesistente, l'ucronia delinea un genere letterario sensibilmente diverso. Coniato dal filosofo francese Charles Renouvier alla metà dell'Ottocento, il termine designa semmai un «non tempo», un'epoca storica mai avvenuta.In inglese si parla spesso di «alternative history», perché è di questo che si parla: dello sviluppo storico concepito in maniera alternativa, come se i fatti si fossero svolti in un'altra maniera. È la famosa storia scritta con i «se» e con i «ma». Così come l'utopia immagina una dimensione fantastica, ma in qualche modo indaga anche quella del reale – il mondo immaginato è spesso speculare al mondo reale e quindi ne rappresenta una critica implicita – allo stesso modo pure l'ucronia aiuta a ripensare anche la storia «ufficiale», perché ne sonda possibilità abortite e potenzialità non sviluppate, ma che in vari tornanti storici potevano essere sentieri effettivamente e realisticamente percorribili.A causa della sua penetrazione nell'immaginario collettivo e delle ansie e paure sollevate, è stato spesso il nazionalsocialismo a farsi protagonista di racconti ucronici: pensiamo a The Man in the High Castle (La svastica sul sole), di Philip K. Dick, di cui recentemente è stata prodotta anche una fortunata serie tv, o a Fatherland, di Robert Harris (nel 1994 ne è stato tratto un film per la televisione con Rutger Hauer), due romanzi basati sull'ipotesi di un Terzo Reich vittorioso al termine della seconda guerra mondiale. Il fascismo italiano, soprattutto a livello internazionale, non ha suscitato emozioni altrettanto forti e per lo più è stato raccontato come un «impero di cartapesta» da non prendere troppo sul serio. Difficile, quindi, affidare a esso anche incubi, visioni, ossessioni immaginifiche. In Italia, per ovvi motivi, le cose non sono andate in questo modo e, nel corso degli anni, non sono mancati esperimenti letterari ucronici basati sul Regime alle prese con una diversa piega degli eventi. Sul fascismo uscito indenne dall'ultima guerra si basano due romanzi di Enrico Brizzi, L'inattesa piega degli eventi (2008) e La nostra guerra (2009). Il secondo libro è il prequel del primo e racconta i fatti avvenuti tra il 1942 e il 1945, con un'Italia alleata di Gran Bretagna e Usa. L'inattesa piega degli eventi racconta invece il Belpaese del 1960, in cui il regime fascista celebra i propri trionfi organizzando le Olimpiadi a Roma. Ma il Duce muore alla vigilia dell'inaugurazione e la sua morte provoca un colpo di Stato che porta al potere Italo Balbo. La premessa della mancata alleanza con Adolf Hitler è un po' la base di quasi tutti i romanzi sul fascismo ucronico. Si tratta, con ogni evidenza, dello snodo storico cruciale individuato da vari studiosi, ciò che ha fatto sì che la storia «vera» sia andata così com'è andata. È del resto vero che, a ridosso del conflitto, il consenso del Regime viaggiava su livelli altissimi e l'opposizione clandestina era praticamente inesistente. Su tale ipotesi si basa anche della trilogia di Mario Farneti, composta da Occidente, Attacco all'Occidente e Nuovo Impero d'Occidente. Qui sono gli Usa che, con ingenti donazioni finanziarie e tecnologie belliche, «comprano» la neutralità italiana all'inizio del conflitto. La guerra si conclude con l'attentato a Hitler nel 1944, che in questo caso ha successo. Poco dopo la vittoria alleata, Stalin invade l'Europa, dando inizio alla terza guerra mondiale. L'Italia, non indebolita dalla guerra e resa efficiente dagli aiuti statunitensi, riesce a guidare gli stati europei contro l'Urss e a diventare una superpotenza mondiale il cui impero si estende fino agli Urali.Recentemente, è stato invece Gianfranco De Turris a raccogliere in un volumetto uscito per Bietti (Fantafascismi) una serie di racconti di vari autori basati su altrettante ipotesi fantastoriche: cosa sarebbe accaduto se Mussolini avesse avuto a disposizione la bomba atomica? O se fosse morto durante la Marcia su Roma? E se avesse deciso di non firmare i Patti Lateranensi? Diversi anni fa era stato invece Errico Passaro, ne Gli anni dell'aquila, a raccogliere altri racconti ucronici: in uno il fascismo andato al potere era quello di d'Annunzio anziché di Mussolini, in un altro il fascismo metteva al centro come ideologia ufficiale il pensiero di Julius Evola, fino a guidare addirittura il primo contatto dell'umanità con gli alieni, in pieno XXV.
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