2024-02-08
Mps si fa bello per le nozze: utili e dividendi
Il Monte dei Paschi chiude il 2023 con profitti superiori ai 2 miliardi, riduce i rischi legali e dopo 13 anni distribuirà di nuovo cedole agli azionisti. Ma non sono ancora iniziate trattative per la cessione delle quote in mano al Tesoro. Titolo su del 5,5%.«È stato come scalare una montagna con uno zaino molto più pesante di quanto ci si potrebbe immaginare. Adesso lo zaino si è alleggerito notevolmente, possiamo accelerare il nostro passo». Ha usato queste parole, e ha anche parlato di Rinascimento della banca, l’amministratore delegato del Monte dei Paschi, Luigi Lovaglio, durante la presentazione agli analisti dei conti 2023 che sono stati chiusi con un utile netto a 2,05 miliardi, rispetto a una perdita di 178 milioni nel 2022.Un risultato che consente all’istituto di Rocca Salimbeni di tornare - dopo ben tredici anni e in anticipo di due anni sul target del piano industriale - a distribuire un dividendo ai soci: in assemblea verranno proposti 0,25 euro per azione per un totale di 315 milioni. Con la prospettiva che la remunerazione dei soci non sarà un’eccezione, mentre nel frattempo si alleggerisce il peso dei rischi legali.Lo zaino è più leggero, il look rimesso a nuovo e la mina delle cause in gran parte detonata, il problema resta, però, sempre lo stesso: là fuori non c’è ancora nessuno pronto a portare all’altare la ormai ex Cenerentola del credito. Certo, lo scorso 20 novembre il Tesoro ha collocato il 25% dell’istituto presso circa 150 investitori istituzionali, con un incasso di circa 920 milioni. Attualmente lo Stati possiede ancora il 39% della banca. Ma il prossimo 20 febbraio termina il cosiddetto periodo di lockup ed entro il 2024 vanno rispettati gli accordi presi nel 2017, ai tempi della ricapitalizzazione precauzionale, con le autorità europee. E lo Stato deve scendere dal Monte. Mentre c’è ancora chi, come il poliedrico presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, che da vero lupo di Wall Street ieri suggeriva allo Stato di non vendere al mercato ma a un socio «che ne valorizzi la tradizione e le sue radici toscane» (come se tradizioni e radici politiche anche locali non avessero combinato abbastanza guai in passato).Intanto, l’ad Lovaglio si vanta di aver raggiunto la vetta della montagna, spinto dall’aumento dei tassi, che ha sostenuto i profitti e accelerato il margine di interesse sostenendo l’utile, e anche dalle sentenze a favore della banca che hanno ridotto drasticamente il peso dei rischi legali. Poi conferma che il 2024 sarà un anno «importante» per il Monte. «Sappiamo bene che in ogni caso dovremo cogliere le opportunità per ottimizzare il capitale, persino cogliendone all’interno delle partnership che giá abbiamo», ha spiegato Lovaglio lasciando comunque l’ultima parola sulle strategie al Mef, primo azionista di Mps. Quanto alle cedole per i soci, ha aggiunto, sull’utile lordo del 2024 ci sará un payout del 50%, anche grazie al tesoretto da 2,6 miliardi di Dta che potranno trasformarsi in crediti fiscali dato che le proiezioni di base imponibile sono state riviste al rialzo rispetto a quanto prevedeva il piano industriale. Di certo, per la banca senese si è alleggerito il peso dei rischi legali: rispetto a settembre scorso, il gruppo ha trasferito a rischio remoto 1,9 miliardi di petitum derivante dalle richieste stragiudiziali. L’unica voce che cresce, a 660 milioni da 200 milioni, riguarda i procedimenti penali legati agli npl. Lovaglio ha spiegato agli analisti che in parte si tratta di un petitum nuovo che la banca ha prudenzialmente considerato anche se nei processi in corso si è ancora ad una fase iniziale (ammissibilità delle parti). Nel caso del contenzioso Alken da 450 milioni, presente ancora nei rischi, «è solo questione di tempo», ha precisato il banchiere. Sui contenziosi «abbiamo un approccio prudente con accantonamenti adeguati anche allo scenario peggiore». Nel 2023, ha ricordato, ci sono state «17 sentenze favorevoli di cui 12 solo per i non performing». A fine 2023 il petitum lordo classificato probabile si è ridotto a 890 milioni (più i 450 milioni di Alken) rispetto ai 4,1 miliardi indicati al 31 dicembre 2022. Tornando ai conti, a spingere i ricavi è stato il margine di interesse, alimentato dai tassi alti e salito del 49,3% a 2,29 miliardi, mentre le commissioni sono scese del 3,1% a 1,32 miliardi, con i maggiori proventi sul risparmio amministrato, frutto del rinnovato interesse dei clienti per i titoli di Stato che hanno parzialmente bilanciato le minori commissioni sul risparmio gestito. La raccolta commerciale totale è in crescita di 9,7 miliardi da inizio anno (+6,6%), i crediti deteriorati netti ammontano a 1,8 miliardi, in linea con il dato a settembre e in aumento di 0,1 miliardi rispetto a fine 2022, con un livello di copertura del 49,1%. La Borsa approva: il titolo del Montepaschi ha chiuso la seduta di ieri con un balzo del 5,5% a 3,56 euro.Ieri Mps ha inoltre annunciato una serie di nomine «ai vertici di alcune funzioni chiave attraverso la valorizzazione del patrimonio di risorse interne». L’attuale chief commercial officer imprese e privati, Maurizio Bai, diventa vicedirettore generale commerciale e vicario, con responsabilità sulle direzioni retail, imprese e private. È stata anche riorganizzata l’area delle risorse umane, affidata a Fiorella Ferri.
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