2025-06-15
Altre due moschee abusive in Veneto e Friuli
Islamici in preghiera. Nel riquadro, Anna Maria Cisint (Ansa)
Gli immobili, destinati a uffici, sono usati come luogo di culto. Lo spazio di Udine, scoperto da Anna Maria Cisint (Lega) era frequentato dal turco indagato per terrorismo arrestato a Monfalcone. Ma il Pd locale attacca: «Fatti strumentalizzati per infondere paura».L’aveva annunciato e si è recata di persona in altre due moschee, in Friuli -Venezia Giulia e in Veneto, verificando che gli islamici si ritrovano a pregare in spazi abusivi. «Lo fanno cinque volte al giorno in un edificio a uso “direzionale, cioè destinato a uffici, non a essere luogo di culto», dichiara l’europarlamentare della Lega, Anna Maria Cisint, che venerdì si è presentata nella struttura di via Marittima a San Giorgio di Nogaro, provincia di Udine. Cisint aveva fatto istanza di accesso civico generalizzato e il Comune friulano le aveva risposto che «la destinazione d’uso urbanistica dell’unità immobiliare quale sede dell’associazione culturale Labunishta ubicata in via Marittima 69 a San Giorgio di Nogaro è direzionale (ufficio)». «Un simile utilizzo non è compatibile con il Piano regolatore e siamo dunque di fronte a un evidente utilizzo improprio dell’immobile, in violazione delle normative urbanistiche vigenti», ha scritto in una nota l’eurodeputata della Lega, chiedendo al sindaco di centrosinistra Pietro Del Frate l’emanazione immediata di un’ordinanza per il ripristino della destinazione d’uso originaria. Ed è possibile «che in questi centri ci siano islamici integralisti che predicano odio verso l’Occidente», mette in guardia l’eurodeputato, ex sindaco di Monfalcone. «Proprio in questa moschea, guidata da un imam di origine macedone, si era formato il giovane turco arrestato per terrorismo a Monfalcone, come emerso dall’inchiesta che ha portato al suo arresto a fine 2024». Cisint si riferisce al gestore di due locali che facevano kebab, Firat Alcu, 27 anni, di origini turche, che da testimonianze e registrazioni telefoniche risultava esercitare «proselitismo verso i dipendenti» e che aveva avuto «relazioni con esponenti apicali dell’Isis». Sempre dalle indagini, emerse che per l’uomo «le moschee di Monfalcone non hanno la “giusta Aqida”», ovvero «una visione dell’Islam intransigente ed estremista», mentre riteneva che «un’altra moschea gestita da un imam macedone possiede la giusta Aqida», riferendosi al centro di San Giorgio di Nogaro. «Quel presunto terrorista parlò di me definendomi “cane infedele”», sottolinea Cisint, ancora oggi sotto scorta per le minacce ricevute dalle comunità islamiche. La sua battaglia contro la radicalizzazione islamica è di lunga data e costellata di conferme dei ripetuti allarmi. Ad aprile, tre pronunce del Consiglio di Stato avevano accolto i tre appelli presentati dal Comune di Monfalcone contro le sentenze del Tar del Friuli Venezia Giulia, che lo scorso anno aveva fatto riaprire due moschee irregolari nei due centri culturali Darus Salaam e Baitus Salat. Il supremo organo amministrativo ha stabilito che devono essere ripristinate le ordinanze originali, tornando alle precedenti destinazioni d’uso commerciale degli immobili. Non possono essere luogo di preghiera. È abusivo l’utilizzo del centro culturale friulano come luogo di preghiera, così pure quello dell’Associazione culturale e sportiva Il Futuro, a Thiene nel Vicentino, definito «la moschea più grande del Veneto». Sempre da accesso civico generalizzato, anche la destinazione d’uso del fabbricato dove ha sede questa associazione è direzionale. Dovrebbero esserci uffici, non una moschea. Secondo Cisint «ci troviamo davanti a una struttura enorme, costata milioni di euro. Ma da dove arrivano quei soldi? Chi controlla? Chi finanzia? Sono fondi provenienti da Paesi esteri? A queste domande nessuno dà risposta. Queste non sono semplici irregolarità urbanistiche. Sono campanelli d’allarme gravissimi, che segnalano la presenza di spazi fuori controllo, potenziali focolai di radicalizzazione e di attacco alla nostra democrazia». Poche settimane fa Cisint aveva segnalato un rapporto ministeriale francese sulle infiltrazioni dell’islamismo politico da parte dell’organizzazione Fratelli Musulmani, nel quale era citato l’Istituto italiano degli studi islamici e umanistici, noto come Bayan, con sede a san Giovanni Lupatoto, nel Veronese, che per il report «ha ricevuto finanziamenti kuwaitiani attraverso l’International islamic charity organisation». L’europarlamentare non ha dubbi: «Oggi, la novità si nasconde dietro la facciata di presunti istituti di formazione, il cui vero scopo è quello di ripulire l’immagine dell’islam più radicale, mentre lentamente si insinua nelle nostre istituzioni e nella nostra società». Per questo sostiene che serve «un’azione per normare e contenere in Italia e in Europa l’approccio dell’islam fondamentalista. Primo passo, la stipula dell’intesa prevista dall’articolo della Costituzione fra Stato e confessionale religiosa, poi urge precedere con una capillare mappatura e controllo delle moschee presenti sul nostro territorio». Ieri pronto è arrivato il commento di Luca Braidotti, segretario provinciale del Pd di Udine. Ha parlato di amministrazione comunale che «ha già dimostrato di saper governare il territorio senza guerre di religione», aggiungendo che non ritiene «utile che fatti di questo genere vengano volutamente strumentalizzati da una precisa parte politica per creare nella gente paure e inutile terrorismo».Così replica l’europarlamentare della Lega: «Se la prendono con me, ma io sono semplicemente al servizio della comunità. È necessario sapere che cosa succede, è in corso una radicalizzazione accelerata. Il Pd deve rendersi conto che abbiamo il baratro davanti, se non interveniamo».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)