
Il Cremlino minaccia rappresaglie in caso di tetto al gas o restrizioni ai visti. E scarica sull’Europa la riparazione del Nord Stream. Partite dall’Ucraina 13 navi piene di grano.Una «grande tempesta globale». Così il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha definito ciò che starebbe per abbattersi sull’Occidente. I termini specifici della minaccia non sono stati esplicitati pur se sono immaginabili, ma il Cremlino afferma che ciò che può accadere in futuro sarà la conseguenza diretta delle «azioni dell’Occidente». Si avvicina, dunque, una stagione non facile, in cui la Russia è certa «di preservare la macrostabilità», mentre l’Europa ancora non sembra aver chiaro il quadro della situazione. Un settore sul quale si addensano fitte nubi è di certo quello energetico. Peskov imputa la mancata manutenzione del gasdotto Nord Stream 1 non alla Gazprom, ma ai politici europei che hanno deciso di imporre le sanzioni alla Russia. La Federazione minaccia ritorsioni per la decisione, che addebita all’Ue, «di non riparare l’attrezzatura che appartiene a Gazprom ma che, per contratto, deve manutenere». Sarebbe per questo, insomma, che Gazprom ha sospeso «indefinitamente» il passaggio di gas verso l’Europa e - questa la tesi russa - la stessa Ue deve porre rimedio in modo che possano riprendere le spedizioni di gas naturale verso la Germania. «La colpa è dei politici che hanno deciso le sanzioni. Sono questi politici che ora stanno costringendo i loro cittadini a morire quando vedono le bollette dell’elettricità. E, quando farà più freddo, la situazione peggiorerà», dice Peskov. Per il portavoce di Putin i cittadini dell’Ue «sono ingrassati molto, hanno vissuto troppo comodamente. Hanno commesso troppi errori e dovranno pagarli». È ancora Peskov a parlare senza mezzi termini di «ritorsioni» in caso di conferma delle restrizioni dell’Ue ai visti per i cittadini russi. Tale decisione, a parere del Cremlino, «sarebbe estremamente spiacevole, senza precedenti. La risposta della Federazione russa può essere asimmetrica e simmetrica». In poche parole, c’è da attendersi una politica di reciprocità quanto a restrizioni. Unico dato positivo, mentre i rapporti tra Mosca e Occidente si deteriorano, è la partenza di 13 navi dai porti ucraini con a bordo 282.500 tonnellate di prodotti agricoli ucraini. Parallelamente, però, le autorità ucraine denunciano che a seguito di un attacco russo a Ochakiv, nella regione di Mykolaiv, sono andate distrutte migliaia di tonnellate di grano. Sul campo, le criticità sono sempre le stesse. Una delle unità di potenza della centrale nucleare di Zaporizhzhia è stata colpita da un proiettile d’artiglieria durante un recente bombardamento ucraino, secondo le autorità di Energodar, la città dove si trova la centrale. Il capo dell’amministrazione locale Alexander Volga afferma che «uno dei colpi ha perforato un propulsore, che al momento non è operativo». Per il secondo giorno consecutivo, denuncia invece la parte ucraina, camion carichi di aiuti umanitari sarebbero stati bloccati prima di arrivare a Energodar. Lo ha riferito il sindaco della città, Dymtro Orlov, spiegando che gli aiuti «includono pannolini, kit igienici e cibo». Sul fronte del Donbass il capo ceceno Ramzan Kadyrov ha affermato che il distaccamento delle forze speciali cecene «Akhmat» e il secondo corpo della Repubblica popolare di Lugansk hanno lanciato un’offensiva su larga scala nella Repubblica popolare di Donetsk. «I nostri combattenti - ha detto Kadyrov - stanno avanzando in direzione di Soledar, Yakovlevka, Seversk». Nel Sud, invece, gli ucraini hanno riconquistato il villaggio di Vysokopillia, nella regione di Kherson, preso dai russi a marzo scorso.
Abdel Fattah Al-Sisi e Donald Trump (Ansa)
Domani Trump e Al Sisi sottoscriveranno il piano per il cessate il fuoco: all’evento sono stati invitati in tanti, pure l’acciaccato Macron, ma non ci sarà alcun rappresentante dell’Unione. Witkoff: «La Casa Bianca ha riunito nazioni divise da generazioni». Assente Hamas.
(Ansa)
Per i tagliagole, la resa definitiva è «fuori discussione». Le ulteriori rivendicazioni portano a temere che, dopo la liberazione degli ostaggi, l’accordo possa vacillare.
Volodymyr Zelensky (Ansa)
Il presidente ucraino al tycoon: «Ferma la nostra guerra». Niente intesa sui Tomahawk. Aerei Nato sfiorano Russia e Bielorussia. Da Orbán petizione contro «i piani bellici Ue».