2022-02-28
L'Europa schiera i suoi missili. Incubo atomico sul tavolo di pace
Voloymyr Zelensky (Getty Images)
Oggi in Bielorussia parte la trattativa fra russi e ucraini. Zelensky: «Sono scettico ma ci proviamo». Putin allerta il sistema nucleare. Bruxelles per la prima volta nella storia finanzia e consegna armi.Timidi spiragli diplomatici arrivano dalla crisi ucraina. Si terranno oggi dei colloqui tra una delegazione di Kiev e una di Mosca nei pressi del confine tra Bielorussia e Ucraina. «Abbiamo concordato un incontro senza precondizioni, vicino al fiume Pripyat», ha reso noto ieri Voloymyr Zelensky dopo una telefonata con l’omologo bielorusso, Alexander Lukashenko, che - stretto alleato di Mosca - si è ritagliato già da qualche giorno il ruolo di mediatore. A rendere noto che i colloqui avranno luogo nella mattinata odierna, è stato invece il viceministro dell’Interno ucraino, Evgeny Yenin. La tensione non accenna comunque a diminuire. Nelle stesse ore in cui veniva annunciata la trattativa, Vladimir Putin ha messo in allerta le forze di difesa nucleari, sostenendo di volerlo fare come risposta alle sanzioni occidentali e alle «dichiarazioni aggressive» della Nato: una mossa che ha suscitato nuove preoccupazioni e che ha indispettito Washington. Critiche sono infatti arrivate dalla Casa Bianca e dal Pentagono, mentre di «retorica pericolosa» ha parlato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. L’Onu, dal canto suo, ha definito «inconcepibile» l’idea di una guerra nucleare. A questo punto è lecito porsi due domande. Perché questo spiraglio diplomatico adesso? E a che cosa punta Putin? Alla prima domanda si può rispondere, sottolineando che probabilmente i russi hanno incontrato una resistenza maggiore di quanto si attendessero: un discorso che vale soprattutto per la battaglia di Kiev, che si sta ormai protraendo da svariati giorni. Venerdì scorso, del resto, il presidente russo sembrava aver chiuso alla possibilità di un’intesa con l’attuale governo ucraino, da lui definito «una banda di drogati e neonazisti». Non solo: Putin aveva anche esortato le forze militari ucraine a deporre Zelensky. Qualcosa potrebbe quindi essere cambiato nelle considerazioni del Cremlino in questi ultimi due giorni. Tra l’altro, proprio ieri, si è verificato un aggiornamento interessante dalla Turchia. Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, ha infatti definito il conflitto in corso una «guerra», lasciando intendere che, sulla base dell’articolo 19 della Convenzione di Montreux, Ankara sarebbe pronta a limitare il transito di navi russe nel Mar Nero: uno scenario che per Mosca si rivelerebbe militarmente problematico. È probabile che la svolta diplomatica del Cremlino nasca quindi anche in considerazione di questa novità. Va da sé che Putin vuole comunque mantenere alta la pressione (e quindi il suo potere contrattuale) in vista dei negoziati odierni. Ed è in tal senso che verosimilmente va letta la messa in allerta delle forze nucleari. Per quanto riguarda il secondo punto, è altamente probabile che Putin punti a demilitarizzare l’Ucraina, sottoponendola a un processo di finlandizzazione. In altre parole, il Paese diverrebbe rigorosamente neutrale, anche se di fatto inserito all’interno dell’orbita politica russa. Non è invece chiaro se il Cremlino punti o meno a uno smembramento. Bisognerà quindi capire se Zelensky sarà disposto ad accettare queste eventuali condizioni, anche se ha già detto di non credere molto al risultato dei negoziati («Sono scettico, ma proviamoci»). E ieri ha chiesto un «tribunale internazionale» per i russi, accusandoli di «genocidio».È bene infine stare attenti al ruolo della Cina, che aveva invocato negoziati, ma al contempo, non ha condannato l’invasione di Mosca. Pechino potrebbe cercare di «massimizzare i profitti» da questa situazione, scommettendo sulle turbolenze transatlantiche e sperando soprattutto che la crisi porti a una decrescita dell’attenzione americana sull’Indo-Pacifico. Nel frattempo, prosegue la resistenza di Kiev. «Le nostre forze armate continuano a rilevare e a neutralizzare i sabotatori», ha dichiarato ieri il sindaco della città, Vitali Klitschko. Ma il fronte bellico non si ferma alla sola Capitale. Missili di Mosca hanno colpito la città di Vasylkiv, mentre forze russe sono entrate a Kharkiv, dove si sono registrati combattimenti per le strade. Il ministero della Difesa di Mosca, dal canto suo, ha dichiarato di aver messo sotto assedio le città meridionali di Berdyansk e Kherson, mentre nella serata di ieri le forze russe erano attestate a 50 chilometri dal centro di Mariupol. In tutto questo, il più grande aereo cargo del mondo, l’Antonov-225 Mriya, di fabbricazione ucraina, è stato distrutto durante un attacco russo nei pressi di Kiev. Ad alzare la tensione ci ha pensato anche il capo della Repubblica cecena, Ramzan Kadyrov, che ieri ha invocato «un’operazione in tutte le direzioni e i territori dell’Ucraina». Ricordiamo che, due giorni fa, sono arrivate nel Paese alcune migliaia di combattenti ceceni a sostegno di Mosca, specializzati in controinsurrezione. Segno che Putin teme seriamente il prolungarsi della guerriglia e di restare invischiato in un pantano: un fattore, questo, che potrebbe essere tenuto presente nei colloqui diplomatici di oggi.
Jose Mourinho (Getty Images)