2020-05-11
Stufi di pagare
le avventure delle «eroine» del pacifismo
Silvia Romano con la madre (Italian Prime Ministry, Handout/Anadolu Agency via Getty Images)
Chiunque è libero di rovinarsi la vita come meglio crede. Padronissima dunque Silvia Romano di andare a fare la crocerossina che aiuta i diseredati in un buco sperduto dell'Africa. È affare suo, e dunque in nome della libertà di culto non ci permetteremo di criticare neppure la decisione di convertirsi all'islam e di indossare una palandrana che la copra dalla testa ai piedi, sposando - se è vero ciò che raccontano le prime indiscrezioni - perfino uno dei suoi sequestratori. [...][...] Tuttavia, se scegliere di fare l'eroina in un posto a rischio è una questione che riguarda solo la giovane volontaria milanese, così come la scelta della confessione a cui genuflettersi e perfino il tizio che si sarebbe presa come compagno di vita coniugale, quella dei soldi pagati per il suo riscatto e del denaro speso per andare a riprendersela con un aereo militare è una faccenda che invece riguarda tutti i contribuenti italiani, soprattutto se poi Silvia Romano, dopo essere stata liberata, ha intenzione di ripartire per l'Africa come si dice.Già in passato agli italiani è toccato mettere mano al portafogli per riportare a casa dei giovani andati alla ventura in nome dei buoni principi. Ci sono le Sofie che sono partite per zone a rischio convinte di fare del bene e di contribuire alla pace globale e sono diventate preda di una banda di tagliagole a cui lo Stato ha dovuto versare una pila di milioni. E ci sono le pacifiste che si sono arruolate in un'organizzazione non governativa per portare assistenza al popolo siriano che combatte la dittatura e anche per la loro liberazione è stata necessaria una valigia di denaro. Sì, in questi anni abbiamo assistito a tanti ingenui che attrezzati solo di un bagaglio di nobili propositi sono andati alla ventura, ma invece degli ideali inseguiti hanno trovato sventura e dopo mesi o anni, a prezzo di molti rischi e di ancor maggiori fondi, si è riusciti a riportarli a casa. Qualche rapito purtroppo non ce l'ha fatta, ma non si trattava di giovani in cerca di belle esperienze, bensì di persone prossime alla pensione a caccia di uno stipendio per mantenere la famiglia o pagare gli studi dei figli. In un caso, nel tentativo di liberare una cronista convinta che il bene stia tutto da una parte e il male dall'altra, un agente dei nostri servizi di sicurezza ci ha anche rimesso la pelle, a riprova che nessuna delle operazioni che gli americani chiamano «extraction» è gratis e senza pericoli.Ciò detto, se corrisponde al vero ciò che è filtrato in queste ore, ovvero che per liberare Silvia Romano si sono pagati 4 milioni a cui si aggiungono le centinaia di migliaia di euro spese per il jet che l'ha riportata in patria e per la missione in cui sono stati impegnati diversi agenti dei servizi segreti, permetteteci di dire che per quanto ci riguarda siamo stufi di sborsare denari per giovani che vogliono aiutare il mondo. Non quello sotto casa loro, ma sempre quello lontano, nel posto più sconosciuto, nelle zone più esotiche e insidiose, dove la legge non esiste e ancor meno è garantita la vita e la sicurezza delle persone. Sì, siamo stanchi di vedere che chi ha lavorato una vita è costretto a tirare la cinghia con una pensione al minimo e chi non ha mai lavorato, ma ha la testa piena di sogni, costa alla collettività quanto un pensionato non vedrà mai neppure se campasse cent'anni. Ne abbiamo le tasche piene delle pacifiste con i soldi nostri che fanno le eroine e ci siamo rotti anche delle volontarie che costano ai contribuenti quanto un ospedale nella regione più dispersa dell'Africa. Volete fare le crocerossine e aiutare l'umanità oppressa per sentirvi più buone? Fate pure, la vita è vostra e se volete rovinarvela nessuno ve lo può impedire. Ma prima di imbarcarvi per la Siria, per il Kenia, la Somalia, il Burkina Faso o qualsiasi altro buco del mondo dove si rischia di diventare merce di scambio di banditi e terroristi, fateci il piacere di firmare una liberatoria in cui dichiarate che se sarete rapite saranno affari vostri e non nostri. Mettete nero su bianco che il riscatto ve lo pagate da sole, senza chiedere niente a noi.Ps. Ci dicono che Silvia Romano, dopo essere stata liberata, vorrebbe tornare in Africa, così come volevano tornare in Siria o in Iraq altre pacifiste. La giovane volontaria è libera di andare dove vuole, ma prima faccia il piacere di restituire i soldi che sono stati spesi per la sua liberazione. Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, invece di farsi scattare fotografie con la rapita, facciano scattare il tassametro e presentino la parcella alla Romano e alla organizzazione non governativa che l'ha spedita in una zona a rischio, senza pensare che la stava mandando fra le braccia dei sequestratori.
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?
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