2022-01-21
Il mondo usa i monoclonali italiani, l’Italia no
Ennesimo paradosso del Belpaese: l’unico anticorpo che funziona con Omicron viene da Parma, ma il nostro ministero non ne ha fatto scorta. Così gli ospedali ne hanno somministrate 1.542 dosi e ne restano solo altre 500. Mentre negli Usa ne mandiamo 500.000.Viene prodotto a Parma l’unico monoclonale sicuramente efficace contro la variante Omicron, ma ne beneficiano gli ospedali americani. La situazione paradossale, già segnalata anche mesi fa con i farmaci anti-Covid prodotti a Latina e finiti Oltreoceano, si ripete sempre per gli stessi motivi: il ministero della Salute ha comprano poche dosi e troppo tardi, quindi il farmaco non c’è. L’allarme è stato lanciato qualche giorno fa dai responsabili dei servizi farmaceutici regionali - che monitorano fabbisogno e dispensazione - al tavolo nazionale con l’Agenzia del farmaco (Aifa). Il prodotto in questione è il sotrovimab, l’ultimo dei quattro farmaci biotecnologici autorizzati in emergenza in Italia contro il Covid lo scorso agosto, e raccomandato due giorni fa dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), insieme a baricitinib, per il trattamento di infezione da Sars-Cov2 lieve o moderato in pazienti dai 12 anni in su ad alto rischio di progressione severa di Covid, inclusi pazienti più anziani, immunocompromessi, con condizioni di base come diabete, ipertensione e obesità e quelli non vaccinati. I dati mostrano che il farmaco si lega in un punto della proteina S-spike di Sars-Cov2 riducendo la capacità del virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Proprio per questo meccanismo d’azione deve essere somministrato in ospedale, per via endovenosa, entro 10 giorni dall’insorgenza dei sintomi di Covid-19 per ridurre di circa l’85% il rischio di ricovero. Essendo l’unico anticorpo monoclonale ad aver dimostrato di essere efficace contro la variante Omicron, è diventato particolarmente importante nella pratica clinica delle ultime settimane. Ironia della sorte, nel farmaco di GlaxoSmithKline (Gsk) - impiegato con successo anche per curare recentemente l’infettivologo milanese Massimo Galli, ex infettivologo del Sacco - c’è molto di italiano. Sotrovimab è stato sviluppato nei laboratori lombardi della Humabs Biomed, filiale della Vir Biotechnology (consociata di Gsk) e viene prodotto nello stabilimento Gsk di Parma, quindi nel nostro Paese, per tutto il mondo. Come ha spiegato in un’intervista Maria Chiara Amadei, direttore di stabilimento e amministratore delegato Gsk Manufacturing Spa, «il sito di Parma si occupa della produzione dell’anticorpo, del riempimento in flaconi, della parte analitica a supporto del rilascio e della distribuzione finale». Nonostante la sua italianità, sotrovimab è poco utilizzato nel nostro Paese. Secondo l’ultimo rapporto Aifa del 13 gennaio, ne sono state somministrate solamente 1.542 dosi, contro le 16.691 di bamlanivimab/etesevimab e le 16.892 di casirivimab/imdevimab (di cui l’Oms consiglia, vista la prevalenza di Omicron, la sostituzione a favore di sotrovimab). Il motivo, secondo quanto scrive Il Fatto Quotidiano, sarebbe dovuto all’acquisto di «poche dosi e tardi» da parte del governo, tanto che le Regioni dichiarano di essere in «shortage nazionale», cioè in carenza. Il quotidiano riporta dei numeri incredibili. «Il nostro Paese», si legge, «ha acquistato giusto 2.000 dosi a dicembre e ne ha usate 1.542: oggi ne restano dunque meno di 500 in tutta Italia, tanto che una Regione come la Liguria ne ha per 20 trattamenti soltanto mentre altre, specie al sud, neppure una». Lunedì era prevista la consegna di altre 5.000 dosi, un numero che comunque, per gli addetti ai lavori è insufficiente, dato l’andamento della curva. «Il sotrovimab ha grossi limiti quantitativi», ha dichiarato ieri alla Stampa Giovanni Di Perri, direttore delle malattie infettive dell’Amedeo di Savoia di Torino, segnalando che per tutto il Piemonte dovrebbero esserci 150 fiale, mentre solo 29 sono state consegnate e «andate via come il pane». Anche nell’edizione fiorentina del Corriere si legge che le somministrazioni di anticorpi monoclonali si fermano perché l’unico efficace non è disponibile. «Non ci sono scorte di sotrovimab, è esaurito», denunciano gli operatori sanitari. Idem dall’Asl Centro, dove alcuni medici di famiglia che hanno richiesto i monoclonali per i propri pazienti più anziani, si sono visti rispondere che «non ce ne sono a disposizione» e, probabilmente non ce ne saranno e il motivo è sempre lo stesso. Mentre il ministero della Salute, che acquista centralmente per poi distribuire alle Regioni, faceva ordinativi come una lumaca e col contagocce, qualcuno faceva la parte del leone. In particolare gli Stati Uniti che, a quanto risulta al fattoquotidiano.it, hanno ordinato allo stabilimento Gsk 500.000 dosi, condizionando così la disponibilità del farmaco su scala globale, a partire dall’Italia che in teoria lo avrebbe in casa, ma in pratica lo vede partire per l’estero lasciando vuoti i frigo delle farmacie ospedaliere. È l’ennesima beffa di un ministero che ha puntato tutto sui vaccini, lasciando in corsia i medici a giostrarsi con quello (poco) che arriva. «Casirimuvab e imdevimab si usano ancora ma proteggono prevalentemente contro la Delta e le varianti che l’hanno preceduta», osserva Di Perri che pensa di ricorrere agli antivirali. Questi, come i monoclonali, devono però essere somministrati entro pochi giorni dall’insorgenza dei sintomi in pazienti a rischio sviluppare la forma grave di malattia: il remdesivir, «efficace all’80% nell’evitare le ospedalizzazioni e molnupiravir che si ferma al 30-50%». La prima indicazione «è sempre sotrovimab, la seconda è il remdesivir. Per i profili a basso-medio rischio prescriviamo il molnupinavir», precisa Di Perri. La cura più efficace però ha preso il volo per l’America.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)