2023-08-02
«Molti dubbi su Bologna strage fascista»
Massimiliano Mazzanti (Ansa)
Il giornalista Massimiliano Mazzanti ha ricostruito eventi e processi: «Le varie sentenze sono in conflitto fra loro e la presenza in stazione dei Nar non è documentata. A differenza di quella di vari soggetti riconducibili al gruppo di Carlos, fra cui due donne con documenti cileni».Non possono accusare Giorgia Meloni, per evidenti motivi anagrafici, di essere la mandante della strage di Bologna del 2 agosto 1980. Ma a tutti i costi vogliono legare uno dei più devastanti attentati della storia italiana alla destra, istituzionale o meno. Ieri, su Repubblica, Stefano Cappellini ha riassunto la tesi che rimbalza sui media progressisti: «Oggi il partito che più si è speso per cancellare la verità su Bologna è al governo e la sua leader è a Palazzo Chigi. Meloni non sarà a Bologna. Il governo sarà rappresentato dal ministro dell’Interno Maurizio Piantedosi. La speranza è che le parole di Piantedosi non siano quelle usate da Meloni per il quarantesimo anniversario della strage, quando la futura premier disse che erano trascorsi “40 anni senza giustizia”». Già: alla destra di governo viene richiesta l’ennesima professione di fede. Dovrebbero dire, ministri e politici, che «sono stati i fascisti», cioè i mostri che vengono chiamati in causa per risolvere facilmente ogni mistero italiano, per raddrizzare ogni stortura della «strategia della tensione». Che a Repubblica piaccia o meno, però, sulla strage di Bologna di ombre ce ne sono ancora parecchie, nonostante le sentenze che hanno condannato Luigi Ciavardini, Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Gilberto Cavallini (all’epoca membri dei Nuclei armati rivoluzionari) e più di recente Paolo Bellini. A mettere in fila tutto ciò che non torna ci ha pensato - con un lavoro approfondito che dura ormai da parecchi anni - il giornalista bolognese Massimiliano Mazzanti, autore di numerosi libri sul tema (l’ultimo è Strage di Bologna, sentenza Bellini: processo ai vivi per condannare i morti, edito da Fergen). La strage è fascista, si continua a dire. E qualcuno avrebbe complottato per occultare la verità. Eppure i primi a indicare i neofascisti come autori furono proprio i servizi segreti. I famigerati «servizi deviati» che avrebbero dovuto, teoricamente, coprire i neri...«Esattamente e poche ore dopo l’esplosione, quando ancora non si era nemmeno capito che si trattava di un attentato (il cratere fu trovato alle 23 e passa di quel maledetto giorno). E furono sempre i servizi segreti, per restare all’ultima sentenza, a individuare Paolo Bellini in carcere a Palermo, svelarne l’identità, ad attribuirgli un ruolo mai avuto nell’eversione e a indicarlo agli inquirenti come possibile concorrente nella strage. I giudici di allora, però, capirono come fosse tutta una bufala e lo prosciolsero».Varie sentenze hanno indicato numerosi autori della strage. Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Gilberto Cavallini, Luigi Ciavardini e adesso anche Paolo Bellini. Eppure, come scrivi nel tuo libro, non esistono testimonianze della presenza di costoro alla stazione. «Nessuna! L’unica testimonianza che si è tentato di produrre in aula - quella di Mirella Cuoghi - si è rivelata una sorta di boomerang, perché si è cercato di far passare per inedito ciò che invece era stato confezionato male in una caserma dei carabinieri, approfittando dell’ingenuità di quella donna. Per Bellini, ovviamente, il discorso è diverso: qui tecnicamente c’è il riconoscimento da parte della moglie che conferma la tesi dell’accusa sulle immagini riprese da un turista tedesco; ma la genesi di quella testimonianza non è certo una bella pagina della storia giudiziaria italiana. Come non lo è sostenere che quello ripreso da questo turista (tale Polzer) sia Bellini, senza neanche una perizia d’ufficio a smentire l’ottimo lavoro dei consulenti dell’imputato». Come entra Paolo Bellini in questa storia? Viene sempre indicato come terrorista di Avanguardia nazionale, ma non ci sono grandi elementi sulle sue frequentazioni dell’ambiente di estrema destra.«Bellini non è mai stato in Avanguardia. Lo sostennero, in un primo momento, i servizi segreti e poi gli inquirenti, travisando maliziosamente una denuncia del 1976, in cui fu denunciato (e successivamente prosciolto) insieme con due ragazzi, loro sì, di Avanguardia nazionale. Poi, alla fine degli anni Novanta, lo confessò interessatamente lui stesso, ma solo per essere ammesso al programma pentiti, per potersi sgravare delle troppe malefatte criminali (non politiche) compiute nell’arco della sua vita. Va ricordato che l’uomo è un bandito legato anche alle cosche. In altre parole, Bellini questa condanna se l’è cercata, non pensando mai che gli accordi coi pm di Reggio nell’Emilia potessero essere usati da quelli di Bologna per annullare il suo proscioglimento precedente, processarlo di nuovo e condannarlo». Tuttavia Bellini si è autoaccusato anche di un omicidio politico, quello di Alceste Campanile, ex giovane di destra poi passato a Lotta continua, a Reggio Emilia. «Appunto e, per essere credibile, disse di aver agito in nome di Avanguardia nazionale, accusando ingiustamente altre tre persone. Anche perché il delitto era stato compiuto certamente da più assassini, secondo la polizia scientifica. I tre sono stati prosciolti in istruttoria, addirittura, e alla ’confessione’ di Bellini non ha mai creduto nemmeno il padre di Alceste. Ci ha creduto solo chi aveva interesse a farlo diventare collaboratore di giustizia nell’ambito di alcune inchieste di ’ndrangheta. Tanto più che non fece neanche un’ora di galera per l’assassinio di Campanile». Torniamo alla strage. Leggenda vuole che il mandante fosse Licio Gelli, che avrebbe pagato 1 milione di dollari (o di più) ai Nar per realizzarla. Regge questa ricostruzione?«Per carità! Quella del finanziamento di Gelli ai Nar è una delle bufale giudiziarie più gigantesche mia ascoltate. Per di più, rimodulata più volte, visto che non c’è una traccia seria di quel passaggio di denaro. La verità è che il 31 luglio 1980 gli unici soldi che Gelli fece arrivare a qualcuno - essendo il dominus occulto del Banco Ambrosiano - furono 4 miliardi al Pci di Enrico Berlinguer che diventeranno pure 11, negli anni immediatamente successivi. Soldi tracciati, documentati, finanziamenti che nessuno può smentire». Tu hai appunto ripercorso anche gli interessanti rapporti di Gelli con il Pci, anche tramite il Banco Ambrosiano. L’esistenza di questi rapporti è rilevante, perché getta una luce molto diversa sulle motivazioni della strage. «Sulla strage di Bologna il Pci avrebbe molto da spiegare, a partire dalle relazioni e dalle protezioni assicurate ad Anzeh abu Saleh, il leader dell’Fronte popolare di liberazione palestinese coinvolto nella storia dei missili di Ortona, il quale viveva a Bologna, conosceva pure alcuni magistrati della prima indagine sulla strage. Saleh e Fplp sono un nome e una sigla che portano direttamente al noto terrorista Carlos. Per altro, prima della strage, in un convegno organizzato da Pci e Anpi a Torino sull’eversione e sul terrorismo, si parlò molto di Carlos, indicandolo come finto marxista all’opinione pubblica. Curioso, perché nel 1979/1980 Carlos era sconosciuto all’opinione pubblica italiana».A proposito. Esiste una pista divenuta abbastanza nota di recente. Riguarda un bombarolo tedesco legato a Carlos. Di che si tratta?«Non esiste una prova della presenza dei Nar a Bologna, la mattina dei 2 agosto. Di contro, ai magistrati non è mai interessato veramente che ci fosse il braccio destro di Carlos, Thomas Kram; si fece di tutto per nascondere anche la presenza di Margot Fröhlich, altra terrorista del gruppo Carlos, che sarà arrestata nel 1982 a Roma, intenta a compiere un attentato analogo. E poi quella degli eversori rossi Francesco Marra, Brunello Puccia e Maurizio Folini; di due donne sconosciute con passaporti cileni falsi riconducibili a Carlos; di un altro misterioso eversore che perse in stazione i documenti a lui prestati da un suo sodale sardo. Almeno otto tra terroristi ed eversori: tutti lì casualmente la mattina del 2 agosto? E queste sono presenze documentate». In estrema sintesi, perché sei convinto che gli ex Nar non c’entrino? Quali sono i principali elementi che secondo te li discolpano?«Mi permetto di correggere la domanda: quali sono gli elementi che li inchiodarebbero? Io vorrei vivere in un Paese in cui l’imputato è condannato perché dimostrato colpevole, non perché non avrebbe dimostrato lui di essere innocente. Oggi abbiamo una «verità» fatta di quattro sentenze che configgono e si smentiscono l’una con l’altra: trattandosi del più grave attentato compiuto in Italia, non è accettabile». Il lettore si potrebbe chiedere: ci sono tutte queste sentenze che condannano gli autori materiali... Perché dovrebbero essere sbagliate?«Ripeto: perché confliggono pure tra loro. Tra chi è condannato per strage politica (265 c.p.) e chi per strage comune (422 c.p.); perché gli stessi giudici ammettono che i verdetti sono solo indiziari; perché non dicono nemmeno quali sarebbero i singoli ruoli e le precise azioni di ciascuno. Quelle sentenze di certo hanno solo la granitica convinzione che “le bombe alle stazioni le mettono i fascisti e le pagano i padroni”. Ma questo è uno slogan di Lotta continua, non un enunciato di legge».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.