2022-04-16
Esaltò il modello Cina. Ma Ricciardi tace sul disastro Shanghai
Walter Ricciardi (Imagoeconomica)
Il consulente tifa per la linea dura di Pechino sul lockdown. Affondo di Matteo Bassetti: i profeti del contagio zero chiedano scusa.Shanghai 2022, ovvero l’inferno sulla terra. Il catalogo è impressionante: lockdown praticato in versione estrema e sostanzialmente carceraria; 26 milioni di abitanti forzatamente reclusi in casa con spesso la materiale impossibilità di procurarsi cibo e medicinali; scontri tra polizia e cittadini; arresti di massa e indiscriminati; separazione dei bimbi «infetti» dai loro genitori «sani»; soppressione di cani, gatti e animali da compagnia lasciati soli dai padroni positivi; trasferimento dei positivi in megastrutture trasformate in lazzaretti del ventunesimo secolo; e infine, stretta sui social da parte del regime per evitare che siano visibili gli hashtag sulla carenza di cibo e sulle violenze. Ed è perfino superfluo immaginare il bilancio che dovrà essere stilato alla fine di questo incubo: con un numero enorme di anziani, disabili, persone sole e fragili che inevitabilmente risulteranno morti: non di Covid ma di semi-detenzione. Tutti evidentemente ritenuti «sacrificabili». Che tutto ciò esprima la teoria e la prassi di un regime autoritario e intrinsecamente concentrazionario come quello cinese è fin troppo chiaro. Né - diciamo - servono particolari commenti su quanto queste misure siano radicalmente incompatibili con qualunque anche pallida idea di libertà, rispetto della persona, stato di diritto.Visto che su questo punto non può esserci discussione, allora vale la pena di mettere meglio a fuoco il lato «sanitario» della questione: la Cina continua a praticare (e lo fa, ovviamente, nella forma violenta e intollerante che abbiamo visto) la strategia del «Covid zero». Continua cioè a ritenere che il coronavirus debba essere «eradicato», ridotto all’inesistenza, e che nessuna convivenza sia possibile con un livello controllato e gestibile di circolazione del virus. Questa idea paranoide e allucinata, combinata con l’attitudine poliziesca del regime, produce le politiche che abbiamo elencato. Attenzione, però, a chi - qui in Italia - fischietta e finge di parlar d’altro, come a dire: «Quella è la vera dittatura sanitaria, mica come da noi…». Eh no, troppo comodo: quella è esattamente la linea «Covid zero» che si è cercato di applicare anche qui, naturalmente senza la mancanza di freni inibitori che invece caratterizza una dittatura tout court. Da questo punto di vista, resterà ai lettori una legittima curiosità. Sul tema ha qualcosa da dire il consulente del ministro Roberto Speranza, Walter Ricciardi, che a più riprese, in questi due anni, si era riferito alla Cina come modello? Ricciardi, sia pure implicitamente, è stato chiamato in causa in modo molto limpido e netto da Matteo Bassetti, sentito dall’AdnKronos: «Ora vorrei che in Italia chi, anche vicino al ministro della Salute, ha sostenuto che anche da noi dovevamo imporre la strategia zero Covid facesse un mea culpa pubblico».In effetti il record di Ricciardi, su questo argomento, fa impressione. Ancora nelle ultime settimane e mesi, attacchi scomposti al Regno Unito («Sono ammattiti, l’Inghilterra è un Paese da non prendere in considerazione», a Coffee Break su La7), e riferimenti elogiativi a Pechino in una serie di dichiarazioni e interviste: «Dobbiamo individuare e isolare gli infetti come ha fatto la Cina. […]. In otto giorni saremmo fuori dall’emergenza. […] Bisognerebbe fare i tamponi alla stragrande maggioranza degli italiani. È un’operazione che tutti dicono sia impossibile ma i cinesi per un caso testano 10 milioni di persone. Noi con 200.000 potremmo ben testare 60 milioni di italiani».Risalendo al 2020, appare perfino clamoroso il doppio standard di Ricciardi, che lo ha portato a essere implacabile verso le democrazie occidentali e decisamente più comprensivo verso Pechino (prima responsabile della pandemia, non dimentichiamolo mai). Il 17 marzo 2020, criticando aggressivamente l’appello del ministro della Salute britannico Matt Hancock ai produttori nazionali per aumentare la disponibilità di respiratori, Ricciardi twittava così, suscitando sui social reazioni molto vivaci: «Questo è l’incredibile modo con cui il governo inglese sta affrontando il problema della carenza di respiratori, viva l’Italia, viva l’Unione Europea, grazie Cina». Avete letto bene: «Grazie Cina», probabilmente - non ne siamo certi - riferendosi ai materiali (ventilatori e mascherine) che il governo di Pechino, anche per alimentare la propaganda di regime, si era premurato di farci arrivare. Il 25 giugno dello stesso anno, ospite di Agorà su Rai 3, Ricciardi spiegava che per la riapertura delle scuole in sicurezza bisognava «fare come in Cina». Al contrario, il 17 aprile 2020, lo stesso Ricciardi, su Twitter, se l’era presa con gli Usa di Trump, e contro (sic) «il popolo» che «vota avventurieri populisti e sovranisti». Un paio di giorni dopo, l’ineffabile Ricciardi, anziché rallentare, aveva perfino accelerato, ritwittando (salvo poi cancellare e tentare acrobaticamente di dare giustificazioni improbabili) un video con gente che colpiva a pugni e calci sagome e fantocci con il viso di Trump. Bravata tale da suscitare un’imbarazzata presa di distanza da parte della stessa Oms.Eppure, oggi, nessuno gli chiede conto di quelle prese di posizione. Anzi, l’altro ieri sul Messaggero, preannunciando nuove sciagure, il prof ha perfino lasciato a verbale che «un 10% di bambini si è ammalato in modo grave». Sarà: eppure, secondo i dati Iss, da inizio pandemia, considerando la popolazione italiana da 0 a 19 anni, su circa 3 milioni e 400.000 casi, risultano solo 16.690 ospedalizzazioni e 371 ricoveri in terapia intensiva. Come si arriva al 10%?
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