
In manette cinque ragazzi di origine marocchina e albanese. Erano ubriachi e drogati. Una delle vittime presa a morsi.Un altro branco, di giovani immigrati, feroce contro quattro ragazzine italiane. Le hanno attirate in casa e sequestrate per ore, le hanno minacciate, anche di morte, e almeno una è stata abusata e assalita a morsi. È successo lo scorso 14 luglio in un paesino in provincia di Como, nella zona del Canturino, ma solo ieri la banda è finita in carcere: si tratta di cinque amici, tutti immigrati, di prima o seconda generazione: due albanesi di 20 anni e un marocchino di 19, e due minorenni, uno albanese e uno marocchino. Sono stati arrestati dai carabinieri di Como, arrivati a loro dopo una lunga indagine. Sono accusati di concorso in violenza sessuale di gruppo, lesioni e sequestro di persona. Secondo le Procure di Como e dei minori e anche secondo i due giudici delle indagini preliminari, la condotta particolarmente violenta e aggressiva del gruppo ha reso necessaria la custodia cautelare in carcere, anche per i minorenni.I cinque, infatti, secondo gli investigatori, hanno agito sulle minorenni «con modalità da branco». Le ragazze vittime della violenza sono tutte giovanissime, tra i 14 e i 18 anni, e tutte italiane. Probabilmente conoscevano già quei ragazzi, ben inseriti e figli di famiglie apparentemente del tutto normali. Probabilmente per questo hanno accettato quell'invito a passare un pomeriggio in compagnia, senza pensare, essendo in gruppo, ai pericoli che invece le aspettavano.Quando le giovani sono arrivate in appartamento il branco ha chiuso a chiave la porta dietro di loro e in breve tempo la situazione è degenerata. I cinque ragazzi, in parte ubriachi e sotto l'effetto di droghe, prima hanno offerto alle loro vittime sostanze stupefacenti, poi al rifiuto delle adolescenti le hanno chiuse in una stanza, tenendole per oltre tre ore segregate e minacciando di buttarle dalla finestra se si fossero ribellate o avessero chiesto aiuto. I giovani avevano bevuto parecchio e, quantomeno, fumato marijuana. Durante quelle ore interminabili in balia dei loro aguzzini, private dei cellulari, della possibilità di comunicare con l'esterno le ragazze sono state vittima di abusi sessuali. In particolare le attenzioni del branco si sono concentrate su una sedicenne che è stata prelevata dalla stanza, separata dalle amiche e ha dovuto subire per ore le violenze sessuali. I cinque l'hanno bloccata e palpeggiata in tutte le parti del corpo e, al suo tentativo di ribellarsi, l'hanno assalita ferocemente prendendola a morsi. Solo dopo oltre tre ore da incubo le ragazzine sono state lasciate libere di andare e solo dopo alcuni giorni, qualcuna ha trovato la forza di denunciare. La violenza è stata segnalata ai carabinieri di Rebbio, che hanno avviato una delicata indagine per raccogliere le testimonianze delle ragazzine e altri elementi utili a ricostruire la violenza.Non si è trattato di dinamiche da baby gang, hanno sottolineato i carabinieri, ma di un fenomeno da branco. «Gli indagati hanno agito come un gruppo di animali e che come animali hanno braccato e aggredito le loro prede», ha scritto il giudice per le indagini preliminari nella sua relazione. Gli arresti sono stati eseguiti in zona Canturino e a Stradella, in provincia di Pavia e ora tutti i violentatori si trovano in carcere: i due maggiorenni sono finiti al Bassone e uno a Varese, mentre nel carcere Beccaria di Milano si trovano i due minorenni. Uno dei minori e un maggiorenne non erano peraltro nuovi a guai con la legge: avevano infatti qualche precedente per spaccio e consumo di droga.La marijuana, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, era stata portata dai due minori che ora sono stati denunciati anche per spaccio.La crudeltà con cui le ragazze sono state aggredite richiama subito alla mente il branco di Rimini, formato anche quello da immigrati, che tra stupri a violenze sconvolse la riviera romagnola nell'estate del 2017. A capo di quella banda c'era il congolese Guerlin Butungu, l'unico maggiorenne e il capo del gruppo che ha stuprato, rapinato e picchiato sulla spiaggia di Miramare di Rimini, la notte del 26 agosto 2017, una coppia di turisti polacchi e una prostituta trans peruviana, e ha aggredito una turista milanese e rapinato il compagno la notte del 12 agosto. Per lui lo scorso agosto la corte d'Appello ha confermato la condanna a 16 anni di carcere.Anche per gli altri tre del branco, due fratelli marocchini all'epoca di 15 e 17 anni e un nigeriano di 16, è già arrivato il secondo grado di giudizio, con pene di nove anni e otto mesi.
- Dagli Stati Uniti alla Francia, dalla Spagna al Regno Unito, i dati sono unanimi nel segnalare un aumento delle conversioni di adolescenti e giovani. E cresce pure la partecipazione alla messa. I media ultra laici: «Fenomeno di massa».
- «È la liturgia antica ad attrarre i ragazzi. Anche qui in Italia». Il priore della Confraternita del Sacro Cuore di Tolentino: «Sono sorpreso, nella nostra chiesa arrivano perfino da altre Regioni».
- Il clero progressista che ha dominato la scena dopo il Concilio Vaticano II sta ormai andando in pensione. E i fedeli abbandonano le parrocchie «liberal».
Lo speciale contiene tre articoli.
Roberta Bruzzone (Ansa)
La criminologa porta in teatro una sua «anatomia» delle relazioni malate: «Riconoscere queste persone è difficile. Non provate mai a cambiarle: l’amore non è un sacrificio».
Il paradosso è che l’amore terreno, la cosa comunemente più attraente e ricercata del mondo, è un gioco a scacchi non solo con il destino, ma anche con la morte, come nel Settimo sigillo di Bergman oppure, per richiamare la commedia all’italiana, nel Vedovo di Dino Risi, con Sordi e la Valeri. Tuttavia, chi cerca un partner può imbattersi in una trappola, talvolta rovinosa e talaltra mortale, architettata dal narcisista maligno a danno di una vittima sana ma sovente fragile. La nota psicologa e criminologa Roberta Bruzzone spiega che la strategia dei narcisisti (o delle narcisiste) maligni si basa sulla «chimica dell’inganno».
(Arma dei Carabinieri)
I militari del Comando di Milano hanno seguito fino in provincia di Bergamo un Tir sospetto con targa spagnola. Arrestati tre italiani e un cittadino spagnolo. Sequestrate anche armi da fuoco.
Nella serata del 25 novembre i Carabinieri della Compagnia di Milano Duomo hanno arrestato per detenzione illecita di sostanze stupefacenti due bergamaschi, un palermitano e un soggetto di nazionalità spagnola, rispettivamente di 28, 32, 29 e 54 anni.
I militari dell'Arma, nel corso di un più ampio servizio di prevenzione generale organizzato per le vie di Milano, insospettiti da un autoarticolato con targa spagnola di dubbia provenienza, dopo una prima fase di monitoraggio fino alla provincia di Bergamo, hanno sorpreso i soggetti mentre scaricavano 10 borsoni dal mezzo, all’interno di un capannone.
Alla perquisizione, sono stati trovati 258 chilogrammi di hashish, suddivisi in panetti da 100 grammi ciascuno e termosigillati.
L’autoarticolato, sottoposto a sequestro, è risultato dotato di un doppio fondo utilizzato per nascone la droga.
Nel corso dei successivi accertamenti sviluppati nelle abitazioni degli indagati, sono stati rinvenuti in casa del 28enne altri 86 chili di hashish, termosigillati e nascosti all’interno di un congelatore oltre a materiale per il confezionamento, due pistole cariche con matricola abrasa, munizioni e materiale riconducibile ad altri reati tra cui t-shirt riportanti la scritta «Polizia», un paio di manette, una maschera per travestimento, il tutto ancora ancora al vaglio degli inquirenti. Per il 28enne è scattato l’arresto anche per detenzione abusiva di arma clandestina. Nell’abitazione del 29enne sono stati invece trovati altri 4 chilogrammi di droga, anche questi custoditi in un congelatore, suddivisi in panetti da 100 grammi ciascuno e termosigillati. Complessivamente, sono stati sequestrati circa 348 chilogrammi di hashish.
Su disposizione del Pubblico Ministero di turno presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Bergamo, i quattro sono stati portati nel carcere di San Vittore di Milano in attesa dell’udienza di convalida.
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Brian Hughes (Getty Images)
L’uomo messo da Trump alla Nasa come capo dello staff: «Torneremo sulla Luna anche con partner italiani. Vogliamo creare una economia spaziale di tipo commerciale. Con l’agenzia russa continuiamo a collaborare».
Politico lo ha definito ad agosto «l’uomo di Trump all’interno della Nasa». È stato senior advisor dell’attuale presidente americano durante la campagna elettorale del 2024. Poi, dopo la vittoria, Trump lo aveva nominato vice consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca con delega alle comunicazioni strategiche. Tutto questo fino a maggio, quando il presidente lo ha fatto designare capo dello staff della Nasa. Brian Hughes ha quindi assunto un ruolo chiave all’interno di un’agenzia che Donald Trump considera strategica sia sul piano tecnologico che su quello geopolitico: un’agenzia che l’inquilino della Casa Bianca vuole adesso sottoporre a una serie di riforme per incrementarne l’efficienza, ridurne i costi e rafforzarne i legami con il settore privato.





