2018-08-17
Mille abusi sconvolgono il Papa e la Chiesa
Il rapporto choc della Corte suprema della Pennsylvania svela 70 anni di violenze e 300 sacerdoti pedofili. Lo scandalo inchioda l'arcivescovo Theodore Edgar McCarrick, porporati come Oscar Rodriguez Maradiaga e Sean Patrick O'Malley e la curia romana. Ora Francesco è chiamato a un gesto risolutivo.«C'erano preti che violentavano ragazzi e ragazze e gli uomini di Chiesa che erano loro responsabili non solo non hanno fatto nulla, ma hanno nascosto. Per decenni. Monsignori, vescovi ausiliari, vescovi, arcivescovi, cardinali sono stati protetti, molti, compresi alcuni i cui nomi sono nel rapporto, sono stati promossi. Finché questo non cambia, crediamo che sia troppo presto per chiudere il capitolo dello scandalo sessuale nella Chiesa cattolica». È il punto di vista del procuratore generale dello Stato di Pennsylvania, Josh Shapiro, che martedì scorso ha presentato l'atteso e poderoso rapporto che la Corte suprema dello stato americano ha redatto dopo due anni di indagine che ha coinvolto anche l'Fbi.Oltre 1.000 pagine in cui si fanno i nomi di circa 300 sacerdoti, che in un periodo di 70 anni, dal 1947 ad oggi, hanno abusato sessualmente di circa 1.000 vittime in sei diocesi degli Stati Uniti (Allentown, Erie, Greensburg, Harrisburg, Pittsburgh e Scranton). Si tratta della più approfondita indagine sul tema mai realizzata da uno Stato americano, le vittime erano in gran parte maschi, ma ci sono anche ragazze; alcuni erano adolescenti, molti in età prepuberale. Alcuni sono stati manipolati con alcol o pornografia. La maggioranza dei casi risale al periodo che va dagli anni Sessanta agli anni Ottanta, quasi tutti sono caduti in prescrizione, «a causa del sistema di copertura», aggiunge Shapiro.Dopo il caso «Spotlight» emerso nella diocesi di Boston nel 2002, gli inferi della Chiesa irlandese scoperti nel 2009, il recente dramma della Chiesa cilena per cui tutti i vescovi hanno rimesso il loro mandato nelle mani del Papa, la situazione in Australia e la perdita del cardinalato dell'arcivescovo Theodore Edgar McCarrick, la Chiesa si trova invischiata in una palude da cui sarà difficile uscire senza una chiara presa di posizione. Le cose sono «migliorate» negli ultimi quindici anni, ha detto il procuratore presentando il rapporto, ma non si può dire che siano risolte.In una lettera che lo stesso procuratore ha scritto a papa Francesco, resa pubblica dalla Cnn, Shapiro ha definito il metodo messo in atto dalla gerarchia cattolica di «copertura sistemica», uno zelante attivismo che prevedeva l'utilizzo di eufemismi per descrivere le azioni di abuso, l'apertura di archivi segreti in cui far sprofondare i casi, indagini svolte da personale inadeguato e solitamente basandosi sulle informazioni del presunto colpevole, trasferimenti dei sacerdoti senza dire perché e senza informare le autorità civili.Padre Bob Bonnot, presidente dell'Associazione dei preti cattolici degli Stati Uniti (Auscp), vuole risposte. «Sono deluso dal silenzio di tutti quelli che sapevano», ha dichiarato. È la stessa richiesta che viene fatta da un gruppo di 40 giovani studiosi cattolici tramite l'influente rivista First thing. Vogliamo, scrivono al Papa, «un'indagine approfondita e indipendente sulle denunce di abusi da parte dell'arcivescovo McCarrick, sia su minori che su adulti. Vogliamo sapere chi nella gerarchia sapeva dei suoi crimini, quando e cosa hanno fatto in risposta».Il caso dell'arcivescovo emerito di Washington, McCarrick, di cui papa Francesco ha accettato la rinuncia al collegio cardinalizio il 28 luglio scorso, è la punta dell'iceberg di una epidemia endemica. Accusato in modo credibile di aver abusato sessualmente di giovani sacerdoti e seminaristi, nonché di minori, McCarrick è stata una personalità importante della Chiesa liberal Usa, ma le chiacchiere sulle sue malefatte erano diffuse e conosciute in ambienti clericali da molto tempo. Una lettera inviata al cardinale Sean Patrick O'Malley dal padre Boniface Ramsey, amministratore di una parrocchia dell'arcidiocesi di New York, a proposito di queste voci sul cardinale McCarrick e i suoi comportamenti con i giovani seminaristi è rivelatrice. La lettera risale al giugno 2015, quando O'Malley aveva già assunto l'importante ruolo di responsabile della pontificia Commissione per la protezione dei minori. Nell'incipit padre Ramsey dice di reiterare queste sue preoccupazioni dopo che nel 2000 aveva già scritto al nunzio apostolico monsignor Gabriel Montalvo Higuera. Dove era finita la lettera del 2000? E quella del 2015? Cosa sapevano in Vaticano?Domande che pesano come macigni sulle spalle di papa Francesco, anche in vista del prossimo incontro mondiale delle famiglie a Dublino del 25 e 26 agosto. Gli appartenenti all'organizzazione Eca (Ending clergy abuse), organizzazione internazionale animata da vittime di abusi perpetrati dal clero cattolico nel mondo, hanno fatto pervenire all'arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, una lettera. I firmatari chiedono a Martin che si adoperi nei confronti del Papa per rimuovere dall'elenco degli oratori del meeting mondiale delle famiglie il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucicalpa in Honduras, il cardinale Kevin Farrell, capo dell'importante dicastero vaticano per i laici, famiglia e vita, e il cardinale Donald Wuerl, oggi arcivescovo di Washington. Il primo, coordinatore dei nove cardinali scelti da Francesco per coadiuvarlo nel governo della Chiesa, è tirato in ballo per vicende che hanno visto accuse pesanti nei confronti del suo ex fidato vescovo ausiliare José Pineda Fasquelle e per chiacchiere di omosessualità diffusa nel seminario di Tegucicalpa; il cardinale Farrell è stato vicinissimo a McCarrick, suo ausiliare a Washington nonché ex coinquilino, che afferma di non aver mai saputo nulla dei gravi peccati del suo mentore; infine Wuerl che viene citato circa 200 volte nel dossier Pennysilvania per il periodo in cui è stato vescovo di Pittsburgh dal 1986 al 2006, in alcuni casi muovendogli critiche per l'operato.I tre cardinali, scrivono quelli dell'Eca, anziché avere ruoli d'onore, dovrebbero essere indagati per il sospetto di aver «protetto i confratelli vescovi che hanno commesso abusi sessuali». «In primo luogo», scrivono le vittime, «qualsiasi vescovo che copra un altro vescovo non dovrebbe essere considerato di fiducia per salvaguardare le famiglie cattoliche e ancor meno per predicare al mondo la sacra e intrinseca dignità e il significato della vita familiare». Nel frattempo il cardinale O'Malley di Boston ha già dichiarato che non andrà al meeting della famiglie dicendo che ha bisogno di rimanere in diocesi e prendersi cura della situazione nel seminario arcidiocesano, dopo le recenti accuse di due ex seminaristi che hanno rivelato che «hanno assistito e sperimentato attività direttamente contrarie agli standard morali e alle esigenze della formazione per il sacerdozio cattolico».È la piaga della doppia vita sessuale che grava sui preti della Chiesa cattolica, in particolare a partire da chi vive una radicata tendenza omosessuale, visto che le varie indagini rilevano sempre una grande maggioranza di casi che si riferisce a rapporti con adolescenti maschi o addirittura abusi perpetrati nei confronti di adulti. Lo ha chiaramente evidenziato il vescovo di Detroit, monsignor Allen Henry Vigneron, in una sua dichiarazione rilasciata in seguito alla pubblicazione del dossier Pennsylvania. Dice, infatti, che «i preti con una vita doppia devono lasciare subito la Chiesa o devono chiedere perdono e pentirsi. Tra noi non c'è posto per i sacerdoti che hanno una vita doppia e quindi ingannano la Chiesa con rapporti impuri, non consoni con la promessa del celibato. Devono pentirsi o lasciare subito il ministero pastorale».Parole forti che però meriterebbero attenzione, visto quanto sta emergendo. Le chiacchiere su uomini di Chiesa che vivono una doppia vita sessuale si sprecano, anche in Italia, anche nella curia romana. Come insegna papa Francesco le chiacchiere sono come la peste, ma sarebbe bene spazzarle vie con una bella operazione di verità per evitare di sprofondare ancora. Che fine ha fatto il dossier che papa Benedetto XVI fece redigere a proposito della cosiddetta lobby gay nella Chiesa? Il sistema delle chiacchiere per cui molti sanno, ma nessuno fa nulla, è tremendo e notorio tra gli addetti ai lavori. Si dice che importanti curiali arrivano a Roma già chiacchierati nella loro diocesi di origine. Così, un prete chiacchierato per la sua doppia vita omosessuale in una certa diocesi arriva in Vaticano e fa carriera fino a posizioni di assoluto vertice nei principali dicasteri di curia. È necessario che si agisca in modo chiaro quando i sacerdoti ignorano l'insegnamento sessuale della Chiesa, e le reti di sacerdoti sessualmente attivi vengano sradicate. Sarebbe un primo passo per chiudere la porta ad ambiguità. Non ci sono alternative, non basta l'operato di papi come Benedetto XVI e Francesco. Se non si vuole che i nemici della Chiesa cavalchino liberamente questa onda infernale, chi sa parli e chi di dovere agisca.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
Sempre più risparmiatori scelgono i Piani di accumulo del capitale in fondi scambiati in borsa per costruire un capitale con costi chiari e trasparenti. A differenza dei fondi tradizionali, dove le commissioni erodono i rendimenti, gli Etf offrono efficienza e diversificazione nel lungo periodo.
Il risparmio gestito non è più un lusso per pochi, ma una realtà accessibile a un numero crescente di investitori. In Europa si sta assistendo a una vera e propria rivoluzione, con milioni di risparmiatori che scelgono di investire attraverso i Piani di accumulo del capitale (Pac). Questi piani permettono di mettere da parte piccole somme di denaro a intervalli regolari e il Pac si sta affermando come uno strumento essenziale per chiunque voglia crearsi una "pensione di scorta" in modo semplice e trasparente, con costi chiari e sotto controllo.
«Oggi il risparmio gestito è alla portata di tutti, e i numeri lo dimostrano: in Europa, gli investitori privati detengono circa 266 miliardi di euro in etf. E si prevede che entro la fine del 2028 questa cifra supererà i 650 miliardi di euro», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert SCF. Questo dato conferma la fiducia crescente in strumenti come gli etf, che rappresentano l'ossatura perfetta per un PAC che ha visto in questi anni soprattutto dalla Germania il boom di questa formula. Si stima che quasi 11 milioni di piani di risparmio in Etf, con un volume di circa 17,6 miliardi di euro, siano già attivi, e si prevede che entro il 2028 si arriverà a 32 milioni di piani.
Uno degli aspetti più cruciali di un investimento a lungo termine è il costo. Spesso sottovalutato, può erodere gran parte dei rendimenti nel tempo. La scelta tra un fondo con costi elevati e un Etf a costi ridotti può fare la differenza tra il successo e il fallimento del proprio piano di accumulo.
«I nostri studi, e il buon senso, ci dicono che i costi contano. La maggior parte dei fondi comuni, infatti, fallisce nel battere il proprio indice di riferimento proprio a causa dei costi elevati. Siamo di fronte a una realtà dove oltre il 90% dei fondi tradizionali non riesce a superare i propri benchmark nel lungo periodo, a causa delle alte commissioni di gestione, che spesso superano il 2% annuo, oltre a costi di performance, ingresso e uscita», sottolinea Gaziano.
Gli Etf, al contrario, sono noti per la loro trasparenza e i costi di gestione (Ter) che spesso non superano lo 0,3% annuo. Per fare un esempio pratico che dimostra il potere dei costi, ipotizziamo di investire 200 euro al mese per 30 anni, con un rendimento annuo ipotizzato del 7%. Due gli scenari. Il primo (fondo con costi elevati): con un costo di gestione annuo del 2%, il capitale finale si aggirerebbe intorno ai 167.000 euro (al netto dei costi). Il secondo (etf a costi ridotti): Con una spesa dello 0,3%, il capitale finale supererebbe i 231.000 euro (al netto dei costi).
Una differenza di quasi 64.000 euro che dimostra in modo lampante come i costi incidano profondamente sul risultato finale del nostro Pac. «È fondamentale, quando si valuta un investimento, guardare non solo al rendimento potenziale, ma anche e soprattutto ai costi. È la variabile più facile da controllare», afferma Salvatore Gaziano.
Un altro vantaggio degli Etf è la loro naturale diversificazione. Un singolo etf può raggruppare centinaia o migliaia di titoli di diverse aziende, settori e Paesi, garantendo una ripartizione del rischio senza dover acquistare decine di strumenti diversi. Questo evita di concentrare il proprio capitale su settori «di moda» o troppo specifici, che possono essere molto volatili.
Per un Pac, che per sua natura è un investimento a lungo termine, è fondamentale investire in un paniere il più possibile ampio e diversificato, che non risenta dei cicli di mercato di un singolo settore o di un singolo Paese. Gli Etf globali, ad esempio, che replicano indici come l'Msci World, offrono proprio questa caratteristica, riducendo il rischio di entrare sul mercato "al momento sbagliato" e permettendo di beneficiare della crescita economica mondiale.
La crescente domanda di Pac in Etf ha spinto banche e broker a competere offrendo soluzioni sempre più convenienti. Oggi, è possibile costruire un piano di accumulo con commissioni di acquisto molto basse, o addirittura azzerate. Alcuni esempi? Directa: È stata pioniera in Italia offrendo un Pac automatico in Etf con zero costi di esecuzione su una vasta lista di strumenti convenzionati. È una soluzione ideale per chi vuole avere il pieno controllo e agire in autonomia. Fineco: Con il servizio Piano Replay, permette di creare un Pac su Etf con la possibilità di ribilanciamento automatico. L'offerta è particolarmente vantaggiosa per gli under 30, che possono usufruire del servizio gratuitamente. Moneyfarm: Ha recentemente lanciato il suo Pac in Etf automatico, che si aggiunge al servizio di gestione patrimoniale. Con versamenti a partire da 10 euro e commissioni di acquisto azzerate, si posiziona come una valida alternativa per chi cerca semplicità e automazione.
Ma sono sempre più numerose le banche e le piattaforme (Trade Republic, Scalable, Revolut…) che offrono la possibilità di sottoscrivere dei Pac in etf o comunque tutte consentono di negoziare gli etf e naturalmente un aspetto importante prima di sottoscrivere un pac è valutare i costi sia dello strumento sottostante che quelli diretti e indiretti come spese fisse o di negoziazione.
La scelta della piattaforma dipende dalle esigenze di ciascuno, ma il punto fermo rimane l'importanza di investire in strumenti diversificati e con costi contenuti. Per un investimento di lungo periodo, è fondamentale scegliere un paniere che non sia troppo tematico o «alla moda» secondo SoldiExpert SCF ma che rifletta una diversificazione ampia a livello di settori e Paesi. Questo è il miglior antidoto contro la volatilità e le mode del momento.
«Come consulenti finanziari indipendenti ovvero soggetti iscritti all’Albo Ocf (obbligatorio per chi in Italia fornisce consigli di investimento)», spiega Gaziano, «forniamo un’ampia consulenza senza conflitti di interesse (siamo pagati solo a parcella e non riceviamo commissioni sui prodotti o strumenti consigliati) a piccoli e grandi investitore e supportiamo i clienti nella scelta del Pac migliore a partire dalla scelta dell’intermediario e poi degli strumenti migliori o valutiamo se già sono stati attivati dei Pac magari in fondi di investimento se superano la valutazione costi-benefici».
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