2025-03-12
Migranti, l’Ue ci imita ma si vergogna di dirlo
Il commissario agli Affari interni, Magnus Brunner (Ansa)
Il commissario agli Affari interni, Magnus Brunner, lancia il piano europeo per i rimpatri, con gli hub nei Paesi terzi, anche se sul modello Albania taglia corto: «È una cosa diversa, vedremo se funziona, abbiamo la mente aperta». Soddisfatti Fitto, olandesi e tedeschi. Sinistra sulle barricate.L’Europa ci viene dietro, ma si vergogna di ammetterlo. Non si spiega altrimenti il sottile - ancorché impreciso - distinguo che ci ha tenuto a fare ieri il commissario agli Affari interni, Magnus Brunner, nel presentare a Strasburgo la proposta di nuovo regolamento Ue sui rimpatri, con la quale verranno introdotti i decreti d’espulsione validi nell’intera Unione e la facoltà di eseguire ovunque un ordine di «remigrazione», qualsiasi Stato membro lo abbia emesso.Come anticipato dalla Verità, il testo prevede anche la possibilità di aprire dei return hubs in Paesi terzi. Eppure, secondo l’esponente austriaco del Ppe, le strutture che dovrebbero sorgere non hanno a che vedere con la trovata di Giorgia Meloni ed Edi Rama, ossia il protocollo per Shëngjin e Gjadër: «Sono cose completamente diverse», ha dichiarato Brunner. «Una è il modello Ruanda», quello che avevano ideato i conservatori inglesi, sconfessati poi dal governo laburista, e che puntava sul trasferimento degli irregolari nella repubblica africana. «Un altro è il modello italo-albanese», ha proseguito il commissario, «che è anche qualcosa di completamente diverso. Quest’ultimo è per i richiedenti asilo, ad esempio», mentre i return hubs ai quali pensa la Commissione sarebbero destinati alle «persone che hanno già ricevuto un verdetto per il rimpatrio». Chiariamo. A Shëngjin si sbrigano le procedure d’ingresso; a Gjadër si trovano una sezione detentiva, una per il trattenimento dei richiedenti asilo, ma anche un vero e proprio Centro per i rimpatri. In Europa hanno sposato almeno quest’ultimo tipo di progetto, benché abbiano giurato di voler rimanere «aperti mentalmente» a «tutte le altre soluzioni innovative». «Diamo un’occhiata», ha concluso Brunner. «Vediamo se funziona o meno». Ma un aiuto determinante per far funzionare il protocollo con l’Albania dovrebbe arrivare proprio da Bruxelles. Il regolamento proposto, in un passaggio, cita le integrazioni al concetto di Paesi sicuri, le quali consentono quelle eccezioni territoriali e per categorie di persone alla cui inammissibilità, finora, si sono aggrappati i giudici italiani per svuotare i centri al di là dell’Adriatico. Ieri, nondimeno, il commissario ha evitato di pronunciarsi in modo esplicito sulla querelle e si è limitato a confermare che la lista europea dei Paesi sicuri verrà presentata «prima di giugno. È una delle tessere che mancano al sistema». Già: una tessera fondamentale.Brunner ha invece insistito su altre novità che la Commissione mira a introdurre: il trattenimento, ossia l’arresto, per chi non collabora con le autorità e le misure contro chi minaccia la sicurezza. A chi mette a repentaglio l’ordine pubblico «non può essere permesso di rimanere libero per le nostre strade». Si potrà intervenire tramite «la detenzione, i rimpatri forzati e anche divieti d’ingresso più lunghi». Se l’esecutivo comunitario ha ribadito che rimangono in vigore «forti garanzie» a beneficio degli stranieri, il responsabile degli Affari interni ha lamentato che il meccanismo diventa insostenibile «se le persone che non hanno diritto d’asilo abusano del sistema. Oggi solo una persona su cinque a cui viene detto di lasciare l’Unione europea lascia effettivamente l’Unione europea e questo non è accettabile». A Brunner ha fatto eco la numero due della Commissione, Henna Virkkunen, pure lei del Ppe: «Il rimpatrio oggi nell’Unione europea non funziona e lo status quo attuale non è un’opzione». Dopodiché, è partito il rimpallo attorno allo spauracchio dei populisti: a parere della politica irlandese, la riforma era necessaria proprio perché costoro «giocano sull’immigrazione»; stando ai Verdi, «la Commissione è disposta a rinunciare ai diritti umani per assecondarli». Raffaele Fitto, vicepresidente dell’Ue, ha sottolineato ancora la scarsa efficacia dei provvedimenti di espulsione: «Solo il 20% dei migranti che dovrebbero essere rimpatriati effettivamente lo fa, mentre l’80% resta illegalmente sul territorio europeo. Questa situazione mina l’intero sistema di accoglienza».Che i tempi siano maturi per una stretta lo si intuisce dalle reazioni internazionali. Prevedibile il giubilo dell’Olanda, dove la maggioranza relativa è in mano al partito di Geert Wilders. Ma anche i tedeschi appaiono compiaciuti. E la loro soddisfazione è trasversale. Il ministro dell’Interno, Nancy Faeser, socialdemocratica alle prese da mesi con gli attentati compiuti dagli stranieri, è stata netta: «Chi non ha il diritto di soggiornare in Germania e nell’Ue deve tornare nel proprio Paese. Attualmente la Germania espelle il 30% di persone in più rispetto all’inizio dell’anno scorso. Se riusciremo a rendere più efficaci le procedure in tutta l’Ue, i rimpatri saranno ulteriormente accelerati e più efficacemente attuabili». Ad alzare le barricate è rimasto il Pd, con gli eurodeputati Cecilia Strada, Pierfrancesco Majorino e Alessandro Zan, che ha definito «disumano» il piano Ue. «Continueremo a opporci a centri di deportazione in Paesi terzi», ha promesso costui. Se non altro, a differenza di Brunner, lo ha capito: sul modello Albania, l’Europa ci è venuta dietro.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.