2023-03-09
Migranti, ombre sui bandi di Emiliano
Secondo le indagini, il governatore pugliese, con la scusa dell’emergenza, dispose affidamenti diretti per i container del ghetto Mezzanone e la riapertura di teatri. Era il 2008 e l’allora sindaco di Bari Michele Emiliano con il governatore della Puglia Nichi Vendola avevano fretta di riaprire il teatro Petruzzelli dopo l’incendio. Ma il governo di centrodestra, e Raffaele Fitto in particolare, premevano per rallentare la riapertura. L’episodio lo ha ricordato Emiliano qualche giorno fa in occasione di un ennesimo attacco a Fitto (a cui il ministro non risponde) che, a dire del governatore, si permette ancora di rallentare l’invio di alcuni fondi che Emiliano pretende. «Il governo intende riaprire al più presto il teatro Petruzzelli seguendo un chiaro e legittimo iter tecnico, giuridico e amministrativo» scrisse l’allora ministro della Cultura Sandro Bondi a Emiliano: «È incredibile e inaccettabile che il sindaco di Bari si ostini a voler riaprire anche con “atti di forza” un teatro, distrutto da un incendio, in assenza di collaudo definitivo, certificato di prevenzione incendi, parere di agibilità della commissione di vigilanza sul pubblico spettacolo e in assenza di certezze giuridiche sulla futura gestione». Il teatro, con un affidamento diretto, fu ricostruito dalla ditta Cobar, la stessa che, sempre in affidamento diretto in stato di emergenza, ha costruito l’ospedale Covid in Fiera del Levante, costato alle casse pubbliche 25 milioni. E che ora non si riesce a smantellare perché privo di collaudo economico, nonostante gli altri 3 milioni di euro messi a bilancio dalla Regione per liberarlo. Soldi che ora la Regione Puglia chiede al governo. Ma proprio come brindarono per il teatro Petruzzelli e per l’ospedale in Fiera, la Cobar e la giunta Emiliano hanno stappato qualche bottiglia pure per la riapertura del teatro Kursaal di Bari, anche quello rifatto con un affidamento diretto, per scelta politica della giunta regionale che nel 2018 dichiarò l’intervento di valorizzazione e restauro «di interesse strategico per la Regione Puglia». E su questo stanno indagando gli inquirenti della Procura di Bari. Un appalto di 6,9 milioni di euro, frutto della scelta politica della giunta di Emiliano di demandare alle strutture la predisposizione «con ogni consentita urgenza» di tutto quanto funzionale e necessario per la restituzione del bene alla fruizione pubblica, dribblando le procedure ordinarie nonostante si tratti di un immobile secondario, non in stato precario e in una città che non è carente di teatri. Iter emergenziale che, secondo gli inquirenti, sarebbe stato usato pure per biblioteche, musei, palazzi. E mentre non si riesce a smantellare l’ospedale Covid in Fiera, che Emiliano aveva promesso non sarebbe mai stato smontato (nonostante l’autorizzazione fosse vincolata alla durata dello stato d’emergenza), e per il quale era in corso un ulteriore appalto da 1 milione di euro per gli arredi del secondo piano (senza alcuna autorizzazione), dalle carte dell’inchiesta su Mario Lerario (il Tar nel frattempo ha sospeso pure una gara da 15 milioni per le pulizie ospedaliere che aveva curato nel 2021 affidandola, secondo il Tar, in conflitto d’interesse) emerge che si facevano entrare prima le ditte nei cantieri e poi si firmavano le delibere. Ovviamente Emiliano ha scaricato tutte le responsabilità sull’ex capo della Protezione civile, Mario Lerario, arrestato perché beccato mentre prendeva due mazzette per un campo migranti a Borgo Mezzanone (e per il quale la Procura durante il processo con rito abbreviato ha chiesto 6 anni di carcere). Nonostante la delega all’accoglienza migranti sia nazionale, la Regione, durante lo stato d’emergenza Covid, decise di realizzare, con un appalto da 2,5 milioni in affidamento diretto, un campo container per limitare la diffusione del virus, «che dà il senso di una riuscita sintesi tra prevenzione del rischio pandemico, cultura dell’accoglienza e tutela del diritto alla salute dei migranti», si vantò l’uomo scelto da Emiliano prima di essere beccato con due tangenti da 30.000 euro per quell’appalto. «Una struttura realizzata in meno di un mese e mezzo», andava pontificando l’indagato, «che dimostra la qualità dell’impegno profuso dalla Protezione civile regionale negli assetti organizzativi, logistici e di sicurezza legati al fenomeno migratorio». Ma che è finita proprio al centro dell’inchiesta sul «sistema» Lerario. Ultimo retroscena: ora i sindacati denunciano pure che c’è chi chiedeva soldi per far dormire i migranti nei container della Regione Puglia.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
Ecco #DimmiLaVerità del 17 settembre 2025. Il nostro Giorgio Gandola commenta le trattative nel centrodestra per la candidatura a presidente in Veneto, Campania e Puglia.