2022-12-09
Metodo Ursula: terrore per comandare
Ursula von der Leyen (Imagoeconomica)
Dopo la visita a Milano, la von der Leyen celebra l’Autorità europea voluta per rispondere alle crisi globali. E dipinge un futuro fatto di microbi assassini, nuove pandemie e imminenti apocalissi chimico-nucleari. A cosa è dovuta questa iniezione di fiducia? Il sospetto è forte: l’emergenza perenne serve a imporre spese militari, misure sanitarie e tasse.Per la serie «Buone notizie per tutti», il presidente della Commissione Ue ha voluto regalarci ieri alcune sue personali considerazioni sull’anno che ci aspetta. Reduce dalla prima della Scala, dove i giornaloni l’hanno acclamata quasi fosse una star del cinema, indugiando sull’eleganza dell’abito blu Europa, Ursula von der Leyen ha invitato tutti a prepararsi a una prossima crisi sanitaria. Infatti, non contenta di aver guastato le feste di Natale con un progetto che mira a imporre ai Paesi dell’Unione le famiglie gay e l’utero in affitto anche se le leggi nazionali non lo consentono, la baronessa ha provato a concludere l’opera avvisandoci con un video messaggio che dopo il Covid dovremo fare i conti con altre e probabilmente più pericolose emergenze. In altre parole, dopo la pandemia e la guerra in Ucraina, con la crisi economica e l’aumento delle bollette, non dobbiamo pensare che sia finita e magari rilassarci, ma dobbiamo essere pronti a future disgrazie. Secondo la presidente Ue nel breve periodo dovremo infatti affrontare almeno tre minacce. «La prima sarà dovuta alla resistenza agli antibiotici», ha detto la presidente Ue, «poi verranno altri patogeni ad alto potenziale pandemico e infine dovremo fare i conti con le emergenze chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari». Poco ci mancava che la bionda e sorridente Ursula concludesse il discorsetto pre natalizio ricordandoci che dobbiamo morire, anzi che «siamo polvere e polvere ritorneremo», così il quadro da jettatori sarebbe stato completo. Con un perfetto savoir faire cimiteriale (anche se il Corriere ieri lodava la disinvoltura internazionale con cui si è mossa nel foyer della Scala), la presidente della Ue ha in pratica annunciato che l’anno prossimo, in tema di sciagure, non ci farà mancare niente, perché oltre a scoprire che le medicine non basteranno a proteggerci da batteri più aggressivi, poi spunteranno altri coronavirus e se questi non fossero sufficienti a sterminare centinaia di migliaia di persone come ha fatto il Covid, poi ci penseranno gli attacchi con armi chimiche, biologiche, radiologiche o nucleari a concludere l’opera.Leggendo le fosche previsioni dell’ex ministro della Difesa di Angela Merkel, viene da chiedersi a che cosa si debba lo straordinario pessimismo della signora. È vero che non sappiamo se sul suo tavolo a Bruxelles siano stati depositati studi che anticipano nuove pandemie o pericoli di azioni terroristiche e militari con materiale radioattivo o bombe chimiche. Tuttavia, a prescindere dal tipo di informazioni di cui dispone Ursula von der Leyen, che bisogno c’era di intrattenerci elencandoci i rischi a cui andiamo incontro? Dopo due anni di lockdown e di green pass, un anno di bollette alle stelle e di paure per l’estensione di un conflitto sulla porta di casa, gli europei di tutto avevano bisogno tranne che di qualcuno che agitasse altri pericoli. Con un’inflazione reale che ormai sfiora il 13%, semmai ci sarebbe bisogno di un’iniezione di fiducia, per far partire i consumi e gli investimenti. Al contrario, Bruxelles pare lavorare per deprimere ancora di più i mercati e i suoi cittadini. Al punto da generare il sospetto che l’Unione lo faccia apposta, prospettando agli europei scenari sempre più cupi, quasi che il compito dei vertici Ue sia quello di convincere i cittadini dell’Europa ad accettare piano piano una riduzione del loro tenore di vita e una compressione delle loro libertà. Confessiamo di aver sempre creduto poco alle tesi di chi dietro agli arresti domiciliari in periodo di pandemia intravedeva un complotto per togliere ai cittadini dei diritti fondamentali e mutare il loro stile di vita. Non ci convinceva l’idea che dietro a tutto ci fosse una grande regia. Pur criticando il green pass, ritenendolo un provvedimento liberticida di nessunissima utilità sanitaria per prevenire la diffusione del Covid, non intravedevamo un disegno preordinato per controllare meglio i cittadini, come ad esempio avviene in Cina. Tuttavia, se Ursula von der Leyen insiste a parlare di nuove emergenze che potrebbero colpire l’Europa dal punto di vista sia sanitario che militare, gatta ci cova. Non pensiamo che si prepari a rinchiuderci come Xi Jinping, ma a farci digerire altre vaccinazioni obbligatorie e misure straordinarie dal punto di vista economico e politico è possibile. Del resto, non ci stanno già imponendo l’utero in affitto e tante altre belle novità? Dunque, con la scusa dell’emergenza e del cappio al collo dei nostri conti pubblici, per cui dipendiamo da Bruxelles, l’elegante signora in blu Europa e i suoi amici potrebbero costringerci a sopportare spese militari, misure sanitarie e tasse. In fondo, a ogni emergenza corrispondono misure che travalicano anche i diritti fondamentali. Non è quello che ha detto l’altro ieri la Corte costituzionale?
Gli abissi del Mar dei Caraibi lo hanno cullato per più di tre secoli, da quell’8 giugno del 1708, quando il galeone spagnolo «San José» sparì tra i flutti in pochi minuti.
Il suo relitto racchiude -secondo la storia e la cronaca- il più prezioso dei tesori in fondo al mare, tanto che negli anni il galeone si è meritato l’appellativo di «Sacro Graal dei relitti». Nel 2015, dopo decenni di ipotesi, leggende e tentativi di localizzazione partiti nel 1981, è stato individuato a circa 16 miglia nautiche (circa 30 km.) dalle coste colombiane di Cartagena ad una profondità di circa 600 metri. Nella sua stiva, oro argento e smeraldi che tre secoli fa il veliero da guerra e da trasporto avrebbe dovuto portare in Patria. Il tesoro, che ha generato una contesa tra Colombia e Spagna, ammonterebbe a svariati miliardi di dollari.
La fine del «San José» si inquadra storicamente durante la guerra di Successione spagnola, che vide fronteggiarsi Francia e Spagna da una parte e Inghilterra, Olanda e Austria dall’altra. Un conflitto per il predominio sul mondo, compreso il Nuovo continente da cui proveniva la ricchezza che aveva fatto della Spagna la più grande delle potenze. Il «San José» faceva parte di quell’Invencible Armada che dominò i mari per secoli, armato con 64 bocche da fuoco per una lunghezza dello scafo di circa 50 metri. Varato nel 1696, nel giugno del 1708 si trovava inquadrato nella «Flotta spagnola del tesoro» a Portobelo, odierna Panama. Dopo il carico di beni preziosi, avrebbe dovuto raggiungere Cuba dove una scorta francese l’attendeva per il viaggio di ritorno in Spagna, passando per Cartagena. Nello stesso periodo la flotta britannica preparò un’incursione nei Caraibi, con 4 navi da guerra al comando dell’ammiraglio Charles Wager. Si appostò alle isole Rosario, un piccolo arcipelago poco distanti dalle coste di Cartagena, coperte dalla penisola di Barù. Gli spagnoli durante le ricognizioni si accorsero della presenza del nemico, tuttavia avevano necessità di salpare dal porto di Cartagena per raggiungere rapidamente L’Avana a causa dell’avvicinarsi della stagione degli uragani. Così il comandante del «San José» José Fernandez de Santillàn decise di levare le ancore la mattina dell’8 giugno. Poco dopo la partenza le navi spagnole furono intercettate dai galeoni della Royal Navy a poca distanza da Barù, dove iniziò l’inseguimento. Il «San José» fu raggiunto dalla «Expedition», la nave ammiraglia dove si trovava il comandante della spedizione Wager. Seguì un cannoneggiamento ravvicinato dove gli inglesi ebbero la meglio sul galeone colmo di merce preziosa. Una cannonata colpì in pieno la santabarbara, la polveriera del galeone spagnolo che si incendiò venendo inghiottito dai flutti in pochi minuti. Solo una dozzina di marinai si salvarono, su un equipaggio di 600 uomini. L’ammiraglio britannico, la cui azione sarà ricordata come l’«Azione di Wager» non fu tuttavia in grado di recuperare il tesoro della nave nemica, che per tre secoli dormirà sul fondo del Mare dei Caraibi .
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Il Comune di Merano rappresentato dal sindaco Katharina Zeller ha reso omaggio ai particolari meriti letterari e culturali della poetessa, saggista e traduttrice Mary de Rachewiltz, conferendole la cittadinanza onoraria di Merano. La cerimonia si e' svolta al Pavillon des Fleurs alla presenza della centenaria, figlia di Ezra Pound.