2024-11-15
C’è del metodo nelle nomine «pazze» di Trump
Matt Gaetz e Tulsi Gabbard (Ansa)
Critiche alle designazioni dell’ex dem Tulsi Gabbard all’intelligence e di Matt Gaetz alla Giustizia per il profilo fuori schema dei due. La strategia è quella di «bonificare» gli apparati dagli uomini di Barack Obama e così spiazzare Mosca, Pechino e Teheran.Che Donald Trump punti a delle riforme strutturali nelle istituzioni americane, è ormai chiaro. Così come è chiara la sua intenzione di non procedere gradualmente ma di ricorrere all’elettroshock. Mercoledì, il presidente in pectore ha infatti annunciato di voler designare l’ex deputata dem delle Hawaii Tulsi Gabbard come prossima direttrice dell’intelligence nazionale e il deputato della Florida Matt Gaetz come prossimo procuratore generale. In entrambi i casi, sono scoppiate delle polemiche. Da più parti i due vengono accusati di essere dei fedelissimi di Trump e di non avere l’esperienza necessaria per ricoprire incarichi così importanti. Ora, che non si tratti di tecnici è vero. Così come è vero che la loro conferma al Senato potrebbe rivelarsi in salita. Ciononostante, bisogna scavare più a fondo. Certo, alcuni commentatori stanno dicendo che Trump starebbe nominando dei radicali o degli svitati. Queste banalizzazioni non servono tuttavia a capire quello che sta realmente succedendo.La nomina della Gabbard e di Gaetz va nella stessa direzione di quelle di John Ratcliffe alla Cia e di Pete Hegseth al Pentagono: Trump ha infatti intenzione di conseguire tre fondamentali obiettivi. Primo: promuovere uno spoil system nell’intelligence e nel dipartimento della Difesa, per silurare o comunque depotenziare la filiera di funzionari risalente all’amministrazione Obama. Secondo: il presidente in pectore punta a snellire gli apparati e a tagliare i finanziamenti stanziati dal predecessore per le politiche di inclusione e diversità all’interno dell’alta burocrazia statale. D’altronde, l’inventore dello spoil system è storicamente considerato il presidente Andrew Jackson, che Trump ha sempre considerato un esempio a cui ispirarsi. Infine, venendo al terzo obiettivo, è chiaro che queste nomine spiazzano anche all’estero. L’idea è infatti quella di sparigliare le carte, per creare nervosismo a Pechino, Teheran e Mosca. L’imprevedibilità è un fattore essenziale per ripristinare la capacità di deterrenza.Nelle scorse ore, molti critici hanno storto il naso. Gaetz è stato bollato come troppo radicale ed è inoltre stato ricordato che ha subito un’indagine da parte del comitato etico della Camera per accuse di molestie sessuali. La Gabbard è stata invece attaccata per aver avuto un incontro con il presidente siriano, Bashar al Assad, in passato. C’è inoltre chi l’accusa di essere filorussa. Ma andiamo con ordine.Le posizioni più controverse per cui la Gabbard è criticata risalgono al lungo periodo in cui militava nel Partito democratico, tra il 1999 e l’ottobre del 2022. L’incontro con Assad risale infatti al 2017 e la sua critica all’uccisione del generale iraniano Qasem Soleimani, ordinata da Trump, al 2020. Era inoltre marzo 2022 quando, parlando di presunti bio-laboratori in Ucraina che sarebbero stati finanziati dagli Usa, fu accusata di alimentare propaganda russa. Lei, pochi giorni dopo, fece una precisazione, dichiarando di non ritenere che vi fossero laboratori di armi biologiche in Ucraina (la tesi di Mosca), ma di essere semmai preoccupata per la presenza di strutture che avrebbero studiato agenti patogeni in una zona di guerra. Nel 2019, mentre era in corsa per le primarie presidenziali dem, era stata accusata da Hillary Clinton di volersi candidare da indipendente per creare scompiglio e favorire Mosca. In realtà, non lo fece e, anzi, nel 2020 diede il suo endorsement a Joe Biden. Lasciata la Camera nel 2021, abbandonò in polemica l’Asinello a ottobre dell’anno successivo, diventando un punto di riferimento per i dem delusi che avrebbero poi votato per il tycoon.Va da sé come la sua nomina debba essere inserita in un contesto più generale. Ratcliffe e Hegseth sono falchi anti cinesi e anti iraniani. Stesso discorso vale per il segretario di Stato in pectore, Marco Rubio, il quale, in particolare, è stato, da senatore, co-sponsor della legge che vieta al presidente degli Stati Uniti di uscire dalla Nato senza l’ok del Congresso. La stessa Gabbard, al netto delle sue posizioni assai poco interventiste e del suo scetticismo sul coinvolgimento degli Usa nella crisi ucraina, è una sostenitrice di Israele e, a novembre 2023, criticò Biden e Kamala Harris per non aver preso parte a una marcia a Washington in sostegno dello Stato ebraico. È quindi chiaro che Trump sta mettendo in piedi un team composito sia per spiazzare gli avversari internazionali sia per non legarsi eccessivamente le mani in politica estera: il che vuol dire lasciarsi vari canali aperti in caso di necessità. Inoltre, puntando sulla Gabbard, il tycoon lancia un segnale ai democratici delusi e aggiunge un tassello alla sua battaglia contro wokeismo e attività di censura governativa.Infine, una parola sulla mancanza di esperienza. Biden al Pentagono ha messo un generale come Lloyd Austin e alla direzione dell’Intelligence nazionale Avril Haines, che era stata vicedirettrice della Cia ai tempi di Barack Obama. Ebbene, nonostante avesse nominato dei «competenti», che cosa è successo? A maggio 2022 fuoriuscì materiale d’intelligence che mostrava nel dettaglio il sostegno americano a Kiev nell’affondamento dell’incrociatore Moskva. Ad aprile 2023 risale lo scandalo dei Pentagon leaks, che mise Biden in imbarazzo davanti a Ucraina, Israele e Corea del Sud. Era invece ottobre scorso, quando sono trapelati documenti riservati dell’intelligence americana sui piani ritorsivi di Gerusalemme all’attacco di Teheran. Dall’altra parte, chi accusa oggi Gaetz di faziosità, dovrebbe ricordare che il procuratore generale uscente, Merrick Garland, è colui che, nel 2022, ha nominato un procuratore speciale che ha poi incriminato quello che, all’epoca, era l’avversario elettorale del presidente che lo aveva messo alla guida del dipartimento di Giustizia.Sia chiaro: Gaetz e la Gabbard andranno giudicati dalle loro azioni. Tuttavia, chi si sta oggi stracciando le vesti per le loro nomine, dovrebbe avere l’onestà intellettuale di ammettere che, negli ultimi quattro anni, la presunta «competenza» al potere non ha prodotto risultati esattamente brillanti.