2020-07-14
Messi sotto chiave da chi non è all’altezza
Prima la sottovalutazione, poi la sorpresa e infine l'allarmismo che si è tradotto nella reclusione di un Paese. Nelle sue riflessioni in forma di lettera Toni Capuozzo ripercorre le giornate del lockdown. Rese ancora più lunghe dall'inadeguatezza dell'esecutivo.21 febbraio 2020 È una classe politica modesta, che si tratti di Europa o di Libia, di tasse o di istruzione, di ricerca o di reddito di cittadinanza. Ma sul coronavirus hanno fatto di peggio, pensando che la correttezza politica (la visita alle scuole multietniche, i ristoranti cinesi da riempire) fosse la cosa più importante, che il nemico fosse il razzismo. Sordi agli appelli di Burioni, tante Alici nel paese delle meraviglie, convinti che la loro solo esibita bontà salverà il mondo. Come se ne fottono di chi dorme all'aperto o raccoglie pomodori da schiavo, una volta esaurita l'accoglienza, così se ne sono fregati delle reali possibilità di contagio. Il razzismo è un male da tenere a bada, l'allarmismo è un pericolo, certo. Le malattie, anche.27 febbraio 2020 Oggi ho girato nel mio quartiere milanese, e qualcosa è cambiato. In un parco ho visto due giovani che si baciavano, con le mascherine penzoloni. Contrordine: niente panico. Ci sono dei guariti, anche se non diminuiscono i contagi, e persino di minori. Ma la buona notizia è che in Cina il virus avrebbe rallentato. E l'Italia? Dicono gli esperti che il coronavirus è il colpo di grazia per chi ha già problemi. E noi italiani ne abbiamo molti (noi come cittadini, noi come giornalisti, noi come governati). [...] Trascura di protestare, l'indifendibile Conte, contro l'obbligo di quarantena per gli eurodeputati italiani: ma non ci avevano raccontato che l'Europa era una madre premurosa? E il ministro della Sanità, che si è visto con il suo omologo tedesco, gli ha chiesto se qualcuno tra gli 80.000 casi di influenza in Germania è sospetto o meno? E chiedere se, per caso, si sono permessi il lusso di non chiudere bottega, mentre noi ci sparavamo sui piedi, con il premier in maglioncino nella Protezione Civile, il tutto chiuso, e il governatore di Lombardia con mascherina, e le disdette del turismo e tutto il resto. Ah, non glielo ha chiesto, gli ha spiegato come funziona il modello italiano di record dei contagi. Forse la farà Carole Rackete, questa domanda al suo Governo, meno irrispettosa e meno coraggiosa di quelle che hanno fatto a lei i media italiani. In fondo non si tratta di speronare i blindati delle Sturmtruppen. Solo un domanda sulla transparenz, come si dice in tedesco.5 marzo 2020 Almeno stavolta. Quando mi hanno chiesto di raccontare, per la televisione, Milano in questi giorni, oltre indicarmi una durata, mi hanno raccomandato di non essere allarmista. Raccomandazione inutile, perché non amo l'allarmismo. Ma quando si parla di contagio non si può non dire che prima l'hanno sottovalutato, poi si sono detti sorpresi, poi hanno cercato di calmare le acque, poi hanno deciso di tenere chiuse le scuole in tutta Italia. È così che si guida un Paese che deve affrontare una prova dura? Dovrebbe essere: niente allarmismo sul piano sanitario, ma misure decise, chiare, senza illusioni, sulle precauzioni. E allarmismo sul piano economico, ci mancherebbe altro: se non fanno qualcosa, migliaia di piccole aziende sono a rischio. [...]20 marzo 2020 […] Da giovane, quando ho fatto malvolentieri il mio anno e passa di naja che adesso rimpiango, ero trattorista. Che vuol dire autista di camion che trainano cannoni. In realtà ho guidato jeep che portavano la ronda, e camion con frutta e verdura, con quarti di bue congelato, e poi, per lungo tempo, acqua, in Sicilia, da distribuire alla polveriera, e anche alla popolazione civile. Ho guardato il filmato di quella televisione di Bergamo con i camion militari ordinati, in colonna, carichi di bare, diretti verso i forni crematori di altre città e di altre regioni. Era un 2 giugno al rovescio, un lutto della Repubblica, senza ali di folla, senza autorità sul palco, senza funerali, senza battimani, senza fiori. […]25 aprile Si può celebrare il 25 aprile senza per forza spargere odio sul presente, o sul sangue che è stato versato, vincitori e vinti. È una guerra finita da tempo, possiamo dire: mai più a tutto questo. Ma già il fatto che tanti rimpiangano le due ideologie fatali del Novecento, fascismo e comunismo, che hanno avuto la fortuna di non vivere, testimonia che sono rimasti ai ceppi di partenza, non sono capaci di nostalgia del futuro. Pazienza: se qualcuno si illude, scrivendo minacciose lettere anonime o colonizzando le curve degli stadi, di risuscitare il fascismo, è fuori tempo massimo. E lo è anche chi da antifa zittisce un conferenziere o insulta la Brigata Ebraica, chi è convinto davvero che il fascismo sia dietro l'angolo, persino nella richiesta dei governatori del nord di chiudere le scuole o in qualche delirio di teste vuote sui social. Se pensa di essere un partigiano che sale sui monti - magari con la app per essere tracciabile - per ricacciare il ritorno del fascismo di quegli altri, sono film che si fanno loro. Io continuo a preferire Mediterraneo.