2022-12-10
Mes, cade l’alibi Germania la Corte tedesca dice sì. L’Italia deve tenere duro
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Karlsruhe boccia il ricorso contro la ratifica del Salva stati. Potremmo essere l’unico Paese a opporsi: e faremmo bene.La Corte costituzionale federale tedesca, con un’ordinanza pubblicata ieri, ha dichiarato inammissibile il ricorso di costituzionalità contro il via libera alle modifiche del Mes (Meccanismo europeo di stabilità) e dell’accordo sul trasferimento e la mutualizzazione dei contributi al fondo di risoluzione unico. Con questa sentenza, molto attesa, si elimina l’ultimo ostacolo al parlamento tedesco perché ratifichi la riforma del Mes, rimasta in sospeso proprio nell’attesa del verdetto di ieri. Il ricorso presso la corte di Karlsruhe era stato sollevato da sette deputati del Fdp, il partito liberaldemocratico tedesco. La Corte ha ritenuto insufficienti gli elementi contrari alla modifica del trattato, rigettando dunque il ricorso. «L’utilizzo della Commissione europea e della Banca centrale europea ai fini del Mes non costituisce un nuovo compito, ma è già coperto dal programma di integrazione dell’Unione europea», ha argomentato la Corte.Germania e Italia sono gli unici Stati membri dell’Unione a non avere ancora approvato la modifica del trattato sul Mes. Mentre il Bundestag attendeva la sentenza dell’Alta corte, in Italia il 30 novembre scorso una mozione approvata a maggioranza dalla Camera impegnava il governo «a non approvare il disegno di legge di ratifica del Mes alla luce dello stato dell’arte della procedura di ratifica in altri stati membri e della relativa incidenza sull’evoluzione del quadro regolatorio europeo». Il ministro Giancarlo Giorgetti nelle scorse settimane aveva subordinato la posizione italiana, comunque contraria alla ratifica, alla decisione della Corte tedesca. A questo punto, però, la luce verde per Berlino avrà necessariamente ricadute anche a Roma, con il governo di Giorgia Meloni che dovrà decidere se avviare l’iter di ratifica con il deposito alle Camere del relativo disegno di legge. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, parlando ieri con i giornalisti ha detto «vedremo cosa deciderà il Parlamento. Ci sono delle riserve e delle perplessità anche da parte di forze politiche della maggioranza. La mia forza politica ha espresso la sua riserva sul regolamento del Mes, in particolare per quanto riguarda il mancato controllo della guida del Mes da parte ad esempio del Parlamento europeo. Per quanto ci riguarda è una riforma poco europeista».Immediato il pressing dell’opposizione. Piero de Luca, del Pd, ha affermato che «resterebbe solo l’Italia a bloccare l’iter di modifica del Trattato istitutivo del fondo Salva stati e questo comprometterebbe gravemente sia la credibilità internazionale del Paese che la stabilità della Zona euro». A ruota ecco il presidente di Italia viva, Ettore Rosato, che va oltre e chiede non solo la ratifica, ma anche i fondi del Mes: «Adesso il ricorso è stato respinto, manchiamo solo noi. E dopo averlo ratificato usiamolo, ci consentirà di accedere a risorse a un costo finanziario risibile per cancellare liste d’attesa, potenziare gli organici e pagare come si deve il personale». Anche Raffaella Paita, del gruppo Azione-Italia viva, salta un passaggio e va direttamente alla richiesta di fondi al Mes: «Ricorso respinto, via libera all’approvazione del Mes in Germania. Cosa sta aspettando il governo italiano a prendere i 37 miliardi per la nostra sanità?»L’equivoco, però, va chiarito ancora una volta. Un conto è ratificare con legge del Parlamento la modifica del trattato istitutivo del Mes, un altro è chiedere l’intervento del Mes con un atto del governo. Sono azioni ben distinte e non consequenziali. La ratifica per legge di un nuovo trattato permetterebbe al Mes riformato di poter funzionare in astratto, senza intaccare minimamente lo standing creditizio di nessun Paese.La richiesta di intervento del Mes è, invece, un atto che il governo di uno Stato membro compie nel momento in cui non ha più accesso ai mercati, cioè quando non riesce più a piazzare i propri titoli di debito sul mercato mondiale. Si tratta di una richiesta che solo un governo disperato farebbe, e solo nel momento in cui anche la Bce smettesse di acquistare titoli pubblici.Accedere ai fondi del Mes ha una serie di conseguenze serissime, non si sta parlando di un comune prestito chiesto a un soggetto simil-bancario. Le conseguenze sul rating del paese, sulle seniority del debito, sull’accesso ai mercati, sono gravi e tali da mettere finanziariamente a rischio i Paesi che facessero richiesta di accesso ai fondi. Paradossalmente, l’accesso ai fondi del Mes da parte di un grande Paese dell’eurozona rischierebbe di far tremare l’intera eurozona, come persino Ignazio Visco ha dovuto rilevare in passato.La mozione parlamentare approvata il 30 novembre lascia aperta la strada della non ratifica per l’Italia, considerato che la riforma del Mes nasce già vecchia: il nuovo Mes incorporerebbe infatti gli stessi parametri di controllo di quel Patto di stabilità e crescita che è in fase di revisione e che l’Unione intera vuole modificare. L’errore di approvare un trattato Mes che nasce già vecchio e che poi richiede nuove ratifiche è già stato compiuto una volta, nel 2011. Ora l’idea potrebbe essere quella di subordinare, nel merito e nei tempi, l’assenso al Mes alla più generale modifica del Patto di stabilità. Più ancora, le attese europee sulla ratifica possono costituire un’importante leva negoziale da utilizzare ai molti tavoli di discussione aperti a Bruxelles e tra capitali europee. Sta al governo giocare la partita con intelligenza.