2025-10-03
Merz preme sugli asset russi. Putin: «Impossibile credere che attaccheremo l’Europa»
La Germania apre all’uso dei beni congelati, più prudenti Francia e Belgio. I missili di Mosca ora eludono i Patriot. Lo zar: «Chiedemmo due volte di entrare nella Nato».I continui preparativi europei per far fronte alla «minaccia» russa, incluso il dibattito sull’uso degli asset congelati a favore di Kiev, hanno scatenato la reazione del presidente Vladimir Putin. Al vertice della Comunità politica europea a Copenaghen, il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, ha infatti commentato: «Io sosterrò ogni via che permetta di utilizzare i beni russi per aiutare ulteriormente l’Ucraina». E si è detto fiducioso sul fatto che verrà presa «una decisione concreta a riguardo» nel prossimo Consiglio europeo del 23 ottobre. Con Berlino che spinge in questa direzione, altri Paesi si stanno accodando: per la premier danese, Mette Frederiksen, «non ci sono alternative» all’uso degli asset russi. Il premier belga, Bart De Wever, rimane scettico - visto che Bruxelles detiene gran parte degli asset russi congelati in Europa - ma ora non esclude totalmente questa opzione, purché anche gli altri Paesi Ue si facciano carico del rischio che essa comporta: «Ho spiegato ai miei colleghi che voglio la loro firma», ha affermato, «dicendo: se prendiamo i soldi di Putin, li usiamo, e saremo tutti responsabili se le cose vanno male». Il presidente francese, Emmanuel Macron, sembra essere consapevole dell’effetto boomerang dell’operazione. «Sugli asset russi rispetteremo il diritto internazionale perché è in gioco la credibilità degli europei e l’attrattività dell’Europa», ha commentato. Tuttavia, ha ammesso che «quello che la Commissione propone è un’innovazione giuridica, che permette di dare visibilità all’Ucraina rispettando il diritto internazionale e le sue regole, e prevedendo una garanzia, sia dal bilancio dell’Unione sia dagli Stati membri». Rimane fortemente contrario il premier ungherese Viktor Orbán: «Non siamo ladri, non tocchiamo i soldi altrui». Il Cremlino, tramite il portavoce Dmitry Peskov, è stato lapidario: l’Ue si sta comportando «come una gang», in cui ogni membro ricopre un ruolo definito, «qualcuno fa da palo, qualcuno ruba, e qualcun altro, come il Belgio, grida: “Ragazzi, assumiamoci la responsabilità insieme”». E ha lanciato il suo avvertimento: Mosca farà in modo che «coloro che sono coinvolti in queste azioni illegali paghino per le responsabilità legali». Ma a intervenire a gamba tesa contro Bruxelles è stato proprio il presidente russo, Vladimir Putin, che rivolgendosi agli europei ha detto: «Calmatevi, dormite tranquilli, e occupatevi finalmente dei vostri problemi». Come già ripetuto più volte, ha sottolineato che «è impossibile credere che vogliamo attaccare l’Europa», ma è la stessa «élite» europea che «continua a fomentare l’isteria». Tuttavia, Mosca sta monitorando «attentamente» la sua «crescente militarizzazione» ed è pronta «a rispondere», seppure «costretta» dalle azioni europee. E ha sentenziato: «Tutti i Paesi della Nato sono in guerra con noi». Peraltro, Putin ha puntualizzato che se la guerra in Ucraina continua «la responsabilità» è tutta dell’Europa. Il presidente russo, mettendo in luce l’ipocrisia dell’Alleanza atlantica, ha poi voluto ricordare che «l’Urss» prima e «la Russia» dopo aveva chiesto due volte di aderire alla Nato, anche per «cercare di eliminare le basi per il confronto tra blocchi e creare uno spazio di sicurezza comune». In entrambe le occasioni, la domanda era stata respinta. Affrontando poi la questione delle relazioni con la Casa Bianca, lo zar ha ribadito che Mosca resta impegnata «a ristabilire pienamente le relazioni con gli Usa», riconoscendo come l’approccio del presidente americano sia «razionale». E come già detto al vertice in Alaska, ha osservato che non sarebbe iniziata la guerra in Ucraina se negli Stati Uniti ci fosse stata un’altra presidenza. Dall’altra parte della barricata, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, si è preso addirittura il merito di aver fatto aprire gli occhi al tycoon sulle «bugie» di Putin, «smascherando queste narrazioni». Nel frattempo, ieri il presidente ucraino ha avuto dei colloqui con il primo ministro Giorgia Meloni, in cui si è detto disponibile a condividere l’esperienza ucraina sulle violazioni dello spazio aereo. Ma proseguono anche i suoi scontri con Orbán: il premier ungherese a Copenaghen è tornato sul fatto che «per le adesioni» all’Ue «le regole del voto sono chiare: serve l’unanimità». Il leader di Kiev ha replicato che «Orbán blocca» l’adesione «all’Ue perché ha le elezioni».I tafferugli del premier ungherese hanno coinvolto anche l’omologo polacco, Donald Tusk. Quest’ultimo ha provocato, chiedendo al leader ungherese: «Da che parte stai» nella guerra? Orbán ha risposto piccato: «La sua domanda è chi vincerà la guerra tra Russia e Ucraina. La mia domanda è come possiamo porre fine alla guerra».Stando a quanto reso noto dal Wall Street Journal, il leader di Kiev si sarebbe assicurato le informazioni dell’intelligence americana per condurre attacchi a lungo raggio contro le infrastrutture energetiche russe. Su questo, Peskov non si è scomposto. Anzi, ha detto che «non è una novità». La Russia, d’altra parte, ha già un asso nella manica: secondo il Financial Times, ha migliorato l’efficacia dei suoi missili, riuscendo così a eludere le difese Patriot dell’Ucraina. Il tasso di intercettazione dei missili balistici da parte di Kiev è passato dal 37% in agosto al 6% di settembre: è plausibile, dunque, che il sistema Iskander-M e i missili Kinzhal russi siano stati modificati, riuscendo quindi a «confondere» i sistemi di difesa aerea ucraina.