2020-06-26
Mercato delle toghe: a giudizio disciplinare Palamara e altri nove
Sotto processo i cinque ex togati Csm e il deputato Cosimo Ferri (Iv). Ad agosto nuovi provvedimenti per i magistrati finiti nelle chat.Entro il periodo di sospensione estiva dell'attività della Cassazione arriveranno le nuove incolpazioni per i magistrati coinvolti nelle chat di Luca Palamara. Il procuratore generale Giovanni Salvi ha convocato una conferenza stampa per fare il punto sull'istruttoria in corso (senza indicare i nomi, né il numero delle toghe coinvolte) e ha garantito che non finirà a tarallucci e vino, visto che quello che «è successo è irreversibile». Una frase che ha chiosato così con noi: «Più di quello che è già accaduto che cosa deve succedere? In futuro sarà tutto diverso per quello che riguarda le correnti e cose simili». Nella magistratura ci sarà un prima e un dopo Palamara.Salvi, per giustificare la lentezza con cui sta procedendo la sua inchiesta ha tirato una frecciata alla Verità: «Io vedo che con grande abilità alcuni giornali riescono a collegare tra loro le comunicazioni, noi ci dobbiamo arrivare perché non abbiamo per così dire una guida che ci porti ad individuare con precisione i collegamenti». Il riferimento è soprattutto alle 49.000 pagine di chat che sono arrivate in Cassazione da Perugia ad aprile con l'avviso di chiusura indagini nei confronti di Palamara e dei suoi coindagati. Quindi il povero Salvi e i suoi collaboratori, senza un Virgilio pronto a introdurli ai misteri delle chat, hanno «paura di sbagliare» e vogliono «valutare tutti gli elementi che possono essere a favore, oltre che contro, dei magistrati che vengono citati». Gli atti delle indagini umbre sono all'esame del procuratore aggiunto Luigi Salvato, responsabile del settore disciplinare, e dell'avvocato generale Piero Gaeta, incaricato dell'apertura dei fascicoli o delle archiviazioni. A questi due dirigenti si affianca un gruppo di tre sostituti procuratori generali. Un team che, sino al 9 giugno, ha continuato a chiedere ai colleghi di Perugia «atti integrativi».Salvi ha spiegato che la fase istruttoria è terminata per «il gruppo dell'hotel Champagne e per alcune posizioni di contorno» e che è stata chiesta per il parlamentare di Italia viva Ferri, per Palamara e per altri otto magistrati l'udienza davanti alla sezione disciplinare del Csm. Un «rinvio a giudizio» che gli incolpati hanno appreso dalla conferenza stampa. «Per quel che riguarda la posizione del dottor Ferri, che è parlamentare, abbiamo chiesto al Csm - sezione disciplinare - di chiedere l'autorizzazione al Senato per l'utilizzabilità nei suoi confronti delle conversazioni intercettate» ha chiosato Salvi, inciampando in un lapsus sul «senatore Ferri». Infatti l'ex sottosegretario è oggi un deputato. Ma forse a confondere Salvi è stato il fatto che un senatore lui in famiglia ce l'ha avuto (dal 1992 al 2008), il fratello Cesare, ex ministro con i Ds. Un uomo di sinistra che quando è nato il Pd ha fatto armi e bagagli e se ne è andato. Ma è di sinistra lo stesso Giovanni, storico esponente di Magistratura democratica e già consigliere del Csm, dove entrò proprio in quota Md. Corrente che gli ha permesso di conquistare numerosi posti al sole. Ma per le sue vittorie non deve ringraziare solo le toghe progressiste. Per diventare procuratore di Catania ingaggiò una furibonda battaglia con Giuseppe Gennaro di Unicost. Decisivi furono i voti di due consiglieri di Magistratura indipendente, legati al «senatore Ferri», Angelantonio Racanelli e Alessandro Pepe. Abbiamo telefonato a Ferri per sapere se fosse stato lui, allora segretario generale di Mi, a dare l'indicazione di voto: «Preferisco non rispondere a questa domanda. Posso solo dirle che fui tra i primi a telefonargli per complimentarmi con lui» ha dichiarato sibillino Ferri. Nel 2015 Salvi è diventato procuratore generale di Roma, questa volta all'unanimità. Ma anche in quel caso non mancarono le polemiche visto che vennero nominati insieme e all'unanimità tre procuratori generali: Luigi Riello di Unicost a Napoli, Roberto Alfonso di Mi a Milano e appunto Salvi. Ci fu chi parlò di spartizione da parte delle correnti. A Milano c'era stata la candidatura forte di Francesco Greco di Md e molti iscritti si arrabbiarono perché Area, il cartello delle sinistre, non votò per lui. Insomma chi deve giudicare oggi la degenerazione del sistema correntizio di quel sistema ha fatto parte. Sarà un lavoro certamente difficile.Tornando alla questione dell'albergo Champagne, Salvi ha sottolineato che per quelle chiacchiere, per cui non esistono contestazioni penali, potrebbero «esserci sanzioni anche molto gravi, anche le più gravi previste dall'ordinamento». Quali? «Anche la rimozione». Per Salvi, però, a rendere imperdonabili le conversazioni dell'hotel Champagne non sarebbe il «coinvolgimento di persone estranee al Csm», cioè la presenza di politici che sino a oggi erano stati considerati alla pari del diavolo. Per mesi si era detto che i consiglieri del Csm all'arrivo dei deputati Ferri e Luca Lotti avrebbero dovuto alzare i tacchi e allontanarsi. Ma adesso Salvi ci offre una diversa prospettiva. Facendo sorgere il dubbio che a influire sulla nuova linea possa essere la vicenda di Donatella Ferranti, presidente di sezione della Corte di cassazione ed ex parlamentare del Pd. Nei giorni scorsi Palamara l'ha citata per le cene che avrebbe fatto con l'ex presidente progressista dell'Anm Eugenio Albamonte.Va annotato che lo stesso Salvi nei mesi scorsi si è dovuto giustificare per un pranzo al ristorante Rinaldi al Quirinale con l'allora indagato Lotti. Salvi avrebbe lasciato la tavola a inizio pasto e ai giornalisti che gli chiesero conto dei suoi incontri con l'ex sottosegretario ammise di aver visto l'ex ministro, oltre che a Catania quando era procuratore, anche a Roma, «a pranzo in qualche rara occasione», dove parlarono «di questioni di lavoro». E quando Lotti venne indagato, gli concesse un ultimo pasto: «Non è vero che mi sia alzato dopo la prima portata: sarebbe stata una inutile maleducazione. È vero invece che dissi al ministro che non era opportuno che vi fossero altri incontri, vista la sua posizione di indagato. Devo dire che la cosa mi dispiacque per il rapporto cordiale e fattivo che si era instaurato» ha riferito un anno fa lo stesso Salvi al Fatto quotidiano. Un anno dopo il pg sottolinea che «l'elemento differenziale» tra lo Champagne e «tutte le altre vicende» è che indagati o indagandi si stavano interessando alle nomine delle procure che investigavano sul loro conto o in cui comunque avevano degli interessi, con l'intento «di favorire l'uno o danneggiare l'altro». Un elemento che agli inquirenti del Palazzaccio è «sembrato particolarmente grave». Adesso dovranno prendere provvedimenti nei confronti di chi, nelle chat, parlava di favorire «uno dei nostri» o di «fottere» il candidato di un altro. Resta un interrogativo: perché per allargare le indagini a fatti diversi da quelli dell'hotel Champagne, le toghe della Cassazione hanno dovuto attendere l'arrivo delle chat e la loro pubblicazione sulla Verità? Già nelle intercettazioni depositate nel giugno 2019 c'erano molti altri fatti d'interesse oltre alle questioni discusse nell'albergo romano. Palamara ha parlato in termini inquietanti della nomina del procuratore di Palermo Franco Lo Voi, ha fatto cenno a incontri collegati all'inchiesta Consip, ha fatto riferimento a presunte trame ai danni di Henry John Woodcock e alle nomine del 2016 degli aggiunti di Roma, per cui l'allora procuratore Giuseppe Pignatone l'avrebbe «ossessionato». Non sono fatti da investigare questi? A nostro giudizio sì. E anche la vicenda del superamento del test di Medicina da parte del figlio del consigliere del Csm Marco Mancinetti, esame per cui si sarebbe attivato Palamara, era di pubblico dominio da gennaio, quando ne scrivemmo per la prima volta. Ma la vicenda emergeva già nelle intercettazioni inviate nell'estate del 2019 al Csm e alla Procura generale della Cassazione. Alla domanda se sia ipotizzabile che altri consiglieri del Csm siano costretti ad abbandonare l'incarico, Salvi ha risposto con un robusto catenaccio: «Come voi sapete ci sono delle conversazioni che riguardano anche alcuni consiglieri, ma noi per poter rispondere a questa domanda dobbiamo fare un lavoro completo», perché bisogna «selezionare con precisione le diverse condotte». Siamo curiosi di scoprire se questo lavoro di cesello porterà all'incolpazione di consiglieri vecchi e nuovi che appartengono alla stessa corrente di Salvi, come Giuseppe Cascini e Valerio Fracassi.In ogni caso chi verrà graziato dalla Procura generale, dovrà attendere il responso del ministro Alfonso Bonafede, come ha specificato il pg: «La valutazione di archiviazione passerà attraverso il ministro della Giustizia, per il controllo ed eventuale esercizio da parte del ministro dell'azione perché non faremo un calderone, ma le posizioni limite verranno separate e ognuna verrà trattata separatamente». Chissà se ci saranno pure quelle dei numerosi collaboratori del Guardasigilli finiti nelle imbarazzanti chat di Palamara.