2018-08-17
Mentre aspetta Putin, la Merkel lavora a un nuovo missile con Usa e Italia
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Domani il presidente russo arriva in Germania per parlare di Siria, Ucraina ma anche del gasdotto Nord Stream 2, tanto criticato da Donald Trump. Intanto, la cancelliera continua con la sua politica estera cerchiobottista e si prepara a sostituire i Patriot con armi sviluppate da Mbda e Lockheed Martin.Angela Merkel riceverà domani Vladimir Putin nella sua residenza di Meseberg, a Nord di Berlino. Svariati risultano i temi che dovrebbero affrontare la cancelliera tedesca e il presidente russo, dal conflitto siriano alla crisi ucraina. Sul tavolo ci sarà anche la questione energetica, in particolare «l’implementazione di progetti commerciali congiunti e delle relative minacce provenienti da Paesi terzi». A renderlo noto è stato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, con riferimento al gasdotto Nord Stream 2: un progetto, rispetto a cui il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, si è recentemente detto contrario. Le «minacce provenienti da Paesi terzi» di cui ha parlato Peskov sembrano proprio quelle a stelle e strisce.Durante l’ultimo vertice Nato, l’attuale inquilino della Casa Bianca ha infatti attaccato duramente Angela Merkel per questo progetto e - non a caso - lo Zio Sam sembrerebbe del tutto intenzionato a farlo saltare. Secondo Washington, il gasdotto accrescerebbe in modo notevole l’influenza politica russa sull’Europa: un elemento che soprattutto il Congresso di Washington vede come il fumo negli occhi. Dalle parti del Campidoglio non si tollera infatti che Vladimir Putin possa acquisire un così ampio potere contrattuale nei confronti del Vecchio continente. In tal senso, parte cospicua dell’establishment statunitense preme per mantenere in piedi le sanzioni anti Russia comminate sia per l’invasione dell’Ucraina nel 2014 sia per la presunta interferenza del Cremlino nelle elezioni presidenziali statunitensi del 2016. In quest’ottica, pur auspicando una distensione con Vladimir Putin, sulla questione Nord Stream 2 Trump si è quasi del tutto allineato alle istanze dell’establishment di Washington. Anche se, probabilmente, dal suo punto di vista, il vero obiettivo della polemica risulta più la Germania che la Russia: non è un mistero del resto che il presidente consideri Berlino una pericolosa avversaria in tema di politica commerciale.Leggi l'articolo «La Merkel usa i rifugiati per sedersi al tavolo con Putin e spartirsi la Siria» di Laris GaiserIn questo quadro a dir poco complicato, Angela Merkel è costretta a muoversi in punta di piedi, ritrovandosi in una situazione non poco difficile. Traballante in politica interna e relativamente isolata sul versante internazionale, il rischio per la cancelliera è quello di rimanere schiacciata in uno scontro più grande di lei. Per questa ragione, dovrà fare di tutto per destreggiarsi tra gli attriti che vedono contrapposte Mosca e Washington.In tal senso, l’incontro di sabato con Putin potrebbe rivelarsi un’occasione dirimente. Non potendo giocarsi la carta della mediazione tra Russia e Stati Uniti (carta attualmente più nelle disponibilità del governo italiano), Angela Merkel dovrà cercare di strappare qualche concessione al presidente russo, con l’obiettivo di rendere più digeribile Nord Stream 2 dalle parti della Casa Bianca. Sotto questo aspetto, la questione più spinosa risiede nel fatto che il progetto implicherebbe l’aggiramento dell’Ucraina: un elemento cui gli americani guardano con profondo fastidio. Il punto è che, anche qualora Putin dovesse cedere su questo fronte, la cancelliera sa di non poter dormire sonni troppo tranquilli.Come detto, i problemi della Germania sono molteplici sia sul versante internazionale che su quello interno. È dunque forse anche per questo che, contemporaneamente alle trattative con il Cremlino, Berlino sembra stia attuando sottotraccia un riavvicinamento nei confronti di Washington. Nonostante i rapporti tra Trump e Merkel siano risultati sempre piuttosto freddi, parrebbe in via di definizione una sorta di accordo con l’America. Giovedì scorso, il ministero della Difesa tedesco ha infatti invitato la Lockheed Martin e il consorzio europeo Mbda a sviluppare proposte per la prossima generazione di sistemi di difesa missilistica con l’obiettivo di sostituire gli attuali modelli MIM-104 Patriot. Il nuovo missile, il Meads (in Germania è noto anche come Tlvs), è stato sviluppato da Mbda e Lockheed, con finanziamenti per 4 miliardi di dollari provenienti da Germania, Italia e Stati Uniti. Si tratterebbe per Berlino di un ulteriore passo in avanti verso la firma di un contratto che dovrebbe aver luogo nel 2019 (l'annuncio di Germania, Usa e Italia risale a quattro anni fa) e verso il soddisfacimento delle richieste Nato - più volte evidenziate da Trump - ai suoi Stati affinché spendano il 2% del Pil in difesa.In tutto questo, la mano dello Zio Sam si può scorgere nella partecipazione dell’americana Lockheed Martin. Da sempre tra i principali contractor del governo statunitense, l’azienda nutre rapporti piuttosto stretti con la stessa amministrazione Trump. Nel maggio del 2017, per esempio, fu proprio l’azienda costruttrice dell’F-35 a trarre i benefici maggiori dall’accordo sugli armamenti siglato tra la Casa Bianca e l’Arabia Saudita per un valore complessivo di circa 110 miliardi di dollari. Un accordo che avvenne, tra le altre cose, grazie all’intermediazione del genero di Trump, Jared Kushner.Alla luce di tutto questo, è chiaro come la cancelliera stia cercando in qualche modo di tenersi aperte tutte le porte. Un atteggiamento pragmatico. A tratti spregiudicato. Ma non certo esente da rischi. Le accuse di doppiogiochismo da Mosca potrebbero infatti non tardare ad arrivare.
Giorgia Meloni (Ansa)
Alla vigilia del Consiglio europeo di Bruxelles, Giorgia Meloni ha riferito alle Camere tracciando le priorità del governo italiano su difesa, Medio Oriente, clima ed economia. Un intervento che ha confermato la linea di continuità dell’esecutivo e la volontà di mantenere un ruolo attivo nei principali dossier internazionali.
Sull’Ucraina, la presidente del Consiglio ha ribadito che «la nostra posizione non cambia e non può cambiare davanti alle vittime civili e ai bombardamenti russi». L’Italia, ha spiegato, «rimane determinata nel sostenere il popolo ucraino nell’unico intento di arrivare alla pace», ma «non prevede l’invio di soldati nel territorio ucraino». Un chiarimento che giunge a pochi giorni dal vertice dei «volenterosi», mentre Meloni accusa Mosca di «porre condizioni impossibili per una seria iniziativa di pace».
Ampio spazio è stato dedicato alla crisi in Medio Oriente. La premier ha definito «un successo» il piano in venti punti promosso dal presidente americano Donald Trump, ringraziando Egitto, Qatar e Turchia per l’impegno diplomatico. «La violazione del cessate il fuoco da parte di Hamas dimostra chi sia il vero nemico dei palestinesi, ma non condividiamo la rappresaglia israeliana», ha affermato. L’Italia, ha proseguito, «è pronta a partecipare a una eventuale forza internazionale di stabilizzazione e a sostenere l’Autorità nazionale palestinese nell’addestramento delle forze di polizia». Quanto al riconoscimento dello Stato di Palestina, Meloni ha chiarito che «Hamas deve accettare di non avere alcun ruolo nella governance transitoria e deve essere disarmato. Il governo è pronto ad agire di conseguenza quando queste condizioni si saranno materializzate». In quest’ottica, ha aggiunto, sarà «opportuno un passaggio parlamentare» per definire i dettagli del contributo italiano alla pace.
Sul piano economico e della difesa, la premier ha ribadito la richiesta di «rendere permanente la flessibilità del Patto di stabilità e crescita» per gli investimenti militari, sottolineando che «il rafforzamento della difesa europea richiede soluzioni finanziarie più ambiziose». Ha poi rivendicato i recenti riconoscimenti del Fondo monetario internazionale e delle agenzie di rating, affermando che «l’Italia torna in Serie A» e «si presenta in Europa forte di una stabilità politica rara nella storia repubblicana».
Nel passaggio ambientale, Meloni ha annunciato che l’Italia «non potrà sostenere la proposta di revisione della legge sul clima europeo» se non accompagnata da «un vero cambio di approccio». Ha definito «ideologico e irragionevole» un metodo che «pone obiettivi insostenibili e rischia di compromettere la credibilità dell’Unione».
Fra i temi che l’Italia porterà in Consiglio, la premier ha citato anche la semplificazione normativa - al centro di una lettera firmata con altri 15 leader europei e indirizzata a Ursula von der Leyen - e le politiche abitative, «a fronte del problema crescente dei costi immobiliari, soprattutto per i giovani». In questo ambito, ha ricordato, «il governo sta lavorando con il vicepresidente Salvini a un piano casa a prezzi calmierati per le giovani coppie».
Nel giorno del terzo anniversario del suo insediamento, Meloni ha infine rivendicato sui social i risultati del governo e ha concluso in Aula con un messaggio politico: «Finché la maggioranza degli italiani sarà dalla nostra parte, andremo avanti con la testa alta e lo sguardo fiero».
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