2022-08-29
1902: Georges Méliès e la nascita degli effetti speciali
True
melies viaggio nella luna
Il primo settembre di 120 anni fa usciva «Viaggio nella Luna», considerato il primo film di fantascienza. Qui erano concentrate le invenzioni del regista parigino, inventore degli effetti speciali e del montaggio cinematografico.Mescolate magia, fotografia, illusionismo, pittura, l'opera di Jules Verne e mettetele nel contenitore della Parigi del positivismo dell'ultimo decennio del secolo Diciannovesimo. Avrete la ricetta che Georges Méliès, padre e primo motore del cinema di fantascienza, fu capace di svelare alla sua audience. Il suo più famoso film dove tutte le innovazioni ed invenzioni del regista si trovavano espresse ai massimi livelli fu pronto 120 anni fa, nel settembre del 1902.«Voyage dans la Lune», una pellicola della durata di poco più di 12 minuti, raccoglieva in sé innovazioni rivoluzionarie ed è oggi considerato come il primo film fantascientifico della storia del cinema mondiale. Queste tecniche pionieristiche vennero applicate dal genio di Georges Méliès, un ex illusionista parigino. L'inventore degli effetti speciali, considerato secondo «padre» del cinema dopo i fratelli Lumière, era nato nel 1861 da un'agiata famiglia di calzaturieri ma non seguì le orme paterne, lasciando l'azienda ai fratelli maggiori. Diede invece via libera alla propria fantasia innata e alla curiosità per l'arte e per l'illusione. A diciotto anni, durante il servizio militare, viene destinato a Blois, il paese natale del grande illusionista Jean Eugène Robert-Houdin (da cui Houdini prenderà il nome d'arte in omaggio) innamorandosi dell'arte dello spettacolo di magia e prestidigitazione. Dopo un'intensa esperienza a Londra con i più grandi prestigiatori dell'epoca, Méliès aprì un proprio teatro a Parigi e all'età di 26 anni iniziò a produrre centinaia di spettacoli come direttore del «Theatre Robert-Houdin». Già ben informato sulle tecniche della nascente fotografia, il futuro regista incontrò la cinepresa dei fratelli Lumière nel 1895. Le potenzialità di quel prodigio tecnologico scatenarono la sua fantasia di mago e non potendo acquistare la macchina originale se ne fece costruire una simile da un ingegnere londinese. Con quella scatola di legno dove scorreva la pellicola da 35mm. Méliès iniziò a produrre le prime brevi e semplici riprese fisse nel 1896. La scoperta degli effetti speciali avvenne in questo periodo e fu casuale. Durante le riprese del passaggio di pedoni e carrozze nel centro di Parigi la cinepresa si inceppò per la rottura della pellicola. Una volta rimessa in moto la macchina il regista proseguì le riprese. Quando visionò il filmato si trovò di fronte al primo effetto speciale della storia, perché essendo cambiate le posizioni dei passanti e degli oggetti, vide gli uomini tramutarsi in donne, le carrozze in un carro funebre passato successivamente. Oltre alla magia contenuta in quel passaggio accidentale, grazie a quel cortometraggio girato in Place de l’Opera Méliès scoprì la più grande delle illusioni, il montaggio cinematografico. Uno o più oggetti, oltre che trasformarsi in altro potevano apparire oppure sparire. La porta al cinema di fantascienza era aperta. Negli anni immediatamente successivi, intuito l’enorme potenziale che i suoi filmati (all’epoca ancora una sorta di quadri animati con sfondi dipinti a mano) il regista illusionista iniziò a pensare in grande e a produrre opere cinematografiche, relativamente all’epoca, sempre più complesse. Grazie all’uso sistematico della sostituzione (quella che in gergo specialistico è chiamata stop-motion) il regista parigino ebbe una base solida per poter applicare altri effetti di derivazione fotografica che studiò negli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento. Il successo del pubblico, pur un poco inquinato dalle immagini di fantasmi e diavoli che apparivano improvvisamente o dalle scene cruente di mutilazioni e decapitazioni realizzate grazie al montaggio, arrivò presto e Méliès decise di investire buona parte dei proventi e dell’eredità di famiglia nel business del cinema. Poco fuori Parigi, in una proprietà di Montreuil, Méliès fece costruire il primo studio di posa del mondo. E lo fece senza risparmiare né denaro né inventiva perché la costruzione «a serra» dell’edificio ne faceva il primo studio «daylight» della storia, un concetto costruttivo utilizzato ancora oggi. Qui il regista passò giorni a girare e sperimentare nuove illusioni sulla pellicola (si contano oggi oltre 400 opere attribuite a Méliès). Durante le riprese sviluppò le tecniche della doppia esposizione, che permetteva alla stessa figura di sdoppiarsi, della sovrapposizione dei fotogrammi e dell’uso del carrello sul quale era montata la cinepresa che creava effetti di ingrandimento nei soggetti ripresi. Tutte queste innovazioni spettacolari e inedite furono concentrate in quello che è unanimemente considerato il primo film di fantascienza della storia del cinema: «Viaggio nella Luna» (titolo originale: «Voyage dans la Lune»)presentato al pubblico il 1° settembre 1902. La trama era ripresa liberamente dalle storie di Jules Verne (Dalla Terra alla Luna del 1865), con la narrazione della conquista del satellite da parte di un manipolo di scienziati folli partiti con un razzo a forma di proiettile per un viaggio che li porterà a atterrare nell’ occhio della Luna (l’immagine più iconica del film) ed affrontare gli ostili abitanti del pianeta tra sfondi fantastici e effetti speciali di fumo, luci e costumi. Che per l’occasione furono anche colorati a mano fotogramma per fotogramma con l’opera certosina di decine di collaboratori. Il film lanciò, assieme ad altri prodotti dal cineasta parigino, la prima attrice cinematografica francese: Jeanne d’Alcy, che fu moglie di Méliès dal 1926. Il cortometraggio ebbe subito un successo clamoroso, tanto che se ne ebbe eco anche oltreoceano. Qui un grande inventore divenuto tycoon del primo cinematografo, Thomas Alva Edison, riuscì ad impossessarsi di una copia di «Viaggio nella Luna» in seguito alla corruzione di un gestore di cinema londinese e la divulgò non riconoscendo nulla a Méliès, in un epoca in cui le leggi sul copyright praticamente non esistevano e la potenza industriale dell’Edison Trust non temeva rivali o cause. Fu da questo momento che iniziò il declino del regista a cui il cinema doveva quasi tutto. Pur continuando a produrre filmati di un certo successo, la sfortuna colpì l’inventore del cinema di fantascienza quando lo scoppio della Grande Guerra significò la sospensione di tutte le attività di intrattenimento. Con le spese sostenute per lo studio e i materiali, la Star Film fondata da Méliès andò presto incontro al dissesto. Inseguito dai creditori, il geniale inventore degli effetti speciali decise d’impeto di bruciare le pellicole frutto di anni di fatiche e denaro (si salvarono alcune copie grazie all’intervento di uno dei fratelli) e di lasciare l’attività di produttore, attore e regista. Con la moglie Jeanne gestì un negozio di giocattoli e dolciumi alla stazione di Montparnasse, dimenticato dal mondo del cinema che decollava tra le due guerre. Negli anni Trenta il mago regista fu riscoperto da un gruppo di giovani cinefili e finalmente premiato con la Légion d’Honneur dal mentore Louis Lumière. Poco dopo gli fu concesso il primo vitalizio come attore e regista della storia, assieme alla moglie Jeanne. Georges Méliès si spegneva in una casa di riposo per veterani del cinema il 21 gennaio 1938. La sua presenza è ancora viva nell’eredità del grande cinema di fantascienza, che ha negli effetti speciali la propria struttura sempre più sofisticata. L’evoluzione passata da pietre miliari come «Alien», «Star Wars», «Superman», «Terminator», «Jurassic Park» e molti altri, ha raggiunto negli ultimi due anni livelli sempre più alti dal punti di vista tecnologico. Un esempio in uscita a dicembre 2022 sono gli effetti speciali inediti utilizzati nel colossal da 250 milioni di dollari «Avatar: the way of water». Nel sequel del successo del primo episodio del 2009, gli attori sono vestiti con costumi speciali dotati di speciali marker grazie ai quali i computer registrano ogni movimento reale sulla scena per poi sovrapporre in post produzione ogni tipo di effetto speciale. Così come assolutamente inedite sono state le tecniche di ripresa subacquea che in precedenza erano montate in seguito, con l’applicazione degli effetti speciali dopo che gli attori appesi ad una corda avevano simulato il nuoto. In «Avatar: the way of water» gli effetti sono applicati simultaneamente alla recitazione subacquea, grazie ad un sistema ottico per la cui realizzazione sono stati necessari anni di studi. Grazie ad un sistema di ripresa appositamente studiato, il computer è in grado di riconoscere i marker degli attori senza i problemi che precedentemente il riflesso dell’acqua creava con una serie di falsi segnali che le macchine interpretavano erroneamente. Superato questo ostacolo a 120 anni dalla prima volta di Georges Méliès, ci aspettiamo di saltare sulla poltrona del cinema, come fecero i suoi spettatori la prima volta che videro il suo capolavoro, «Viaggio nella Luna».