2020-04-12
Mel Gibson si affida a Gesù per risorgere
Finiti gli anni difficili in cui Hollywood lo aveva messo ai margini, l'attore e regista torna a riprendersi la scena ed è al lavoro sul sequel del film sulla crocifissione. Il protagonista Jim Caviezel annuncia: «Sarà un capolavoro di portata storica».Non c'è davvero momento migliore del giorno di Pasqua per parlare di risurrezione. Soprattutto se, a quella di Cristo, se ne sovrappone una più terrena ma non per questo scontata e, comunque, ben legata al principale evento cristiano: quella di Mel Gibson, l'attore e regista che sedici anni fa presentò al mondo il colossal La passione di Cristo, interpretato da Jim Caviezel, un'opera che fu al tempo stesso la sua consacrazione e la sua condanna. Ora Mel sta lavorando al sequel, The Resurrection, che rischia, appunto, di rappresentare una resurrezione artistica a tutti gli effetti. Sì, perché se da un lato il film del 2004 fu un successo straordinario - 611 milioni di dollari incassati al botteghino, a fronte dei 30 costati - dall'altro esso segnò per il regista (e non solo) l'imbocco di un tunnel. Fin dal debutto, infatti, la pellicola fu accusata di essere troppo violenta, quasi splatter, e venata di antisemitismo, quando invece altro non faceva che riprodurre le reali crudeltà inflitte a Gesù ed evidentemente dimenticate da certa critica convinta che quanto scritto nei vangeli, dopotutto, sia solo una favola. Ciò nonostante, si diceva, La passione di Cristo ebbe un successo enorme e pare fosse piaciuto anche a papa Giovanni Paolo II, che a fine proiezione avrebbe detto: «Racconta ciò che è stato». L'allora direttore della sala stampa della Santa Sede, Joaquin Navarro Valls, successivamente smentì che il pontefice avesse commentato così il film, ma il fatto che il papa polacco, nel marzo 2004, abbia poi incontrato Caviezel in Vaticano attesta come quell'opera non gli dovesse esser tanto dispiaciuta, anzi.C'è a tal proposito da ricordare che lo stesso Caviezel uscì trasformato dall'interpretazione di un uomo che, tra l'altro, aveva le sue stesse iniziali e di cui al momento delle riprese condivideva pure l'età, 33 anni. Tali coincidenze e la straordinarietà della figura di Cristo toccarono profondamente l'attore, che tempo dopo svelò come indossare quei panni lo abbia scosso nel profondo («sentivo come una grande presenza dentro di me»), oscurando in lui ogni mania di protagonismo: «Non volevo che la gente vedesse me. Volevo che vedessero Gesù». Obiettivo raggiunto, visto l'eco avuto da un colossal che tuttavia non ha risparmiato ai suoi artefici una sorta di maledizione.L'eclissi di Mel Gibson iniziò con degli attriti hollywoodiani culminati quando nel 2006, fermato in stato di ebbrezza mentre sfrecciava a 140 chilometri all'ora su una Lexus, rivolse insulti antisemiti agli agenti che gli avevano chiesto i documenti. La notizia fece il giro del mondo e le quattro pagine del verbale della polizia finirono in Rete, spedendo il regista nel triste elenco degli «impresentabili» e dando, oltretutto, argomenti a chi già riteneva antisemita La passione di Cristo. Le cose non andarono meglio per Jim Caviezel, che nel 2011 confidò al Daily Mail come quel film fosse stato la sua rovina in un ambiente, il cinema, dove guai a dirsi cristiani. «Interpretare Gesù nel film di Mel Gibson ha distrutto la mia carriera», furono le parole dell'attore, «sempre più persone a Hollywood mi hanno chiuso le porte, lasciandomi fuori. Ma non mi pento affatto di avere accettato, anzi: ha rafforzato la mia fede». Ebbene, se evangelicamente parlando dopo passione e morte viene la vita nuova, così sembra esser pure al cinema, sia per Gibson sia per Caviezel. Infatti il primo, trattato come un appestato per anni, si è riscosso nel 2016 con La battaglia di Hacksaw Ridge - film su Desmond Doss, primo militare americano obiettore di coscienza a ricevere la medaglia d'onore - mentre Caviezel è tornato a lavorare con più frequenza. Ma soprattutto, questè la vera notizia «pasquale», ora sono entrambi all'opera sul sequel de La passione, The Resurrection. Finalmente, è il caso di dire dato che di questo secondo film si sentiva parlare almeno da quattro anni. Ma ora i lavori pare stiano procedendo, e speditamente.Si sa infatti che per le riprese del film si son scelti dei set in Israele, Marocco e in alcune zone d'Europa e che Gibson è molto motivato per una pellicola che, parole sue, «non sarà solo la narrazione di un evento straordinario come la Risurrezione di Cristo, ma anche di tutti gli eventi che lo circondano, e che testimoniano ulteriormente il suo significato». Il più entusiasta in assoluto però sembra Caviezel, che a Raymond Arroyo di Fox News ha confidato di essere molto ottimista sul gradimento che avrà questo sequel, destinato a restare negli annali.«Sarà un capolavoro. Sarà il più grande film della storia del mondo», ha spiegato, «credo che lo sarà sulla base di ciò che sento nel mio cuore. È necessario un film così in questo momento». Caviezel ha inoltre precisato come chi sta lavorando alla pellicola sia ormai alla «quinta bozza». Come a dire: ci siamo. Certo, è possibile che la pandemia in corso abbia determinato dei rallentamenti, ma stavolta pare proprio che l'attesa risurrezione arriverà. Basta, è il caso di dirlo, aver fede.
Jose Mourinho (Getty Images)