2021-11-14
Meglio mirare all’immunità naturale
Nei più giovani, le iniezioni sono associate a miocarditi e i loro effetti a lungo termine sono ignoti. Gli anticorpi sviluppati con il contagio durano oltre il doppio di quelli indotti.«In questa fase dell'epidemia ritengo che sia giusto vaccinare solo i bambini fragili». Francesco Vaia, il direttore dello Spallanzani di Roma, ribadisce quanto già raccomandato dall'Oms nei giorni scorsi. «Anche in Israele hanno visto che ci sono casi di miocardite nei bambini e quindi vaccinano solo i fragili. Io credo che sia saggio agire così in questo momento». La ricerca della Fondazione Hume condotta da Mario Menichella conferma che sono più alti i rischi che i benefici derivanti dalla vaccinazione sui minori di 12 anni e Daniele Capezzone, nel suo approfondimento di sabato per La Verità, elenca almeno sei ragioni valide per ritenere questo tipo di profilassi a dir poco irresponsabile. Nello studio si dimostra che la gravità della malattia nei bambini è bassa e assimilabile a quella di una sindrome influenzale. Un altro elemento da tenere in considerazione è la possibilità dell'immunizzazione naturale da Covid. A questo proposito uno studio della rivista scientifica Nature conferma che l'immunizzazione naturale dal virus protegge dalla reinfezione per circa un anno e mezzo-due e protegge dalle infezioni gravi per diversi anni. Risultando quindi più stabile e duratura, molto di più rispetto a quanto riescono a proteggere i vaccini di oggi. Questo non significa naturalmente che occorre prendersi il Covid per immunizzarsi meglio, ma nel decidere se sia giusto consigliare la vaccinazione nei bambini tra i 5 e i 12 anni, è necessario valutare tutte le informazioni prodotte dalla comunità scientifica. Vaia citava la correlazione tra miocarditi e vaccinazioni nei bimbi, un rischio confermato da più studi e che ha messo in allarme più di qualcuno. Lo stesso Andrea Crisanti suggerisce cautela perché le miocarditi nei giovani rappresentano un campanello d'allarme. Nel complesso, secondo lo studio di Mario Menichella ma non solo, il rapporto rischio/beneficio è decisamente spostato verso il rischio nel caso dei bimbi, per cui si ricorda che la sperimentazione di Pfizer ha riguardato solo 2.268 volontari tra i 5 e gli 11 anni e quella di Moderna pochi di più. Il tema più scottante è quello che riguarda le reazioni avverse ai vaccini che ancora non siamo in grado di valutare, quelle che si potranno scoprire solo tra alcuni anni. È giusto sottoporre i piccoli a questo rischio non correndo loro grossi pericoli nell'esposizione al virus? Sappiamo tutto del long Covid e dei suoi effetti nel lungo periodo, ma nulla vogliamo sapere delle reazioni avverse a lungo termine dei suoi vaccini. Il tema della vaccinazione sui bambini più piccoli è diventato l'elefante nel salotto di cui nessuno vuole parlare, ma loro, i bambini, non possono difendersi da scelte che, con le poche informazioni che abbiamo, rischiano di essere quanto meno avventate. L'elemento più triste è che i piccoli vengono trattati da untori, pericolosi spargitori di virus e vien amarezza a pensare che questa è la prima guerra in cui i bambini vengono sacrificati per salvare gli anziani.
Beatrice Venezi (Imagoeconomica)
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