2021-08-22
Il medico campagnolo che fa tremare i dogmi del Covid-19
A sinistra il dottor George Fareed (Twitter)
Il dottor George Fareed ha curato con successo molti malati nell'area più povera degli Usa. Ma Anthony Fauci ignora le sue obiezioni scomode.Paradosso: a parità di contagi le ospedalizzazioni calano, però non cessa la minaccia di altre restrizioni. E arriva proprio dai fan del vaccino, che forse allora hanno dubbi...Lo speciale contiene due articoli. Con il Covid è morta tanta gente, e qui non starò a sottilizzare sul fatto che solo una parte è morta a causa del Covid; né insisterò sull'evidente illogicità di chi, a ogni osservazione in proposito, rispondeva sdegnato che così non si mostrava rispetto per i defunti, mentre oggi, se uno muore dopo aver fatto il vaccino, afferma sicuro che non c'è correlazione (la correlazione era tutta da dimostrare anche allora). Metterò invece sul tappeto la domanda di come sia morta questa gente, non perché la risposta non sia nota e non sia stata ripetuta spesso, ma perché i tiranni e i loro nani e ballerine non la ascoltano, e perché donne e uomini di buona volontà hanno bisogno di risentirla, dagli angoli più disparati, per ricevere conforto nella lotta che conducono coraggiosi contro quella che una mia corrispondente spontanea ha definito la barbarie. Imperial County è la contea più povera della California; nel 2016, il suo tasso di disoccupazione del 23,5% era il più alto degli Stati Uniti. Stretta fra San Diego a ovest e il Messico a est, ospita molto deserto e il Salton Sea, un disastro ecologico con un'acqua dalla salinità così alta che pesci e uccelli non lo frequentano più. Le persone della mia generazione ricorderanno forse Quel treno per Yuma, western crepuscolare del 1957 con Glenn Ford nell'insolita parte del cattivo; Yuma è in Imperial County. E c'è anche Brawley, una cittadina di 25.000 abitanti in cui la temperatura estiva supera i 40 gradi, si vive di allevamento del bestiame e si ospita un annuale Cattle Call Rodeo. A Brawley opera da trent'anni il dottor George Fareed, settantaseienne. Quando di anni ne aveva una trentina lavorava al National Institute of Allergy and Infectious Diseases, di cui oggi è direttore Anthony Fauci. Invitato a insegnare a Harvard, vi rimase tre anni, poi ebbe un posto di ruolo nella facoltà di medicina a Ucla, e poi… Poi, nel 1991, decise che ai lustri dell'accademia preferiva il contatto con i pazienti, e per stabilirlo si trasferì nel posto più sfigato della California. A Brawley, appunto. Dove nel 2015 la California Medical Association gli conferì il suo premio più prestigioso: il Frederick Plessner Memorial Award, assegnato ogni anno a chi meglio incarna la pratica e l'etica di un medico rurale. Allo scoppio della cosiddetta pandemia, Fareed fece quel che chiunque avrebbe dovuto fare: studiò, si informò e si attrezzò per curare i suoi pazienti. Venne a conoscenza del protocollo creato da Vladimir Zelenko, medico ucraino nazionalizzato statunitense che affronta il Covid con una combinazione di idrossiclorochina, zinco e azitromicina e che nel dicembre 2020 pubblicò un articolo sull'International Journal of Antimicrobial Agents dettagliando i lusinghieri risultati di un suo studio (2,8% dei pazienti trattati ricoverati in ospedale contro 15,4% del gruppo di controllo; 0,7% dei pazienti trattati morti - cioè uno solo - contro 3,4% del gruppo di controllo). Fra i beneficiari del protocollo di Zelenko ci fu anche Donald Trump, che infatti guarì in pochi giorni; il che non cambia la mia pessima opinione di Trump ma giustifica la mia protesta che una cura efficace e accessibile a potenti come lui sia stata negata o occultata ai comuni mortali. Fareed adattò dunque il protocollo Zelenko alla sua situazione e curò con grande successo migliaia di pazienti. Il 12 agosto 2020, frustrato dalla congiura del silenzio montata intorno a tentativi come il suo, decise di pubblicare una lettera aperta a Fauci. Dove? Non sul New York Times o su Newsweek, che hanno di meglio da fare (e da riportare), ma sulla Desert Review, un settimanale indipendente con sede a Brawley che non è stato ancora inghiottito dai monopoli delle notizie che ci assediano quotidianamente con la loro propaganda a senso unico. Leggetela, sul sito della testata. È un modello di intelligenza, di buonsenso, di vero amore per la ricerca e di grande rispetto e cura per ogni essere umano. (George è figlio di Omar John Fareed, che collaborò con Albert Schweitzer in Africa, e ha lui stesso speso del tempo come missionario medico in quel continente.) Qui mi limiterò a darne qualche cenno. Fareed rivolge a Fauci oltre 100 domande (122, per la precisione). Fra l'altro: lo sai che ci sono due stadi di infezione Covid, e che il secondo è quello letale, mentre nel primo stadio il protocollo Zelenko (o altro analogo) risolve quasi tutti i problemi? Perché allora nessuna cura viene raccomandata nel primo stadio e si aspetta il secondo, quando per la maggior parte dei pazienti è troppo tardi? Lo sai che la Food and Drug Administration si è affrettata a sconsigliare l'idrossiclorochina, per i pochi giorni necessari a questa cura, perché presenterebbe rischi cardiaci, quando la stessa medicina è stata regolarmente prescritta da 65 anni per la malaria, e per trattamenti prolungati? Lo sai che articoli pubblicati contro l'idrossiclorochina sul Lancet e sul New England Journal of Medicine sono stati ritrattati perché avevano inventato i loro dati? Mi fermo qui. Fauci, naturalmente, tutte queste cose le sapeva e le sa; ma nell'anno trascorso dalla lettera di Fareed ha scelto di non rispondere. Oggi, nel suo silenzio sull'argomento, i morti di Covid negli Stati Uniti (comunque calcolati) sono arrivati a sfiorare i 650.000. Zelenko ritiene, dati alla mano, che l'84% di loro si sarebbe potuto salvare con il suo protocollo. Cioè oltre mezzo milione di persone. Quando parliamo dei rischi e benefici delle sostanze tossiche che i governi costringono i loro cittadini a iniettarsi, dovremmo tenere a mente questi numeri. Dovremmo tenere a mente come sono morte queste persone, e chiederci perché sono morte. Dopo il successo che l'India ha avuto con l'ivermectina, è improbabile che punti ancora sul vaccino, che per ora ha raggiunto (con una dose) solo il 15% della sua popolazione. In Africa, tolte irrilevanze statistiche come le Seychelles e le Mauritius (che mi ricordano una vecchia battuta: la Costa Smeralda non è il nord della Sardegna, è il sud della Lombardia), la percentuale è ancora più bassa, e credo che lo rimarrà. Africa e India, da sole, comprendono circa 3 dei 7 miliardi di umani attualmente al mondo; quindi è chiaro che le speranze di guadagno delle compagnie farmaceutiche sono concentrate sull'Occidente. Forza, allora, con terze e quarte dosi! Forza con il vaccino dispensato ai neonati! Tanto il popolo è bue e pensa quel che noi abbiamo deciso che pensi. E forse non sarà vero, come qualcuno dice, che il 60% dei vaccinati morirà fra tre-cinque anni (lo spero, perché fra loro ci sono persone a me care); ma saranno cifre importanti, che presto non si potranno più nascondere. Nel frattempo, da cittadino (anche) americano, mi fa piacere segnalare ai miei amici italiani che l'America non è fatta solo di Fauci e di Joe Biden, di Bill Gates e Mark Zuckerberg. È fatta anche di persone quiete e tenaci, civili e magnanime come il dottore rurale George Fareed di Brawley, California.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/medico-fareed-tremare-dogmi-covid-2654747782.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="dati-migliori-ma-chiusure-sempre-li" data-post-id="2654747782" data-published-at="1629615487" data-use-pagination="False"> Dati migliori ma chiusure sempre lì Due convinzioni sembrano farsi strada nel caotico e narcististico dibattito (più mediatico che scientifico a dire il vero) fra virologi da salotto televisivo. La prima è che i vaccini non contengono la diffusione del virus. La seconda è che al momento si dimostrano efficaci nel limitare il decorso della malattia verso esiti più severi o critici e quindi tali da richiedere il ricovero ospedaliero nei reparti ordinari e di terapia intensiva. Al momento poco sappiamo invece degli effetti collaterali o indesiderati a breve e a medio-lungo termine sebbene alcuni giorni fa -in un comunicato congiunto - sia Pfizer che Moderna hanno dovuto ammettere ufficialmente che «potrebbe esistere quantomeno la possibilità di un nesso causale tra vaccini Covid-19 a mRna e l'insorgenza di miocardite e pericardite». La conseguenza di tutto questo si concretizza nel nuovo messaggio a reti e social unificati: «Ci sono almeno quattro milioni di over 50 non vaccinati», twitta il logorroico Roberto Burioni la cui astinenza da social era durata fin troppo. E la conseguenza di questa renitenza al vaccino, a dire di tutti i mezzi di informazione, potrebbe vanificare gli sforzi dell'imponente campagna vaccinale messa in atto dal generale Figliuolo. Come titolava la cronaca siciliana di Repubblica due giorni fa: «Quel milione di no vax che trascina l'isola in giallo». La narrazione è già pronta. Saranno in arrivo nuove chiusure. E sarà colpa di chi non si è vaccinato. Due anni fa eravamo in crisi a causa degli evasori fiscali. L'anno scorso era colpa dei runner se il virus si diffondeva. Ed ora dagli al non vaccinato. C'è sempre un comodo capro espiatorio cui attribuire la responsabilità di scelte impopolari. Ma l'argomentazione non sta logicamente in piedi per più di un motivo. Innanzitutto, stando ai dati aggiornati dell'Iss, gli italiani ultracinquantenni non vaccinati sono poco più di 3,6 milioni. L'anno scorso erano più di 27 milioni visto che i vaccini non c'erano. A tanto ammonta infatti la popolazione italiana avente 50 o più anni. In altre parole, si è vaccinato con almeno una dose l'87% degli over 50. E se i vaccini funzionano non si può paventare il rischio di nuove chiusure. Chiunque lo faccia di fatto dubita dell'efficacia dei vaccini nel contenere i ricoveri ospedalieri. Il rischio cui il Paese starebbe andando incontro non può infatti essere lo stesso oggi che i non vaccinati sono meno di 4 milioni mentre un anno fa erano sette volte tanto. Lo capisce anche un bambino. Quel bambino cui viene a sua volta inspiegabilmente e morbosamente data la caccia affinché si vaccini. Con nessuna motivazione logica dal momento che il rischio di lasciarci le penne una volta contratto il morbo per gli under 19 è statisticamente lo 0%. Rischio che rimane stabilmente inchiodato intorno allo 0% (0,06% per essere precisi) per tutti gli italiani che hanno meno di 50 anni. Sulla base di questi pochi dati appare quindi fuori da ogni logica imporre un greenpass per obbligare i più giovani a vaccinarsi pena l'esclusione dalle più comuni attività socio ricreative. A meno che gli obiettivi, messi ordinatamente in fila uno dopo l'altro, siano proprio questi: chiudere quante più attività economiche possibili imponendo lasciapassare e vaccini. Tutto ciò non conterrà il virus ma di sicuro i consumi ed i prezzi. È la nuova austerità economica imposta da Mario Draghi mentre teoricamente saremmo esentati dal praticarla?
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